F1: il miracolo c’è, ma non basta. Mondiale costruttori a McLaren

Cala il sipario di F1 con l’ultimo “miracolo” di un fantastico Charles Leclerc in questa stagione. Ma non basta: è McLaren a portare a casa il mondiale costruttori
Secondo posto per la Scuderia Ferrari, Carlos Sainz Jr., primo classificato la McLaren di Lando Norris, e terzo la Scuderia Ferrari con Charles Leclerc alla Formula One Abu Dhabi Grand Prix, 8.12.2024. EPA/ALI HAIDER

Si spengono momentaneamente i motori nella suggestiva cornice di Abu Dhabi per l’ultima gara di una finalmente avvincente stagione di Formula 1, tra addii, nuove sfide, vecchie rivalità e piloti già proiettati al futuro.

Cambio di rotta

Se dovessimo descrivere questa stagione con poche, semplici parole, una sarebbe sicuramente cambiamento. Cambiamento sentito su più fronti.

Partiamo dal cambio di rotta: dopo quel GP di Abu Dhabi completamente da dimenticare nel 2021, la F1 aveva assistito alla supremazia Red Bull capitanata, in primis, da Max Verstappen. Una supremazia – interrotta solo a tratti dai piloti della rossa in primis – che era arrivata addirittura ad assopire gli spettatori e a spegnere ogni speranza anche negli stessi piloti, ormai abituati all’inno olandese a quasi ogni gara e alla perfezione del team e del pilota orange. Questo, però, fino alla prima parte di questa stagione. Dopo un inizio di stagione ormai come al solito splendido, ecco succedere qualcosa di diverso in griglia: ecco vedere finalmente un alternarsi di piloti diversi sul gradino più alto del podio, ecco vedere finalmente dei team che vogliono e possono arrivare alla Red Bull e superarla ed ecco, addirittura, vedere un mondiale piloti che sembrava già saldamente tra le mani dell’olandese, vacillare, sotto la pressione di un altro “orange” ma, stavolta, un arancione papaya: Lando Norris. Un giovane Lando che ci ha provato e ci ha creduto, ma forse un po’ troppo tardi, un giovane Lando che alla fine si è arreso a quella che è stata, per la prima volta, la supremazia di Max Verstappen e non della Red Bull, a quello che è stato il titolo forse più meritato di tutti per l’olandese che ha dimostrato di poter vincere anche senza la monoposto più veloce della griglia e lo ha dimostrato lì dove ha simbolicamente vinto il suo quarto titolo mondiale – concretizzato poi a Las Vegas – nella pazza gara brasiliana che lo ha consacrato vero campione.

 

La fine di un’era e un filo rosso che non si spezza

Cambiamento nel senso di movimento, poi, all’interno dei team che, a partire da quello che abbiamo definito il colpo del secolo: l’ingaggio di Hamilton con la Ferrari, sembrano non aver trovato pace e si sono ritrovati a cambiare piloti fino all’ultima gara della stagione che ha visto addirittura un buon Esteban Ocon, che aveva fatto esaltare i tifosi dell’Alpine in Brasile con la doppietta francese condivisa con il compagno di squadra, dover lasciare il suo sedile all’ultima gara per cederlo a Jack Doohan.

Ocon che è stato comunque l’ultimo di una serie di addii e cambiamenti, tra i quali quelli del simpaticissimo Daniel Ricciardo, accompagnato alla porta dalla RB Racing al termine del GP di Singapore e quello di Valtteri Bottas che ha concluso anche la sua ultima gara del 2024 senza guadagnare punti. Quasi la stessa sorte anche per il compagno di squadra Zhou che, a differenza del finlandese, è riuscito a portare a casa i primi e unici 4 punti della stagione per la Kick Sauber nel penultimo appuntamento di stagione, quello del Qatar.

Ma tra gli addii, i posti ancora vacanti – anche quelli ancora da annunciare, come quello di un pessimo Sergio Perez in questa stagione assolutamente anonima per lui – di sicuro due sono quelli che più di tutto ci toccano e che sono legati: l’arrivo del Sir a Maranello e l’addio forzato di un grandissimo matador che sicuramente merita molto più della Williams.

