Expo delle aziende, risposta alla crisi
Lei, i soldi da parte, li ha messi, facendo attenzione ad ogni spesa. Il prezzo del biglietto da Napoli a Firenze è un’emorragia finanziaria per le sue tasche, anche beneficiando di qualche tariffa agevolata. Irene Ioffrida, 24 anni, dopo la laurea in sociologia, sta frequentando il corso specialistico in scienze politiche europee e strategie di sviluppo all’università Federico II di Napoli. È il simbolo dei giovani “cervelli” che potrebbero lasciare tra poco il Paese o che saranno costretti ad abbandonare il Mezzogiorno, impoverendo ancora di più quei territori. Se l’Italia deve registrare un tasso di disoccupazione giovanile pari al 36 per cento (uno su tre), il Sud supera il 48, con l’aggravante del trittico “giovane-donna-meridionale”, che indica con crudezza quanto per il 52 per cento delle ragazze sia impossibile trovare anche solo uno straccio di lavoro.
Irene non ha intenzione di scappare dalla sua gente. È infatti entrata a far parte degli animatori del Progetto Policoro, un’iniziativa della Chiesa cattolica italiana che coinvolge anche specialisti e imprenditori per accompagnare giovani a creare un proprio lavoro, affiancandoli con un percorso formativo che dia loro la giusta cultura del lavoro e della persona.
Il Progetto Policoro ha scoperto preziose sintonie con le idealità che sottostanno all’Economia di Comunione, dando così avvio a iniziative comuni. Il Polo imprenditoriale Lionello Bonfanti di Loppiano sta diventando un punto di riferimento, tanto che l’imminente terza edizione di LoppianoLab (20-23 settembre, “Italia Europa. Un unico cantiere tra giovani, lavoro e innovazione”) – promossa dal Polo stesso assieme al Gruppo editoriale Città Nuova, all’Istituto universitario Sophia e alla cittadella internazionale di Loppiano – «è stata eletta – ci spiega con entusiasmo la 24enne di Pozzuoli – come campo estivo formativo per i giovani del Progetto Policoro, che arriveranno dalle regioni del Sud e del Centro-Italia». E precisa: «Parteciperemo ai seminari e ai laboratori del Polo riguardanti i temi dell’impresa. Senza un’adeguata cultura non riusciremo a entrare e a stare nel mercato».
Una risposta permanente all’attuale fase di recessione messa in campo dal Polo è l’incubatore per nuove imprese, apprezzato dalla Regione Toscana tanto da averlo riconosciuto e finanziato. Nel corso di LoppianoLab questo laboratorio farà il punto sui risultati raggiunti nel primo anno e mezzo di vita. Sono state infatti ben 192 le persone o le società che hanno presentato una loro idea imprenditoriale. Di queste, 111 sono state ritenute degne di specifici approfondimenti, dopodiché per 52 di esse – considerate «davvero interessanti» – è stato avviato un particolareggiato progetto imprenditoriale. «Siamo soddisfatti – commenta Vito Amilcare Pesce, direttore dell’incubatore d’imprese – per i risultati raggiunti. Vediamo che nella perdurante crisi non mancano persone che vogliono puntare sull’innovazione. Altro dato incoraggiante è che l’incubatore è regionale ma arrivano persone con buone idee da varie regioni». Il Polo ha messo a disposizione anche uno spazio di incubazione e di pre-incubazione di oltre 1500 mq per ospitare imprese innovative e sperimentare un’inedita forma di convivenza tra imprese.
Notevole perciò è l’aspettativa anche del direttore dell’incubatore su LoppianoLab. La presenza di giovani, aziende, imprenditori e studiosi può offrire, nei quattro giorni di dialogo e reciproca conoscenza, contributi forse piccoli ma utili per rilanciare il Paese.
Chi l’affare l’ha già fatto è, tra gli altri, Francesco Tortorella, 35 anni, presidente della cooperativa Equiverso, nata nel 2010, che opera nei settori dell’importazione di prodotti del commercio equo e solidale e del turismo responsabile. Sono partiti in quattro, ora sono dieci a lavorarci.
Tortorella ha partecipato lo scorso anno a LoppianoLab, con tanto di stand al Polo. Ebbene, in quei giorni nacquero rapporti, alleanze, progetti. Così sarà presente a questa terza edizione con obiettivi molto chiari: «Promuoveremo un incontro nazionale con gli operatori turistici che aderiscono al progetto di Economia di Comunione, con la prospettiva di creare una rete internazionale».
Che l’Expo delle aziende in seno al Polo imprenditoriale nell’ambito di LoppianoLab costituisca un appuntamento con indubbi vantaggi lo testimonia pure il fatto che la maggior parte delle aziende presenti a questa terza edizione erano intervenute anche nei due anni precedenti. L’Expo è infatti frequentata da chi ha una caparbia determinazione a non farsi sconfiggere dalla crisi, a scommettere sul futuro progettando innovazione e a operare in rete con l’intento non solo di salvarsi ma di ridare fiducia al Paese. Un ruolo propulsivo, al riguardo, è svolto dalle 50 aziende legate all’Economia di Comunione (EdC).
«L’Expo intende mostrare in modo particolare quest’anno – conferma Eva Gullo, presidente di E. di C. Spa, l’azienda che gestisce il Polo imprenditoriale – la concretezza e l’operatività di risposte e percorsi di fronte alle emergenze acutizzate dalla crisi economica. Vediamo i primi risultati della creazione di reti imprenditoriali che fungono da supporto e da motore per nuovi progetti e investimenti».
Non mancherà una rappresentanza degli imprenditori emiliani colpiti dal terremoto. Una di loro parteciperà come relatrice al seminario internazionale sul cruciale tema “donna e lavoro”. I giovani, come detto, saranno protagonisti in gran parte degli appuntamenti. A loro guarderà anche la convention italiana delle aziende EdC, che quest’anno assumerà un respiro planetario per la presenza di aziende di Costa d’Avorio, Brasile, Filippine.
La crisi ha messo in discussione il modello di sviluppo capitalistico, lo costatiamo tutti, anche per le conseguenze sull’ambiente e sulla salute. Ecco perciò posti al centro dell’approfondimento di alcuni laboratori i temi delle fonti energetiche rinnovabili, dell’agricoltura biologica, dell’alimentazione. Insomma, anche al Polo LoppianoLab è un cantiere animato da gente appassionata del Paese che pone in sinergia lavoro e innovazione, formazione e cultura. Proprio quegli ingredienti che economisti e governanti continuano ad indicare come fattori da opporre alla recessione.