Expo, si può sopravvivere alle code?

Ore e ore di attesa per accedere ai padiglioni più quotati, con accessi privilegiati per bambini piccoli e disabili. Per le file interminabili, il Codacons ha fatto causa all’organizzazione, chiedendo il rimborso del biglietto e i danni morali per un turista che non è riuscito ad accedere agli stand espositivi. Cronaca di una giornata di attese e scoperte
Code per visitare Palazzo Italia a Expo Milano

Quattro ore e mezza di fila sotto la pioggia per visitare Palazzo Italia, molte di più per accedere al padiglione del Giappone. Dopo, naturalmente, aver superato le file ai tornelli di ingresso e il muro umano lungo il decumano. Le lunghe attese caratterizzano le ultime settimane dell’Esposizione universale milanese, tanto che in un giorno, “senza aiutini”, si riescono a visitare due, al massimo tre o quattro padiglioni, finendo la giornata sfiancati e frustrati. Una prova di resistenza, che avrà strascichi in tribunale, visto che un turista romano, impossibilitato a visitare l’Esposizione per la ressa, si è rivolto al Codacons, che ha fatto causa ad Expo per ottenere il rimborso del biglietto e per risarcire l’utente del danno morale subito. Non solo. Visto che migliaia di persone sono nelle stesse condizioni, l’associazione dei consumatori invita tutti gli “expo-delusi” a fare altrettanto, per essere rimborsati.

 

Il fatto è, spiegano gli addetti ai lavori, che l’ansia della chiusura ha preso tutti coloro che non vogliono lasciarsi sfuggire un evento storico e partono per Milano con tenacia e determinazione, in tutti i giorni della settimana.

 

Anche io e la mia famiglia siamo stati tra i visitatori dell’ultimo mese e, alla fine di una giornata (un venerdì) cominciata male, con ingorghi e code infinite (anche) sulla tangenziale milanese, siamo riusciti a vedere ben sei padiglioni. Un record, di questi tempi.

 

Con in tasca, io, l’accredito stampa, e sullo smartphone i biglietti per il resto della famiglia (marito e due figli piccoli), abbiamo scoperto ben presto che se poco poteva il pass per i “media”, le file venivano drasticamente ridotte da una bimbetta comodamente seduta sul passeggino. Mentre, ad esempio, affrontavamo pazienti la fila per arrampicarci sulla rete del padiglione del Brasile, un affabile operatore ci ha informati del nostro diritto alla precedenza. E anche se sconsiglio l’arrampicata ai bambini piccoli (la nostra eroina è rimasta col piedino bloccato nelle corde), tutta la famiglia l’ha ringraziata riconoscente.

 

Stessa storia per accedere al gettonatissimo padiglione della Cina e a quello dell’Ecuador, dove tutte le donne (anche quelle con i codini) sono state omaggiate con le splendide rose coltivate del Paese andino. Grazie alla cucciola della famiglia, abbiamo visitato anche Palazzo Italia, bypassando un ufficio stampa svuotato e messo in crisi dalla presenza della bella Alena Seredova.

 

A fine giornata eravamo distrutti, ma contenti. Sì, vale la pena visitare l’Expo, anche se si riescono ad ammirare pochi padiglioni, ma a patto di non passare ore in fila. Noi non avremmo resistitio a lungo. Nel corso della giornata abbiamo invece assaggiato piatti esotici, visto piante strane, ci siamo addentrati nella foresta pluviale, abbiamo visto come si ricava il lattice dall’albero della gomma e abbiamo anche creato dei disegni con la gomma naturale. Non solo: abbiamo visto le bellezze di Paesi che si trovano dall’altra parte del mondo e abbiamo annusato le loro produzioni di punta: rose, cacao, banane, tonno… Ci siamo divertiti scoprendo “Fornaro”, uno dei personaggi del popolo del cibo e guardando i frutti animati della mini-sfilata di Expo. Ci è piaciuta anche la semplice passeggiata lungo il decumano e il poter visitare in "pace" padiglioni di Paesi normalmente in conflitto. Per scelta, abbiamo diserato gli stand delle multinazionali, mentre abbiamo ammirato l’albero della vita (di giorno, tra le bolle di sapone, e di sera, in un exploit di colori), pur nella sua semplicità, se paragonato ad altri simboli delle Esposizioni universali, come ad esempio la Tour Eiffel. È stato comunque bello condividere un momento storico con migliaia di persone, ma tra tanta folla la visita rischiava davvero di avere un effetto estraniante e controproducente, nonostante le tante meraviglie comunque presenti.

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