Fame di lavoro

Secondo l'Istat, in Italia un giovane su 3 è disoccupato. A Napoli in 70 mila concorrono per 534 posti. Storie di un futuro consegnato al mito dell'impiego pubblico. 
Concorso pubblico

A Napoli lo chiamano il “concorsone”: il maxi bando indetto dal Comune per 534 nuove assunzioni tra vigili urbani, assistenti sociali, ragionieri, istruttori direttivi e funzionari. Una selezione alla quale si sono iscritti in 112.572 e hanno partecipato in 67.700. Finora è stata superata da 3.700 candidati che a settembre si cimenteranno nelle prove scritte: dal 28 luglio sarà possibile scaricare, collegandosi al sito del Formez, la banca dati dei test relativi.

 

Innumerevoli le polemiche e gli scambi di accuse che hanno accompagnato lo svolgimento dei test, sfociati anche in esposti in procura per presunte irregolarità. La pubblicazione della “banca dati” delle domande, dalla quale sono state estratte quelle d’esame, aveva fatto ben sperare i candidati. Ma poi, quando si sono ritrovati con due fogli (uno con i numeri dei 70 quesiti, l’altro su cui scrivere le risposte in 40 minuti), più il libricino contenente le 5mila possibili domande nel quale cercare quelle richieste, sono cominciate le lamentele.

 

Qualcuno, come Delia, si è scoraggiato ancor prima di provare. «Io – spiega la studentessa universitaria – ho pagato il bollettino, ma non ho partecipato perché alcuni amici me l’hanno fortemente sconsigliato. Occorreva più tempo per cercare le domande che per rispondere».

 

Anche Sabina, lavoratrice precaria con in tasca una laurea, un master e una specializzazione, ha giudicato «cinico e crudele» il concorso. «Ho partecipato per la figura di amministratore, per il quale era richiesto solo il diploma – spiega – per trovare un lavoro che, garantendomi un po’ di serenità, mi consentisse un minimo di progettualità. Alle selezioni, sembrava di essere in fila per il pane. C’erano centinaia di persone, di ogni età e condizione sociale: diciottenni, donne adulte, sessantenni che avevano perso il posto di lavoro. Sembrava un viaggio della speranza».

 

A livello organizzativo tutto è andato benissimo. I problemi sono cominciati, racconta Sabina, «al momento di rompere la pellicola protettiva del libro con i test, sigillata e sottovuoto, senza alcun aiuto: né una penna (proibite) né una minima sporgenza. Quando alla fine ci sono riuscita, il resto dei 40 minuti a disposizione è stato speso soprattutto nella ricerca delle domande nel libricino».

Anche il sindaco Rosa Russo Iervolino ha spiegato che «a me non sta bene che il concorso sia fatto in modo da far vincere i più cinici e far perdere i più ansiosi. Avevo chiesto un concorso serio, non crudele; un concorso dove emergano i più bravi, non i più furbi. Si è sprecata l’occasione per gestire un concorso che avrebbero copiato altri Comuni». A provocare le proteste della Iervolino ha contribuito anche «la storia di un ragazzo focomelico (con problemi congeniti agli arti) che – ha raccontato il sindaco – mi ha detto: con una mano sola devo aprire il libro, cercare la domanda, rispondere e, quando ho risposto a 5 domande, sono già passati i 40 minuti».

 

Con le dimissioni dell’assessore al personale, Enrica Amaturo, il concorsone torna ora alla ribalta. Ufficialmente, la docente di Sociologia torna all’Università Federico II su richiesta del neorettore Massimo Marrelli. Per i consiglieri comunali di minoranza, che l’hanno contestata duramente per la gestione della selezione, l’assessore ha invece gettato la spugna dopo che la commissione consiliare ha congelato, sfidandola apertamente, le prove per le progressioni verticali dei dipendenti comunali, già in precedenza rinviate.

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