Europei per l’Europa, e non solo
Negli ultimi tempi si è avuta la riprova che i cittadini, quando scendono in piazza, uniti, contano. Nonostante infatti sia ormai passato del tempo dalle ultime manifestazioni per la pace è difficile non cogliere la loro influenza ancora attuale sulla politica. Non mi riferisco solo alla Spagna, ma anche al recente dibattito parlamentare sulla situazione irachena e sul destino delle nostre truppe. Le dichiarazioni entrambi gli schieramenti, ed il loro voto pur diversificato, sono stati espressi avendo ben presente l’opinione pubblica che, nella sua maggioranza, ha fatto intendere le proprie perplessità sulla guerra. Da questa nuova situazione ritengo si possano trarre delle conseguenze significative per il voto che ci attende: se si esprime un’opinione di indirizzo chiara, se si entra nel merito delle questioni, se si agisce uniti, è possibile far muovere la politica in una certa direzione. Che cosa ci attende in questa tornata elettorale? Il primo obiettivo è fissato sulla formazione del nuovo parlamento dell’Unione europea. Incalzati dagli eventi di stretta attualità, possiamo rischiare di non trovare il filo di questa campagna, di non coglierne il valore storico. L’Unione europea, di cui il 12 e 13 eleggiamo i rappresentanti parlamentari – 78 italiani su 732 -, si trova oggi ad una svolta epocale non solo rispetto al suo assetto interno, ma anche nei confronti del resto dell’Europa e nei confronti dell’equilibrio intero del mondo. La ripresa economica che stenta a prendere il passo, con un mercato del lavoro sempre più in crisi, l’approvazione della Costituzione, giunta alla stretta finale, e la sua conseguente applicazione, l’allargamento a 25 paesi che cambia il volto dell’Unione, il richiamo sempre più pressante da parte del terzo mondo ad una presenza europea politicamente attiva e coraggiosa, richiedono chiarezza negli obiettivi e nei programmi. La responsabilità di questo futuro è oggi nelle mani dei cittadini che sceglieranno i componenti dell’organo democratico di Strasburgo. Dopo esserci abituati al sistema maggioritario, che orienta il voto su di un singolo candidato e sulle alleanze di schieramento che lo sostengono, voteremo in questa occasione con il sistema proporzionale puro, una modalità quasi dimenticata, che richiede una scelta fra i programmi dei partiti e fino a tre preferenze fra più candidati di una lista. È un sistema che esige dai cittadini una corresponsabilità particolare, un lavoro di approfondimento più serio, e che presuppone nel prosieguo un’attività di controllo più attenta e continuativa. L’Europa che vogliamo poggia su quattro fondamenti: cultura di riferimento chiara, opzione per la pace, scelta di una unità che sia rispetto per ogni diversità, apertura al resto del mondo. Una cultura specifica, che, nata dalla filosofia greca, influenzata dal rapporto con l’Islam ma soprattutto innestata profondamente su radici giudaico cristiane, ha portato questo continente ad essere fiducioso nella sua storia, aperto alle novità e ricco nelle sue scoperte spirituali e intellettuali, oltre che culla della democrazia e dei suoi valori (primo tra tutti la persona, con l’intangibilità della vita, e le sue relazioni); l’opzione per la pace, che sta alla base dell’unità economica e politica europea, la decisione cioè di trattare l’altro non più da nemico, ma da partner, esperienza non ancora del tutto efficace in alcuni punti critici (Irlanda del nord, Paesi Baschi…), ma imprescindibile; la concezione del pluralismo nell’unità, il processo di unità nella molteplicità che ha caratterizzato e caratterizza la nostra travagliata storia di europei, a tratti drammatica, ma sempre affascinante; la scelta di apertura al resto del mondo con una concreta opzione verso l’Africa, primo e non eludibile fronte su cui scommettere le nostre opzioni democratiche. Su questi fondamenti, a nostro giudizio, dovrebbero vertere le domande da rivolgere ai nostri candidati e su questo dovremmo esigere risposte ed impegni chiari. L’approfondimento di oggi, forse faticoso, ci darà le basi per poter seguire con competenza e costanza il lavoro legislativo e di orientamento del futuro Parlamento ed in particolare dei parlamentari che ci rappresenteranno. E la regola democratica della rappresentanza politica ci sosterrà in questo impegno, anche se gli eletti della nostra circoscrizione potranno non essere quelli che avremmo voluto con il nostro voto. Il secondo grande obiettivo di questa tornata riguarda la scelta di chi dovrà governare, per i prossimi cinque anni, molte nostre amministrazioni locali: 4519 comuni (di cui 30 capoluoghi di provincia), 63 province e la regione Sardegna. Si tratta di decisioni altrettanto importanti, da prendere e non dimenticare. Ancor di più nei riguardi delle nostre amministrazioni locali siamo chiamati ad essere cittadini – meglio se organizzati in gruppo – capaci di coniugare in infiniti modi i verbi caratteristici della democrazia maggioritaria, uscendo dal sonno profondo che spesso ci caratterizza, controllando, cooperando, decidendo priorità etiche. Controllare, e cioè richiedere appuntamenti fissi e aperti durante il mandato, richiamare condizioni di trasparenza nelle decisioni, attivando un dialogo che significa condividere rischi e conquiste. La voce cooperare invita ad un salto di qualità da fare per ottenere un buon governo: da parte dei cittadini acquisire la capacità di interpretare i propri bisogni dentro il quadro delle necessità di tutti; da parte degli amministratori, sapersi fermarsi a progettare, ad approfondire per poi scegliere. Decidere delle priorità etiche invita tutti, cittadini e politici, a porre precisi valori (quelli universali, che orientano l’uomo verso il suo disegno, così ben esplicitati nel Vangelo) prima delle proprie appartenenze, di qualunque tipo esse siano, e dei propri interessi. Così le nostre città diverranno comunità capaci di sviluppo e al tempo stesso di accoglienza. Si tratta di stringere un vero e proprio patto di responsabilità reciproca con la squadra che scegliamo, che va impostato e stretto in campagna elettorale, tempo di promesse ma anche di impegni. Auguri reciproci.