Europa ed Africa più vicine dopo Abidjan
Il 29 e 30 novembre 2017, ad Abidjan, in Costa d’Avorio, si è svolto il quinto vertice tra Unione africana (Ua) ed Unione europea (Ue), incentrato sul tema “Investire nella gioventù – per un futuro sostenibile“. hanno preso parte all’evento oltre 5000 partecipanti, di cui 83 capi di stato e di governo in rappresentanza di 55 Paesi africani e 28 Paesi europei, nonché delegazioni di altri paesi, rappresentanti della Commissione dell’Ua, della Commissione europea e di varie organizzazioni internazionali. Il 2017, infatti, segna i dieci anni dall’adozione della Strategia congiunta Africa-Ue, che si articola in una serie di piani triennali di dettaglio.
Il vertice ha affrontato temi particolarmente importanti per i due blocchi continentali, con lo scopo di rafforzare il partenariato che esiste e definire le priorità strategiche su cooperazione economica, creazione di posti di lavoro, pace, sicurezza, mobilità, gestione delle migrazioni, questioni globali come i cambiamenti climatici e la necessità di investire nei giovani e nelle generazioni future. Infatti, investire sui giovani è particolarmente importante sia per sostenere lo sviluppo dei Paesi africani che per governare i flussi migratori verso l’Europa. Circa il 60% della popolazione africana ha infatti meno di 25 anni e, per questo, si intende investire in formazione, scienza, sviluppo di competenze utili ai contesti lavorativi attuali.
Del resto, la Commissione europea ha già proposto un piano di investimenti verso i Paesi africani per 44 miliardi di euro fino al 2020. L’Ue finanzia iniziative e programmi di sviluppo a beneficio di vari paesi in tutta l’Africa e la maggior parte dei finanziamenti proviene dal Fondo europeo di sviluppo (Fes), che per il periodo 2014-2020 dispone di un bilancio pari a 30,5 miliardi di euro.
Il vertice è prefissato anche di rafforzare l’impegno comune dell’Ue, dell’Ua sulla resilienza, la pace, la sicurezza e la governabilità dei paesi africani. La pace e la sicurezza sono già al centro del partenariato Ue-Ua, come dimostrato dal sistema dell’Architettura africana per la pace e la sicurezza e dalle nove missioni e operazioni militari e civili dell’Ue in Africa nel quadro della politica di sicurezza e di difesa comune (Psdc), precisamente in Repubblica centrafricana, Libia, Mali, Niger e Somalia. L’Ue sostiene varie iniziative e attività di lotta al terrorismo nel continente africano. Nel giugno 2017 l’Ue si è impegnata a stanziare 50 milioni di euro per sostenere la forza congiunta G5 Sahel, di recente istituzione, al fine di migliorare la sicurezza nella regione e, nel 2013, l’Ue ha adottato un piano d’azione per la lotta al terrorismo nel Corno d’Africa e nello Yemen.
Ovviamente il tema delle migrazioni è ovviamente quello più sensibile al momento, soprattutto alla luce dello scandalo di rinnovate forme di schiavitù dei migranti stanziati in Libia nell’attesa o nella speranza di salpare alla volta dell’Europa. I leader di nove paesi europei e africani, tra cui la Libia, l’Onu, l’Ue e l’Ua, hanno deciso di effettuare delle operazioni di evacuazione di emergenza nelle prossime settimane di migranti vittime dei trafficanti in Libia. Questa decisione è stata presa durante una riunione ristretta tra Ue, Ua, Onu, Germania, Italia, Spagna, Ciad, Niger, Libia, Marocco e il Congo. A questo incontro, richiesto dalla Francia, i leader hanno deciso «un’azione di estrema urgenza per evacuare dalla Libia coloro che vogliono lasciare il Paese», ha detto il presidente francese Manuel Macron. Gli ha fatto eco Donald Tusk, Presidente del Consiglio europeo, quando ha affermato che «la migrazione ha un impatto significativo su entrambi i nostri continenti. Quindi abbiamo la responsabilità comune di riconoscerla come una parte importante della nostra relazione, che richiede che agiamo insieme. Ciò è particolarmente vero quando si tratta della situazione in Libia con l’abuso più cinico degli esseri umani». Tusk ha anche ribadito la richiesta di imporre sanzioni da parte dell’Onu a contrabbandieri e trafficanti di esseri umani. Ciononostante, resta essenziale la collaborazione dei Paesi africani di transito e di provenienza dei migranti per contrastare questi fenomeni criminali.