«Facciamo pace con la Terra»
Sì, occorre proprio che gli uomini «facciano pace con la terra», che l’umanità faccia pace con il pianeta su cui vive, perché sembra che l’uomo, ormai da troppo tempo, abbia dichiarato guerra alla terra! Analizzando i fenomeni naturali che si stanno verificando si ha l’impressione che tanti uomini siano effettivamente in guerra con il pianeta. Appare ormai evidente che la causa prima di tali fenomeni sembra essere provocata dall’uomo stesso.
Una guerra ingiusta e autolesionista: l’uomo infatti la combatte contro se stesso e contro la “casa” dove abita! Una guerra combattuta da “padri”, cioè da una generazione egoista che non riconosce di avere dei “figli”, le nuove generazioni, cui dover garantire una casa e un futuro vivibile!
Sembra che l’uomo moderno, tutto ripiegato su se stesso e sui propri interessi, non si renda conto, purtroppo, di lasciare in eredità ai posteri una “casa” deturpata in molte sue parti: il cielo non è più limpido come nel passato, le falde acquifere sono spesso inquinate, i boschi sono ammalati, le foreste devastate, e continua a disperdere rifiuti tossici e nocivi alla salute dell’uomo e del pianeta ovunque!
Anche se uno solo degli elementi vitali, come l’acqua, l’aria, il cibo, venisse a mancare, la vita sulla terra risulterebbe seriamente compromessa! Non parliamo poi degli altri valori, continuamente aggrediti dall’uomo, quali la libertà, la giustizia, la pace, la fraternità, la solidarietà: tutti elementi fondamentali per una umana convivenza. I ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più abbandonati al loro destino di morte.
Non sono allarmismi fatti circolare da persone depresse o pessimiste, ma dati purtroppo oggettivi, forniti da persone di scienza che stanno analizzando i fenomeni che riguardano lo stato di “salute” del nostro pianeta terra.
Ed è per questo che il papa ha posto tale problema tra gli impegni del suo pontificato. E in questo impegno si sia ispirato ad una testimonianza eccezionale che ci proviene dal passato, da Francesco d’Assisi. Lo sguardo del santo sul pianeta terra è veramente originale e straordinario! Egli infatti, come ricorda papa Francesco, lo seppe cantare con il Cantico di Frate sole: «Laudato si', mi' Signore, per sora (sorella) nostra matre (madre) Terra». Due appellativi di straordinaria forza per definire la nostra “casa comune”!
Quando si parla dello stato di salute della terra, siamo chiamati a parlare dello stato di salute di “nostra sorella” e di “nostra madre”! Sorella, e soprattutto madre «la quale – continua il santo – ne sustenta, et governa, et produce diversi fructi, con coloriti fiori et herba!».
Quanti purtroppo, oggi, invece di “custodire” usano violenza alla terra e sfruttano la terra! Quanti, oggi, invece di cantare, deturpano le bellezze della terra! Quanti oggi con il loro tenore di vita oltre a far del male a se stessi, producono ogni genere di inquinamento! Quanti oggi si appropriano egoisticamente dei beni della terra e impediscono agli altri di poterne usufruire!
Lo sguardo incantato e poetico di san Francesco diventi anche il nostro sguardo, libero e puro, sul mondo e sull’intero creato!
Francesco getta questo suo sguardo sul mondo quando era cieco e oppresso dalla sofferenza. Ecco come una delle prime biografie descrive le sue condizioni di salute quando compose il Cantico. «Soggiornava il Beato Francesco a San Damiano da cinquanta giorni. Non essendo in grado di sopportare di giorno la luce naturale, né di notte il chiarore del fuoco, stava sempre nell’oscurità in casa e nella cella. Soffriva giorno e notte così atroci dolori agli occhi che quasi non poteva riposare e dormire e ciò accresceva e peggiorava tutte le altre sue infermità» (Cass. 83).
Ebbene, anche in questa condizione drammatica e dolorosa, troviamo un uomo, Francesco, che riesce ad emozionarsi e a cantare. «Voglio – afferma – a lode di Dio e a mia consolazione ed a edificazione del prossimo comporre una lode al Signore riguardo alle sue creature. Noi ogni giorno usiamo delle creature e senza di loro non possiamo vivere; purtroppo invece in esse il genere umano molto offende il Creatore. E ogni giorno ci mostriamo ingrati per questo grande beneficio , e non ne diamo lode al nostro Creatore».
Francesco canta le creature perché consapevole della loro bellezza. Le canta poi perché tutte sono “dono”. Sono un dono di Dio. Sono state pensate, volute e donate all’uomo, perché l’uomo se ne serva e ne goda, non perché le deturpi e le guasti.
Proviamo anche noi allora ad avere lo stesso sguardo di stupore di Francesco di fronte alle meraviglie del creato. Egli tutto ammira e a tutto riconosce l’appellativo di “fratello” e “sorella”; si improvvisa poeta, inventa un linguaggio originale, mai usato dall’uomo per definire l’originalità delle cose create!
Proviamo allora anche noi a cantare “il Cantico di frate Sole”: a vedere il sole, in tutto il suo splendore, con gli occhi ciechi di Francesco. E nel sole Francesco riesce a contemplare la bellezza di Dio stesso!
Proviamo anche noi con Francesco a definire la luna e le stelle “sorelle”: e, come Francesco, a cantarle nel cielo «clarite, pretiose et belle».
Anche il vento per Francesco era “fratello”, e loda Dio per ogni condizione atmosferica: «per aere et nubilo et sereno et omne tempo».
Nessun poeta aveva definito l’acqua “sorella”, definendola «molto utile, et humile et pretiosa et casta». L’acqua infatti, se non possiede queste quattro proprietà, invece di arrecare vita, diventa apportatrice di morte!
Nuovi e originali gli aggettivi che il poeta Francesco inventa per definire “frate focu”: «Et ellu è bello et iocundo et robustoso et forte».
Ed infine troviamo il nostro santo, unico al mondo, a definire “sorella” (amica) anche la morte corporale! Canta la morte perché parte della vita umana, perché permette all’uomo, una volta chiusi gli occhi al mondo, di poter incontrare e vedere Dio faccia a faccia.
Al grande inno di ringraziamento al Creatore deve corrispondere perciò un deciso impegno a prendersi cura di ogni creatura e dell’intero creato. A prendersi cura di questi speciali “fratelli” e “sorelle”!
Ripetiamo allora anche oggi con Francesco la nostra lode al Creatore: «Laudato si’, mi’ Signore, cum tucte le tue creature» e sull’esempio di san Francesco prendiamo sul serio l’impegno di rispettare e custodire quel mondo che, non solo abbiamo ricevuto in dono per la nostra vita presente, ma che siamo chiamati a consegnare, possibilmente migliore, alle generazioni future!
Un intervento, quello del pontefice, veramente originale! Una lettera enciclica da prendere in seria considerazione e da leggere con attenzione perché getta uno sguardo veramente originale, sorretto dalla fede, e offre una attenta analisi della realtà, mentre propone una serie di preziose indicazioni per porre fine al degrado dell’ambiente e far cessare la guerra in atto tra l’umanità e il pianeta su cui vive.