Famenal, dove la comunità è viva

In Messico dal 1984 gruppi di famiglie si aiutano e si sostengono a vicenda vincendo così su pregiudizi e problematiche sociali. Un'esperienza raccontata da Aurelio Molè nel libro "Famiglie vive" al terzo appuntamento della rubrica

Era il 1984 quando nell'arcidiocesi di Monterrey, in Messico – da sempre terra di confine e di conflitto con gli USA -, padre Augustin Rojano fonda Famenal. Letteralmente "Famiglie in alleanza" si tratta di un'esperinza costituita da numerose comunità distribuite in 5 città del Messico e in due degli Stati Uniti. Relazione, integrazione, sostegno vicendevole ed evangelizzazione sono gli strumenti attraverso cui si realizza una piena e autentica esperienza di fraternità. Aurelio Molè ha intervistato il fondatore padre Augustin Rojano e due esponenti di Famenal nel libro Famiglie vive, Storie di Vangelo per Città Nuova: terzo appuntamento della rubrica.

«Di fronte alla caduta del comunismo – dice padre Agustín Rojano –, all’imposizione superba del neoliberalismo economico, alla forza dittatoriale del secolarismo e del relativismo, all’invasione devastatrice della non credenza; di fronte all’abbaglio dei nuovi messianismi, come la divinizzazione della scienza e dell’arte; di fronte alla cultura tecnocratica, alla ricerca insaziabile dell’edonismo sessuale e della tossicodipendenza, al narcisismo individualista, ai fondamentalismi culturali e religiosi, alla religiosità sincretista, al satanismo, alla guerra crudele del narcotraffico, alla violenza disumana, alla depressione, che è la piaga dei Paesi ricchi, e alla fame dei Paesi poveri; di fronte al potere assunto da organismi internazionali per distruggere i “nuclei vitali” da cui scaturisce la vita umana che sono la famiglia, la donna e i figli, e la vita divina che è la fede, l’amore e la Chiesa, il cristiano di oggi non può vivere la sua vita e la sua fede in maniera isolata e solitaria, ma ha bisogno di una piccola comunità evangelizzata ed evangelizzatrice che lo sostenga».

«Famenal muove i primi passi ufficiali il 16 dicembre 1984 nell’arcidiocesi di Monterrey, in Messico. «L’origine di questa esperienza – raccontano José Luis e Doris Quintanilla, esponenti di Famenal – non è stata iniziativa di una sola persona. A partire dalla nostra fede crediamo, e lo abbiamo constatato, che è stato lo Spirito di Dio ad aver provocato in alcune madri il desiderio di essere evangelizzate e, allo stesso tempo, ha ispirato un gruppo di figli, che già avevano avuto l’esperienza profonda di un incontro con Dio e avevano iniziato un cammino di fede, la necessità di evangelizzare i propri genitori per arrivare ad essere, tutti uniti, una famiglia cristiana».
Per essere precisi, già nel 1983 nasce il desiderio di approfondire l’esperienza cristiana in due gruppi distinti, uno di giovani mamme e uno di giovani. Fanno richiesta a padre Agustín Rojano per un ritiro spirituale, ma questi rifiuta per mancanza di tempo e di esperienza.

«Le mamme, però, insistono, finché nell’agosto del 1984 padre Agustín Rojano accetta e invita a un incontro di preparazione alcuni giovani e quattro coppie impegnate nei movimenti ecclesiali Familiare cristiano e Incontri matrimoniali che potevano dare buoni suggerimenti. Per varie circostanze, rivelatasi provvidenziali, le quattro coppie non possono partecipare. Un senso di impotenza e di scoramento invade i giovani, «eppure è un segno – capisce padre Agustín – che Dio cambiava i suoi piani, e invece di preparare un ritiro per sole mamme, ne scaturisce un incontro di tre giorni per entrambi i genitori».
Tutte le idee sono frutto della creatività giovanile e delle esperienze che hanno maturato fino a quel momento «così, senza accorgersene – ricorda padre Agustín –, ma per opera dello Spirito Santo, in quella prima riunione escogitiamo la formula e gli ingredienti di un nuovo gruppo nascente».
Oggi esiste una vasta famiglia spirituale denominata Famdal che significa “famiglia di alleati”, formata da quattro gruppi di comunità evangelizzatrici, per giovani e bambini, per coniugi molto giovani, per famiglie incomplete e per famiglie complete e più mature, cioè Famenal. Tutti sono animati da una “famiglia soggetto di evangelizzazione” e accompagnate da sacerdoti, religiosi o suore, chiamati “Missionari di famiglia e gioventù”.

«È difficile determinare con precisione il vasto campo di influenza, ma l’esperienza di Famenal è diffusa in 5 città del Messico (185 comunità a Monterrey, 20 a Irapauto, 16 a Saltillo, 12 a Victoria, 19 a San Fernando) e 2 negli Stati Uniti (9 a Chicago e 13 a Waukegan) per un totale di 249 comunità.
La diffusione rispetta le caratteristiche della città di origine, Monterrey, terra di confine tra Messico e Stati Uniti, con numerose famiglie che hanno parenti in entrambi i Paesi e con una simile influenza materialista nei costumi e nella mentalità. Monterrey è situata in un’area che non è mai stata molto evangelizzata fin dal tempo dei conquistadores spagnoli. In origine abitata da popolazioni ebraiche, ha subito anche il peso di una cultura massone. Molte fratture attraversano il mondo della famiglia, esiste una vasta ignoranza religiosa e un ateismo pratico, ma anche una grande sete di Dio e un terreno fertile per autentiche esperienze cristiane che possano far sperimentare una famiglia unita.

«È necessaria gente nuova per costruire un mondo nuovo – dice padre Agustín – in una città vessata da molta violenza e dal traffico di droga». E la famiglia diventa crocevia di distruzione o di salvezza.
È il caso anche di Steve, nato in Kansas, e di Lupita, messicana. Dopo aver vissuto negli Stati Uniti decidono di trasferirsi in Messico per ritrovare i valori della fede e della famiglia messicana. Un fratello di Lupita li invita a un incontro di Famenal che per loro risulta essere un vero incontro con Dio. L’esempio di altre famiglie è decisivo per la conversione di Steve, anche se nessuno lo aveva incoraggiato. Steve sceglie di diventare cattolico. «La mia conversione – spiega Steve – non è frutto di un’emozione, ma una convinzione profonda che ho maturato nel cammino della mia piccola comunità e della mia famiglia».
 
 

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