Evasore, fatti più in là
Cortina, Portofino, Roma. Blitz per reprimere chi froda fisco e cittadini.
No, non è giusto che tanta professionalità, maturata nel tempo ed esercitata alacremente giorno dopo giorno, venga di colpo cancellata, peggio, insultata, derisa e punita dall’onda anomala, dal soprassalto emotivo, dall’estemporanea sollevazione di cittadini che chiedono lo scontrino fiscale o la fattura.
Cribbio! Occorre mettersi nei panni di un qualsiasi commerciante, esercente, ristoratore, artigiano: ognuno di loro è solo, terribilmente solo, davanti alla turba di clienti che esigono, pretendono, reclamano una ricevuta non taroccata. Soli, confortati unicamente da consigli e indicazioni del proprio commercialista.
A ben altro si assisteva invece in quell’età dell’oro che ha preceduto l’era d.C. – che non sta per “dopo Cristo”, come vengono indicati gli ultimi due millenni – ma per “dopo Cortina d’Ampezzo”. Prima di allora si assisteva, al momento del pagamento di una giacca, di un paio di scarpe, di un cappuccino-e-cornetto, di un primo-e-secondo-con-contorno, di una riparazione idraulica, si assisteva, dicevamo, a una rocambolesca serie di incantamenti e rallentamenti che sconfinavano in vere e proprie prodezze teatrali: dalla dilatazione dei tempi tra la consegna del resto e il momento in cui la mano, finalmente, veniva poggiata sulla tastiera della cassa alla faccia interdetta di chi guardava l’avventore e sembrava dire: «Ti ho dato quanto richiesto, ti ho consegnato il resto, cos’altro vuoi?».
C’era poi chi, una buona volta costretto a emettere lo scontrino, sbagliava a battere l’importo. L’operazione potrebbe apparire facile facile, invece ecco la mano tremare, il gesto farsi incerto e scappare l’errore: qualche euro o qualche decina di euro in meno. E che profluvio di scuse dalla signora alla cassa, elegante tailleur e fresca permanente, costretta, per mandare avanti azienda e famiglia, a interpretare ruoli degni della miglior tradizione teatrale.
Per non parlare infine dell’idraulico o dell’elettricista che, terminata la riparazione a domicilio, interpellavano la padrona di casa con tono secco e perentorio: «Vuole la ricevuta o no? Se la vuole, deve pagare anche l’Iva». La poveretta finiva per soccombere se proprio non possedeva uno sviluppatissimo senso civico (come alberga tuttora in molta gente).
I controlli dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza hanno penalizzato tutte queste categorie di professionisti allo sbaraglio. Cosa non facevano per rendere più leggero il loro rapporto con il fisco.
Pensate a quelli di Cortina, che hanno subìto le ispezioni nell’imminenza del fine anno. Dubito che a tavola si siano goduti il cenone, mentre non so proprio immaginare con quale stato d’animo abbiano trascorso il primo gennaio.
Soddisfatto invece Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle entrate, che, nonostante le polemiche sollevate dal blitz del fisco e gli atti intimidatori presso le sedi di Equitalia, offre, non senza ironia, una lettura assai diversa: «Abbiamo fatto andar bene gli affari a Cortina in quel giorno. I ristoranti, ad esempio, hanno aumentato i loro ricavi del 300 per cento rispetto allo stesso giorno dell’anno precedente». In effetti, è proprio quel che è successo. Anche i commercianti hanno accresciuto il fatturato, con punte del 400 per cento, costretti, dal timore di controlli, a emettere quanto dovuto.
Nella perla delle Dolomiti, visto che c’erano, gli uomini dell’Agenzia hanno passato in rassegna anche 251 auto di lusso e di grossa cilindrata. Su 133 veicoli intestati a persone fisiche, 42 appartenevano a chi aveva dichiarato un reddito lordo annuo di 30 mila euro, mentre altre 16 macchine appartenevano a persone con un reddito che non arrivava a 50 mila euro. I rimanenti 118 bolidi erano intestati a società che, in 19 casi, risultavano con bilanci in perdita.
Ne è emerso, in definitiva, un quadro molto chiaro. Situazioni confermate anche dai controlli effettuati per l’Epifania a Portofino, e a metà gennaio a Roma, dove il 47 per cento dei commercianti controllati è stato multato per non aver rilasciato lo scontrino ai clienti.
Una faccenda davvero seria. E pensare che questi sono solo i pesci più piccoli. Ma concorrono in gran parte a inquinare il mare, perché penalizzano i clienti e mettono in condizioni di svantaggio i negozianti onesti.
In questo sforzo repressivo spiace registrare improvvide uscite da parte di esponenti politici. Due per tutti, tralasciando la paternità: «Trovo inspiegabile un blitz come quello di Cortina fatto nel cuore del periodo della vacanze, quando gli operatori dedicano il massimo sforzo e concentrazione per i loro clienti» (sic!); «Operazione chiaramente ispirata a una concezione ideologica del controllo fiscale» (sob). Meno male che il presidente Monti ha replicato: «Non è lo Stato che mette la mano nelle tasche degli italiani, ma gli evasori». L’evasione totale ammonterebbe infatti a 120 miliardi di euro. Non è affatto il caso di mollare.