Europa e ricerca scientifica
In tempi di vacche magre come quelli che stiamo vivendo, è chiaro che tutti devono tirare la cinghia. La speranza è però che, a furia di tirare, non si finisca per ammazzare il malato. È quanto hanno pensato i 50 scienziati, tra premi Nobel e Field medal (il Nobel per la matematica), che il 23 ottobre scorso hanno lanciato un appello affinchè non venga ridotto ulteriormente il già limitato budget europeo per la ricerca.
Ma non sono stati ascoltati. Nella riunione dei capi di governo europei dello scorso novembre a Bruxelles, infatti, dopo aver discusso varie proposte di tagli, non è stata presa alcuna decisione, rinviando tutto ad inizio 2013. L’obiettivo iniziale era quello di concordare il budget globale dell’Unione per gli anni 2014-2020. In questo ambito, si doveva anche stabilire quanti miliardi di euro fossero a disposizione del programma di investimenti scientifici Horizon 2020.
I settori di intervento di Horizon sono i seguenti:
· Eccellenza scientifica. Rendere il sistema europeo di ricerca e innovazione più competitivo su scala mondiale
· Leadership industriale. Sviluppare innovazioni a sostegno delle imprese del futuro e aiutare le PMI europee innovative a divenire imprese di importanza mondiale
· Sfide per la società. Conseguire gli obiettivi politici dell’Unione relativi a salute, cambiamento demografico e benessere; sicurezza alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina e marittima, bioeconomia; energia sicura, pulita ed efficiente; trasporti intelligenti, verdi e integrati; azione per il clima, efficienza delle risorse e materie prime; società inclusive, innovative e sicure.
L’iniziativa dei premi Nobel e Field vuole sottolineare come la ricerca scientifica e tecnologica sia stata uno dei motori della crescita e della prosperità dell’Europa negli ultimi decenni, e possa esserlo anche nel futuro. Ridurre l’impegno in questo campo significa invece perdere il treno della competitività mondiale, impoverendo ancora di più le nostre industrie, le nostre università e il sistema di conoscenza. Quindi, di conseguenza, la società intera e le prospettive di lavoro dei più giovani.
Già così Horizon 2020 appare sbilanciato verso le applicazioni industriali e l’innovazione tecnologica a breve termine, trascurando la ricerca di base (cosiddetta curiosity driven), quella che non ha un’immediata prospettiva di ritorno, ma prepara il terreno fertile per lo sviluppo futuro. Se poi il piano pluriennale europeo verrà ulteriormente tagliato, per tanti istituti di ricerca italiani potrebbe essere una catastrofe.
Nelle ultime settimane, in Europa è cresciuta una mobilitazione di scienziati, associazioni, enti di ricerca e formazione, privati cittadini. Si può aderire firmando contro i tagli alla ricerca europea all’indirizzo http://no-cuts-on-research.eu/index.php?file=insert.php