Europei under 21, è caccia alla finale
Contro la Germania gli azzurrini si ritrovano
Dalle polemiche per una sconfitta che sembrava aver aperto il baratro di una prematura eliminazione, all’entusiasmo ritrovato dopo una vittoria convincente: i giorni che hanno separato il capitombolo degli azzurrini contro la Repubblica Ceca dal successo per 1-0 con i tedeschi sono sembrati secoli, se si mettono a paragone prospettive e sensazioni. Il 3-1 subito da Schick e compagni nella seconda partita del Girone C aveva evidenziato le pecche della squadra e le colpe del ct Di Biagio: il turnover eccessivo del tecnico e la svagatezza di chi era sceso in campo avevano fatto pensare al peggio. La prova di sabato sera con la Germania, però, ha dato segnali confortanti: gli azzurrini dovevano vincere per andare in semifinale, e così è stato. La rete di Bernardeschi al 31’ ha suggellato una prova di disciplina, carattere e grande determinazione: il gol è la cartina di tornasole della ritrovata verve azzurra, col pressing di Pellegrini bravo a intercettare un pallone mal gestito da Dahoud in uscita dall’area di rigore e Chiesa lesto a servire il compagno d’attacco viola per il colpo del ko.
Di Biagio, scelte finalmente giuste
Il ritorno alla formazione dell’esordio era un obbligo per il ct azzurro, così come la necessità di affinare i meccanismi offensivi. Contro la Germania spazio quindi al 4-3-3 vittorioso al debutto coi danesi, ma trio d’attacco senza la boa Petagna e con Bernardeschi falso nueve supportato da Berardi a destra e Chiesa, moto perpetuo, a sinistra. Ritrovati gli equilibri, col ritorno di Barreca esterno basso a sinistra, Caldara in mezzo alla difesa, e il trio Benassi, Gagliardini, Pellegrini a centrocampo, l’Italia sorprende per disciplina tattica, grinta e grande concentrazione, soprattutto negli uomini più attesi: Bernardeschi ispira e conclude, a destra Conti e Berardi danno quantità e qualità, così come Barreca e Chiesa nella catena di sinistra. La difesa torna impermeabile e i temuti Meyer, Gnabry e Weiser fanno scena muta. Le notizie in arrivo da Tychy, con la Danimarca già eliminata che rifila 4 reti ai cechi, portano poi la Germania a non spingere nel finale, forte della qualificazione come migliore seconda: guai però a sminuire la grande prova di capitan Benassi e compagni, apparsi superiori ai tedeschi sin dal primo minuto.
Spagna, ostacolo durissimo
Qualsiasi avversario, quando si arriva in fondo, è problematico: la Spagna, però, è la vera schiacciasassi del torneo. Una squadra apparentemente senza punti deboli, forte di calciatori presi in grande considerazione già dalla nazionale maggiore. Gli uomini di Celades sono gli unici ad aver vinto tutte le partite del girone, subendo una sola rete e segnandone nove. I nomi, poi fanno paura: Marco Asensio ha messo la sua firma nella finalissima di Champions, siglando la rete del definitivo 4-1 tra Real Madrid e Juve; Saul Niguez è uno dei condottieri dell’Atletico Madrid; Gerard Deulofeu è tornato a Barcellona dopo una grande metà di stagione al Milan; Hector Bellerin dell’Arsenal, infine, è seguito dalla Juve per sostituire Dani Alves. A questo, poi, vanno aggiunte le cicatrici lasciate dalla sfida da dentro o fuori con la Germania: le squalifiche di Conti e Berardi costringeranno Di Biagio a ripensare la fascia destra della nostra nazionale, privando il gioco di corsa, sostanza e cross nel primo caso, tecnica e fantasia nel secondo. Probabile che venga dato spazio a Calabria come esterno basso, con Petagna pronto a riprendere il suo posto come centro-boa nell’attacco azzurro.
Sognare si può
«Siamo una famiglia, vincere con questo gruppo sarebbe qualcosa di eccezionale»: le dichiarazioni di Pellegrini alla Gazzetta dello Sport fanno capire come, nonostante difficoltà e pressioni esterne, il gruppo sia compatto e convinto dei propri mezzi. Dopo anni di vacche magre, l’Italia Under 21 è composta da una rosa di calciatori protagonisti nelle loro squadre d’appartenenza, seguiti dai grandi club italiani ed europei e con ampi margini di miglioramento. Il blocco venuto fuori dall’Atalanta (Caldara, Conti, Gagliardini e Petagna) ha facilitato il compito di Di Biagio, ma questa generazione è anche quella di Gigio Donnarumma, tra i migliori nel suo ruolo ad appena 18 anni, o dello stesso Pellegrini, futuro perno del centrocampo romanista. Senza dimenticarci di Federico Chiesa, le cui movenze ricordano tanto quelle del padre Enrico, o ancora dell’estro a volte discontinuo di Berardi e Bernardeschi. Il talento non manca di certo: banchi di prova come quello di domani sera ci faranno capire se questa squadra possa o meno inserirsi nella scia delle grandi Under 21 che hanno segnato la storia del calcio azzurro.