Evoluzione alla sbarra
Una prestigiosa figura della ricerca internazionale sotto accusa per aver criticato il darwinismo. Intervista a Piattelli Palmarini.
In questo momento nel mondo tutti parlano di lui, almeno negli ambienti scientifici e filosofici. Massimo Piattelli Palmarini, biologo e fisico, uno dei più grandi esperti al mondo di scienze cognitive, insegna presso l’università dell’Arizona, negli Stati Uniti.
La sua colpa è aver scritto insieme con Jerry Fodor un libro – Gli errori di Darwin (Feltrinelli) – in cui attacca gli odierni alfieri dell’evoluzione, che con la selezione naturale pensano di poter spiegare tutto. Mentre altri sono, sottolinea, i meccanismi responsabili dell’apparizione di nuove specie, dai vincoli interni agli organismi, ai princìpi di auto-organizzazione.
Il tempo ci dirà quante delle affermazioni fatte da Palmarini nel suo libro sono corrette. Ma al di là di questo, il professore dell’Arizona ha avuto il merito di gettare un sasso nello stagno della teoria dell’evoluzione, diventata nel tempo una specie di intoccabile tabù, una teoria di moda, i cui concetti vengono troppo spesso utilizzati in modo acritico e superficiale da economisti, psicologi, linguisti, filosofi della mente, sociologi e soprattutto giornalisti.
L’evoluzione, insomma, da teoria scientifica consolidata, ma soggetta alla falsificazione come qualsiasi altra, è diventata nel tempo “la” visione del mondo. Totalizzante e unica. Proprio mentre nuove idee e nuovi paradigmi scientifici, interpretativi della realtà biologica, sembrano invece alle porte (vedi “Darwin superstar”, Città Nuova 3/2009).
Per questa sua iniziativa, Palmarini è stato oggetto di forti attacchi da parte di altri ricercatori e filosofi della scienza, anche perché accusato di aiutare in questo modo i famigerati “creazionisti”, un gruppo statunitense, bestia nera degli scienziati, che, sulla base di un’interpretazione letterale della Bibbia, pretende l’impossibile: costringere la scienza a prender posizione su quello che non potrà mai dimostrare, cioè se c’è o no un dio all’opera nel mondo. Gli attacchi a Palmarini sono stati tanto violenti da uscire dal ristretto ambito degli addetti ai lavori, per diventare in queste settimane di pubblico dominio.
Come vive questo momento difficile della sua prestigiosa carriera, lo abbiamo chiesto direttamente a lui, presente a Roma in occasione di Brainforum 2010, incontro internazionale che ha fatto il punto sulle più recenti ricerche sul cervello, in occasione dei 101 anni della professoressa Rita Levi Montalcini.
Prof. Palmarini, se l’aspettava una reazione così dura alla pubblicazione del suo libro sull’evoluzione?
«Francamente sì, perché il darwinismo è diventata la bandiera della razionalità scientifica e criticarlo è ritenuto, purtroppo, una critica alla razionalità scientifica».
Qualcuno l’ha accusata di non aver capito l’evoluzione…
«Penso che siamo in tanti a non averla capita bene. Io non sono più biologo da anni, mi occupo di scienze cognitive, ma nel libro citiamo insigni biologi che dicono quello che diciamo noi. E allora perché se la prendono solo con noi? Questi biologi non saranno la maggioranza, ma sono comunque professori in università di primo livello e dicono che il neo-darwinismo e la sua sintesi sono finiti. È veramente sconfortante quanto sta succedendo».
Forse il motivo vero è che il darwinismo è diventato una visione del mondo un po’ troppo totalizzante…
«Sì, una visione totalizzante. In Italia poi ci sono tutti questi echi, per esempio il ministro Gelmini voleva togliere l’insegnamento dell’evoluzione dalla scuola. Ci mancherebbe altro! Non bisogna toglierla, ma semmai insegnarla in un modo un po’ più moderno».
Cosa risponde a chi l’ha invitata a stare zitto per non dare una mano ai “creazionisti”?
«No, non ammetto di tacere perché le mie parole potrebbero essere usate male. La verità viene prima».
Lei ha anche criticato tre “maestri” della divulgazione, molto alla moda: Dawkins, Pinker e Dennet. Perché?
«Sono professori di cattedre prestigiose, che hanno avuto immensa eco in quanto propugnano un neodarwinismo integrale. Ma sono sconfessati da tanti biologi che lavorano in laboratorio, molti dei quali mi ripetono: “Non stare ad ascoltarli, non dare loro importanza”. Dawkins, zoologo e genetista, non accetta l’evoluzione per salti, ormai confermata dalla scienza, perché dice che sarebbe un creazionismo annacquato! Dennet, che è un filosofo della mente, insieme a Dawkins si è ormai dedicato solo a distruggere la religione. Pinker, che ha cominciato facendo cose interessanti sull’acquisizione del linguaggio, ora ha abbracciato il neo-darwinismo addirittura come la psicologia del futuro. Mi dispiace, ma non sono d’accordo con loro, anche se vanno di moda».
Lei, non credente, li critica per l’attacco continuo alla religione…
«Religione e scienza sono due ambiti diversi, per cui è bene che la religione non si immischi nella scienza e gli scienziati non mettano bocca nella religione».
Scrivendo il suo libro lei ha dimostrato coraggio. Ora si sente isolato?
«Abbastanza».
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Luce e oscurità
«In realtà non sappiamo molto bene come funzioni l’evoluzione; non lo sapeva neanche Darwin, e non lo sa esattamente (per quel che possiamo stabilire) nessun altro. “Sono necessarie ulteriori ricerche”, come si usa dire. Può darsi che siano necessari secoli di ulteriori ricerche».
«Il neo-darwinismo è assunto come un assioma: non viene mai, letteralmente, messo in questione. Una concezione che sembri contraddirlo è ipso facto rifiutata, per quanto plausibile possa sembrare. Interi dipartimenti, riviste e centri di ricerca operano secondo questo principio. Di conseguenza il darwinismo sociale cresce rigoglioso, come il darwinismo epistemologico, il darwinismo psicologico, l’etica evoluzionistica e, il cielo ci scampi, l’estetica evoluzionistica. Se volete vedere i loro monumenti, date uno sguardo alle pagine scientifiche dei quotidiani».
«Più di uno dei nostri colleghi ci ha detto che, anche se Darwin aveva sostanzialmente torto a sostenere che la selezione naturale è il meccanismo dell’evoluzione, comunque non dovremmo dirlo. Non, comunque, in pubblico. Per quanto involontariamente, comportarsi in questo modo significherebbe schierarsi con le Forze dell’Oscurità, il cui obiettivo è portare discredito alla Scienza. Beh, non siamo d’accordo. Pensiamo che il modo per mettere in difficoltà le Forze dell’Oscurità sia seguire le argomentazioni dovunque possono condurre, e così facendo diffondere il massimo possibile di luce. Quel che rende oscure le Forze dell’Oscurità è che non sono disposte a fare una cosa del genere. Quel che rende scientifica la Scienza è, invece, che è dispostissima».
(stralci da “Gli errori di Darwin” di M. Piattelli Palmarini e J. Fodor, edito da Feltrinelli)