Il passaggio di Sainz in Ferrari, durato ben 4 stagioni, non è di certo passato inosservato: arrivato indossando la mascherina contro il Covid, lo spagnolo non è di certo stato indegno della rossa o del suo compagno di squadra. Quattro vittorie e oltre 20 podi: questi i numeri di Carlos sul cavallino rampante numero 55 ma un legame, quello con la rossa, che va oltre i numeri, così come ha dimostrato nella magnifica stagione appena conclusa e durante la quale, nonostante la delusione e la rabbia per essere stato messo da parte, non ha mai smesso di lottare per il team, fino all’ultima gara, fino a quel mondiale costruttori che ha provato a portare a casa fino alla fine perché, come lui stesso aveva detto “un pilota Ferrari lo è per sempre” e certamente, di questo, a momento debito il team se ne ricorderà.

E se quello di Sainz non è stato un passaggio passato inosservato, quello di Lewis alla Mercedes è stato sicuramente un “passaggio” o meglio una permanenza storica che, dopo il 2024 segna la fine di una magnifica era, l’era Hammer time, l’era di Toto, di Bono e Lewis, quella delle 84 vittorie, delle 78 pole positions, dei 153 podi e dei 6 mondiali piloti vinti da un immenso Sir Lewis Hamilton che, fino all’ultima gara, fino all’ultima curva, ha dimostrato di essere il più grande, ha dimostrato che se è vero che ogni sogno ha bisogno di un team – così celebrava l’adesivo che ha fatto rimuovere dalla sulla monoposto – è ancora più vero che ogni team ha bisogno del suo eroe e Lewis è stato e sarà sempre il più grande eroe della Mercedes.

 

Il miracolo Leclerc, il trionfo papaya e i sogni futuri

Ma veniamo all’ultimo appuntamento della stagione, un appuntamento quasi irrilevante per la lotta al mondiale piloti, ma decisivo per un mondiale costruttori super combattuto che ha visto scontrarsi da una parte la solidità della McLaren di Norris e Piastri e dall’altra la determinazione dei due Carletti che volevano concludere la loro avventura insieme con la vittoria del mondiale. McLaren e Ferrari, due team storici, i due team più vincenti di sempre ma a digiuno dal 2008, da quando la McLaren di Lewis Hamilton non portava a casa il mondiale piloti e la Ferrari quello dei costruttori. 16 anni che diventano 26 per la scuderia inglese se si considera l’ultimo mondiale costruttori vinto, nel 1998, quando né Norris né Piastri erano ancora nati.

Un ultimo appuntamento che inizia tutto in salita per i due ferraristi perché, dopo delle prime ottime prove libere, ecco arrivare un problema alla batteria che costa ben 10 posizioni a Charles e un millimetrico track-limit in Q2 che lo porta addirittura ad occupare l’ultima fila della griglia. Un’impresa che sembra ormai impossibile per il team di Fred Vasseur considerando i 21 punti di vantaggio dei Papaya sulla Rossa. Ma “credo nei miracoli”: queste le parole di Charles al termine della disastrosa qualifica, parole subito divenute realtà con ben 10 posizioni guadagnate in griglia dal monegasco al via e l’uscita di pista di Piastri che lo ha rilegato nelle retrovie. Ma rimane ancora l’ostacolo Norris, evidentemente imprendibile per Carlos Sainz che, durante l’assurda rimonta dalla 19esima alla terza casella di Charles Leclerc, rimane solido in seconda posizione, una seconda posizione che regala l’ultima doppietta sul podio di questa bellissima coppia di compagni ma che, nonostante il miracolo di Leclerc, non basta a portare a casa un mondiale costruttori, eroicamente custodito dalle mani di Lando Norris dal primo all’ultimo giro.

Ma, nonostante un pizzico di delusione per un mondiale che, alla fine, è stato vinto dal team migliore, ecco delle belle, bellissime prospettive per il futuro della Rossa: un fantastico Charles Leclerc che parte 19° e chiude sul podio e un infinito Lewis Hamilton che si rende protagonista di una bellissima rimonta dalla sedicesima alla quarta posizione, nel suo ultimo atto con le frecce argentate. E da qui si riparte per il 2025, con una coppia che ci fa sognare e che ci regala già un primo, complice scambio di sguardi, come a dire “Adesso tocca a noi”.

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