Europa non dimenticare le regioni
“Unità nella diversità”. Il motto che sintetizza programmi futuri dell’Unione europea è riecheggiato con sempre maggiore frequenza nell’ultimo periodo. Sottolinea l’esigenza di un processo di unificazione di un contesto, quello europeo, che è tutt’altro che omogeneo per tradizioni, cultura, lingua. Le differenti identità e connotazioni di cui l’Europa è così ricca vanno valorizzate per non rischiare di sparire nell’unificazione, evitando, al contempo, che esse possano diventare un ostacolo all’unità. Di questa complessa operazione si sta facendo carico anche la Calre, l’organismo che raggruppa i presidenti dei consigli regionali d’Europa. L’ultima riunione, alla presenza di 74 presidenti in rappresentanza di oltre duecento milioni di cittadini, si è tenuta il 27 e 28 ottobre in Italia a Reggio Calabria. Almeno una volta l’anno, la Carle si riunisce per elaborare un atto ufficiale che delinei le coordinate politiche che saranno presentate ai massimi organi istituzionali dell’Unione e alle quali le regioni europee si dovranno attenere nell’immediato futuro. Quest’anno è stata siglata la “Dichiarazione di Reggio Calabria”. Nel documento, approvato all’unanimità, emerge l’esigenza delle regioni di vedersi riconosciute quali interpreti delle identità delle comunità locali e prime depositarie dei bisogni dei cittadini che risiedono nei loro territori. Nel contesto europeo la convinzione dei membri della Calre è che le assemblee legislative regionali debbano rappresentare le rispettive identità culturali davanti alle istituzioni dell’Unione. Riccardo Nencini, presidente del consiglio regionale della Toscana e presidente di turno della Calre (sostituito adesso dal presidente del consiglio regionale della Lombardia, Attilio Fontana), ha rappresentato la situazione ad apertura dell’assise reggina: “Come stabilire il punto d’equilibrio tra rappresentanza politica ed istituzionale degli Stati e quella dei cittadini?”. In altre parole: come evitare che le scelte operate dalle massime istituzioni europee non siano calate dall’alto e siano invece decentrate a livello regionale e condivise dai cittadini, principali protagonisti dell’unificazione europea? La consapevolezza che è emersa nella due giorni di Reggio Calabria, ribadita anche nella dichiarazione, è che “non si può fare a meno di chiedere alla Commissione europea di tenere maggiormente in conto la diversità territoriale e culturale delle regioni e le loro singole specificità”. Una richiesta che si innesta nel dibattito più ampio sulla Carta costituzionale europea: le assemblee regionali, infat- ti, non hanno intenzione di ricoprire rispetto ad essa un ruolo marginale e subalterno, e fanno presente “la necessità che nel Trattato costituzionale siano riconosciute le identità storiche, politico-istituzionali, territoriali e culturali delle regioni e degli enti locali come fondamento dell’Unione”. La proposta concreta – presentata dal presidente della Commissione per le politiche europee della Camera, Giacomo Stucchi – è quella di far partecipare i parlamenti regionali al processo di formazione delle leggi comunitarie, ma questo solo dopo che si “assicurino forme stabili di cooperazione anche tramite la formazione di una rete di informazioni tra assemblee legislative per essere costantemente informati sui contenuti degli atti comunitari in via di formazione”. L’obiettivo è, dunque, quello di muoversi all’unisono con la consapevolezza che “questo è l’unico modo perché le voci delle assemblee rappresentative possano “sentirsi” nell’ambito delle procedure decisionali dell’Unione europea”. Fondamentale, dunque, costruire un rapporto tra assemblee legislative europee, e gli incontri plenari, come quello di Reggio Calabria, possono essere utili allo scopo. Certo, non sono state taciute le difficoltà verso il processo di unificazione dell’Europa. E, in tal senso, è stata ribadita nella dichiarazione finale “la volontà di contribuire al consolidamento dell’Unione riconoscendo l’importanza storica dell’allargamento ai paesi dell’Est”. Per questo motivo alla conferenza di Reggio Calabria hanno preso parte, come osservatori privilegiati, i presidenti del consiglio di Tirana e di quelli della Romania. Ma c’è di più, la Calre sosterrà la costituzione di un “circolo di amici” con gli stati confinanti, dalla Russia al Marocco, con lo scopo di consolidare le relazioni con tali paesi “sulla base della solidarietà e di un comune senso di giustizia”. Il respiro dell’assemblea dei presidenti dei consigli regionali d’Europa si è spinto oltre: collaborare con i paesi del bacino del Mediterraneo per progredire nella costruzione dell’area Euro-mediterranea di libero scambio di prossima istituzione. Prima di tutto il dialogo e la conoscenza reciproca dunque, nella consapevolezza – sottolineata da Nencini – che il ruolo della Calre “potrà crescere se non si resta rinserrati al proprio interno: è aprendosi agli altri che le regioni con potestà legislativa svolgono un forte ruolo politico ed istituzionale “. Questo sarà un passo necessario se, nel processo di unificazione, si vorrà davvero dare voce ai cittadini e spostare l’attenzione verso Paesi, come quelli del Sud del mondo, che fino ad oggi hanno ricoperto un ruolo marginale. UNA VOCE DALLE AZZORRE ALLA FINLANDIA La Calre è la conferenza delle assemblee legislative regionali europee. Raggruppa i parlamenti di 74 regioni di 8 paesi, per un totale di 200 milioni di abitanti. Ne fanno parte i parlamenti delle comunità autonome spagnole; i consigli regionali italiani; le assemblee delle regioni e comunità belghe; i parlamenti sia dei länder austriaci che dei länder tedeschi; il parlamento autonomo di Åland (Finlandia); le assemblee regionali delle Azzorre e Madeira (Portogallo); il parlamento di Scozia, Galles e Irlanda del Nord (Regno Unito). Per quanto siano diversi i loro poteri, si tratta in tutti questi casi di parlamenti che hanno due caratteristiche comuni: fanno parte dell’Unione europea e hanno poteri legislativi.Tali caratteristiche danno alla Calre una forma di omogeneità cruciale nel determinare obiettivi comuni. Avendo poteri legislativi, tali regioni hanno, tra l’altro, il compito di convertire le regole europee nella propria normativa. Alla base della nascita della Calre c’è la consapevolezza che i parlamenti regionali esercitino un’influenza troppo marginale sul processo di unificazione europea. Essi, infatti, non solo danno forma a una visione politica, ma anche a un’identità culturale e si trovano pertanto in una posizione ideale per proteggere tale identità nel processo di globalizzazione e unificazione.