Evgenij Oneghin
Musica di P. I. Ciajkovskij. Orchestra del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, coro dell’Accademia. Roma, Accademia Nazionale Santa Cecilia.
Musica di P. I. Ciajkovskij. Orchestra del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, coro dell’Accademia. Roma, Accademia Nazionale Santa Cecilia.
Presentare in forma di concerto i tre atti del lavoro ciaikovskiano è una sfida, perché la musica di Piotr vive anche di scenografia, recitazione, costumi sfolgoranti. Del romanzo in versi di Puškin, Ciajkovskij predilige l’impossibilità di dare libero sfogo all’amore che lega ormai troppo tardi il superficiale, all’inizio, Evgenij e la sognatrice Tat’jana, che non vuole tradire il marito. Un romanticismo quasi dissanguato, ma anche violento – il rivale di Evgenij muore in duello –, si esprime con la lussuosa orchestrazione, unita a pause sognanti di un canto che, nelle forme d’opera “occidentali”, è sempre bello, carnoso. Ma pure con la malinconia slava che è desiderio di vivere e di morire d’amore.
Valery Gergiev guida la sua orchestra senza far desiderare il palcoscenico, e questo è già un gran merito, perché le sonorità del complesso russo sono stupende: legni pastosi e naturali, archi intonati e ottoni solari. Cantanti giusti, tra cui il soprano Irina Mataeva e il baritono Vladislav Sumlisnsy; ottimo il coro ceciliano. Gergiev dirige con il suo gesto vibrante, così che l’orchestra fraseggia con passione e ritma il canto con eleganza. Il dramma si colora di fiaba.