Facciamo una cooperativa internazionale

Carmine Rodi Falanga è diventato imprenditore di se stesso e promuove progetti di animazione giovanile, educazione non formale e in mobilità transnazionale, organizzazione di eventi e turismo sostenibile con meta preferita: gli altri Paesi europei. «La formazione all'estero è una grande possibilità di apprendimento»
Una folla di giovani

Netto peggioramento delle opportunità di riuscita sociale e occupazionale dei giovani e netto peggioramento della mobilità sociale intergenerazionale. Questo, in sintesi, il quadro delineato dall’ultimo Rapporto Istat sulla condizione lavorativa degli under 30. Dati drammatici con la disoccupazione giovanile al 41,2 per cento. E mentre il tema continua a non assumere il rilievo che dovrebbe agli occhi di chi ci governa, giovani e meno giovani hanno ripreso ad emigrare per cercare le opportunità che in Italia latitano. E così è boom di immigrati italiani in Germania, dove l’afflusso dal Belpaese ha raggiunto il picco di +40 per cento: da 12.013 a 42.167 unità.

Le domande, a mente più o meno fredda, non possono che moltiplicarsi. Ci sarà mai una via d'uscita? Nulla più si può fare per tenere i giovani in Italia? L’estero è proprio l’unica soluzione? Abbiamo incontrato Carmine Rodi Falanga, un giovane imprenditore alquanto singolare nel suo genere. La Cooperativa Sociale Muovimente che ha fondato insieme ad altri tre ragazzi, circa sei anni fa, si occupa proprio di giovani, a 360 gradi. Spazia dal promuovere progetti di animazione giovanile all’educazione non formale, dalla mobilità transnazionale all’organizzazione di eventi di tutti i tipi, fino al turismo sostenibile. Con le sue attività, a livello regionale, nazionale e internazionale, la cooperativa è diventata un importante punto di riferimento per moltissimi ragazzi e ragazze, non solo del viterbese, dove ha sede. Lo abbiamo intervistato nella speranza di ascoltare spunti propositivi sull’annosa questione giovanile italiana.

Carmine, in base alla tua esperienza diretta, quali sono i motivi principali che spingono i giovani ad andare via dall'Italia? Tutti giusti al cento per cento o qualcuno è sbagliato?
«Ovviamente occorre fare le dovute distinzioni del caso. Voler guadagnare soldi dal proprio lavoro e viverci è una causa nobilissima, ma questo non può bastare. È troppo poco per lasciare questo Paese, nonostante tutto, stupendo. Occorre partire con la voglia di cambiare in primo luogo sé stessi, e con il coraggio di voler superare la paura che attualmente ci sta bloccando tutti. Infatti, non solo l’economia è in un vortice, ma è l’intero sistema Paese che, a ben guardare, è composto da persone spaventate. Poi, ritrovare la speranza per il futuro, ma anche il desiderio di mettersi in discussione e di affrontare nuove sfide. Imparare a credere di saper scalare una parete verticale e scivolosa. Ma poi anche voler abbattere gli stereotipi sugli italiani e conoscere l’Europa di cui facciamo parte. Capire che il nostro Paese è una componente di qualcosa di più grande e capire il ruolo di ciascuno all’interno di questo contesto transnazionale, multietnico, multilinguistico e multireligioso. Con tutte queste motivazioni, l’una stratificata sull’altra, allora sì che è giusto partire, ma sempre nell’ottica di trasformare il proprio potenziale personale in qualcosa di reale e concreto».

Quali le responsabilità del sistema che sono più evidenti?
«Il Paese è in stallo perché l’imprenditoria è in stallo. Strozzata dalle tasse e dalla vera e propria impresa che è fare impresa in Italia. Noi, ad esempio, quando abbiamo deciso di aprire la nostra cooperativa, abbiamo dovuto imparare tutto da soli. All’inizio è stata una vera lotta, fatta solo di coraggio e tanta resistenza. Non avevamo un soldo e anche i risultati erano scarsi. Ma abbiamo continuato a guardare avanti, sempre. Senza mollare. Abbiamo lavorato, lavorato, lavorato, senza sosta. E non è che lo Stato ci abbia aiutato perché eravamo quattro giovani, anzi. Nessuno ci ha dato credito, e non parlo solo delle banche. Non avete idea di quante siano le porte a cui abbiamo bussato prima d’incontrare l’illuminata amministrazione del Comune di Castigliane in Teverina, che ha compreso quanto fosse importante puntare sui giovani e ci ha concesso in gestione un ostello dove svolgere le nostre attività, con e per i giovani».

