Europa “una e molteplice”
Il futuro dell’umanità è messo in discussione da crisi globali. Guerre, pandemia, crisi energetiche e cambiamenti climatici ci fanno toccare con mano l’interdipendenza planetaria. Il futuro sarà planetario e la politica deve farsene una ragione, altrimenti non sarà. In un mondo in cui tutto è connesso urge un cambio di paradigma: dalla semplificazione nazional-populista o sovranista al pensiero politico della complessità. Dobbiamo abituarci a questo cambio di prospettiva altrimenti avanzeremo nel nuovo secolo della complessità semplicemente arretrando verso secoli di guerre e futuri disastri antropologici prima che ambientali. Dobbiamo abitare la complessità per superare il conflitto cognitivo con la natura, con noi stessi e con la realtà. La semplificazione politica consiste nel pensare di risolvere problemi planetari rimanendo dentro i confini nazionali, dentro l’irrigidimento delle identità e prigionieri della frammentazione dei saperi. La sfida del XXI secolo si manifesta nell’abitare la complessità e la fraternità universale. Concretamente ciò significa ripensare profondamente governo, cura, educazione. Così, ad esempio, Ceruti, Morin e Bocchi hanno introdotto dagli anni ’90 un diverso approccio al problema del futuro dell’Unione europea. Non è possibile “salvare l’Europa” solo puntando sul riassetto economico. Partendo da una epistemologia della complessità coevolutiva e costruttivista, essi puntano su una visione storica complessa delle identità nazionali europee. Le storie e le memorie di un immaginario condiviso vanno intrecciate sinergicamente. Viene in tal modo sollecitata “una nuova forma di cittadinanza nazionale”. Si tratta di un “patriottismo” non più “esclusivo” ma “inclusivo”.
La complessità si manifesta nella valorizzazione condivisa e complementare delle risorse dei diversi Stati fino a generare un nuovo tipo di cittadinanza europea. Questa radicale metamorfosi passa attraverso una originale interdipendenza tra modello economico, politico e civile. Siamo di fronte ad una trasformazione storica epocale: la nascita, attraverso una architettura complessa, dei futuri Stati Uniti d’ Europa. Alla base troviamo una epistemologia dell’identità aperta con la pratica di una previsione creatrice. Già nel 2009 veniva definito il concetto-base: Europa una e molteplice. Due sono gli elementi fondativi dell’Europa: unità e molteplicità, identità e diversità. È un processo storico in metamorfosi continua. L’Europa è un soggetto politico e culturale nel mondo della complessità, che si realizza dal 1950 in continua tensione tra coesione e pluralità.
In La nostra Europa, Ceruti e Morin lanciavano già nel 2013 un appello, un manifesto per salvare la cultura e la politica europea al tempo della globalizzazione. Il rischio della disgregazione sotto i colpi del sovranismo e del populismo sono concreti nel 2024. Siamo ancora qui a chiederci che cosa è questa nostra Europa. Essa è sempre incompiuta, un progetto da realizzare. Per Husserl nel 1935 era un “orizzonte infinito di compiti”. È un qualcosa che dobbiamo sempre riprogettare ed inventare. L’Europa ha ormai mondializzato sé stessa contribuendo a creare questa ecumene globale, planetaria. Cosa ha reso grande questa penisoletta del grande continente euroasiatico? Unità nella diversità: questa è la sua forza, la sua identità. Europa quindi è più progetto che territorio. È un laboratorio di innovazione per il mondo globale.
La nostra Europa è in crisi. Fa fatica a progredire nell’unificazione metanazionale e nella integrazione delle nazioni liberate dall’impero sovietico. È urgente la rinascita della cultura e della politica europee nel tempo della complessità e della mondializzazione dell’uomo planetario. L’Europa non si salverà con un semplice riassesto economico.
Il superamento della crisi europea potrà essere il segnale dell’inizio di una nuova epoca di umanizzazione dopo la modernità. Sarà un nuovo modo di pensare il futuro con il quale dovrà confrontarsi il resto del mondo. Sarà un modo di agire razionale che non sia solo tecnologico e strumentale ma capace di accogliere coscienza ecologica ed etica. Sarà l’inizio di un’epoca planetaria e multipolare nel segno della fraternità universale. Tutto questo richiede di ripensare il pensiero anche in politica. Serve quindi un radicale cambiamento di paradigma: uscire dalle semplificazioni ed entrare nel pensiero delle connessioni e delle relazioni. È il pensiero della complessità quello adatto all’abitare un mondo in cui tutto è connesso. Questo è il nostro destino planetario. Se non lo faremo, andremo avanti nel XXI secolo indietreggiando verso il Novecento con guerre, gravi disuguaglianze, distruzione dell’ambiente in cui noi stessi viviamo.
Un modo sicuro per portare a termine, nel nuovo secolo, l’esperimento europeo di democrazia su scala continentale è far uscire l’Europa dal bivio con le elezioni del 2024. Maggiore integrazione politica, con una difesa comune e con l’abolizione del diritto di veto è richiesta dalla Storia. Ispirata al principio dell’unità nella diversità, l’Unione Europea è un soggetto collettivo di integrazione sovranazionale e di co-decisione unico al mondo. Convivenza delle differenze, difesa dello Stato di diritto, dei diritti umani, della democrazia e della libertà sono alla base. Una e molteplice deve rispondere attualmente alla minaccia dell’aggressione russa in Ucraina, al risorgere dei nazionalismi, ai flussi migratori notevoli da governare nella solidarietà.
Serve una rivitalizzazione dei principi e degli ideali dei padri e delle madri che l’hanno fondata. Per questo si dovrà convocare la Convenzione europea per la riforma dei Trattati, nella quale il Parlamento europeo avrà un ruolo decisivo. Occorrono, in conclusione, comunità di pensiero complesso per accompagnare il più difficile esperimento storico di integrazione politica ed economica di Stati nazionali nella storia. Dobbiamo capire qual è la posta in gioco e individuare i passi che il nostro continente è chiamato a compiere verso il futuro. Si tratta di rilanciare l’integrazione, di rivedere i Trattati, di scorgere nella sussidiarietà il motore dell’Europa, di costruire un’Europa unita per la pace, per lo sviluppo sostenibile, per la giustizia sociale, di fare una politica estera e di difesa comune. Ora spetta alle varie comunità pensanti del continente sviluppare un pensiero politico all’altezza di questa complessità.
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