Qual è la chiave di volta per cambiare la situazione di stallo in cui tanti giovani si trovano?
«La chiave è solo una: Formazione. E la F maiuscola non è un caso. Formazione, Formazione, Formazione! E non parlo di quella scolastica e accademica. La scuola, per come è concepita, ci abitua a pensare come dipendenti e non come imprenditori. Né come imprenditori dal punto di vista economico, né come imprenditori di noi stessi. L’educazione, troppe volte, viene imposta, negando al singolo la possibilità di capire la responsabilità che essa impone. Ci omologa, precludendoci molte vie. Invece, occorre lasciare più spazio al singolo e alle sue aspirazioni, perché solo così ciascuno coglie e valuta meglio le opportunità che gli si parano davanti. Per noi è stato così. Siamo stati all’estero e ci siamo formati, trasformati e stra-formati. Dimenticando i blocchi mentali che la scuola ci aveva imposto. Siamo tornati più aperti e più speranzosi e ci siamo buttati a capofitto nel nostro progetto. Ma quando abbiamo capito che lo Stato era “il nostro peggior nemico”, mi si conceda l’espressione, con tutte le sue tasse, noi non abbiamo mollato. Perché? Perché abbiamo voluto e vogliamo dare ad altri quello che noi stessi abbiamo imparato: vedere le possibilità, cogliere le opportunità, guardare oltre, buttare un occhio alla luce, oltre il buio, oltre la siepe. E solo una formazione degna di questo nome ti può dare questa capacità e questa testardaggine. Una formazione che ti insegna a guardare dentro te stesso e alle tue capacità. Guardate il nostro account Facebook e capirete che non solo è bellissimo diventare imprenditori di sé stessi, ma che è anche più facile di quanto sembri. Basta solo volerlo. E noi siamo qui, per aiutare tutti i giovani e meno giovani che vogliono iniziare».

Parliamo di opportunità. Ce ne sono? E se sì, perché i nostri giovani sembrano non coglierle?
«Di opportunità ce ne sono non tante, ma tantissime. Basta saperle cercare. Anche imparare a cercare è un’arte. Oppure chiedere aiuto. Quindi leggere con attenzione e poi saper scegliere. Imparare a scegliere, guardando dentro sé stessi, questo sì è veramente molto importante. Ma i giovani italiani sono confusi, spaventati. Noi cerchiamo di guidarli da tutti questi punti di vista. Un sito da leggere con attenzione è Salto Youth, dove ci sono tutte le attività e i progetti, in ambito europeo, più interessanti sul mercato; è un sito sempre aggiornato, cosa non da poco».

Andiamo nel concreto. Se un giovane volesse partire con l’aiuto della vostra cooperativa, quali offerte ci sono per l’autunno-inverno 2013-14?
«Abbiamo un’offerta ricchissima che spazia in mezza Europa: Armenia, Georgia, Slovenia, Francia, Svezia e Repubblica Ceca. Progetti che vanno da pochi giorni a intere settimane. Ad esempio si è parlato di diversità culturale e di cambiamenti in un’Europa allargata nel progetto “Pan Europeanism: intercultural platform”, che si è svolto a fine settembre in Armenia. Come si può incentivare l’impegno dei giovani nelle comunità rurali e sviluppare partecipazione attiva in modo sostenibile è stato invece il tema del progetto “One path leads to another”, in Georgia ad ottobre. Invece a gennaio ci sarà “JOURN@LISM 2DAY” in Repubblica Ceca, per il quale stiamo aprendo la ricerca di partecipanti sul nostro account Facebook. Cerchiamo ragazzi e ragazze che vogliano mettersi in discussione, lanciarsi, provarci, guardare oltre. Giovani che vogliono andare, carpire, capire, imparare. Per poi tornare più ricchi d’esperienza e di voglia di fare. Persone che desiderano aprire la propria mente e farla nuotare nel mare della creatività, dimenticando le paure dell’insuccesso. Serve solo essere maggiorenni e cavarsela con l'inglese. E poi possiamo aiutare un giovane a rimanere fuori interi mesi, fino ad un anno, tramite il programma Evs (European voluntary services). Attendiamo le vostre candidature!».

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