Europa e America del Sud più vicine
Ci sono voluti 25 anni ed uno stop nel 2019 a causa delle resistenze di alcuni Paesi europei alle politiche anti-ecologiche in Amazzonia dell’allora presidente brasiliano Jair Bolsonaro, ma ora un nuovo accordo di libero scambio, appena firmato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, promette di far crescere i commerci tra l’Unione europea e i Paesi del Mercato del Sud (Mercosur): Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay.
L’accordo mira a creare una delle zone di libero scambio più estese al mondo, riducendo i dazi doganali per le imprese dell’Ue per un valore complessivo di oltre 4 miliardi di euro, con un’attenzione particolare alla riduzione dei costi amministrativi per le piccole e medie imprese. Il Mercosur, fondato nel 1991, rappresenta un mercato di 780 milioni di consumatori. E, nonostante le differenze sociali e infrastrutturali tra i suoi Stai membri, è attraente, tanto che El Salvador ha avviato i negoziati per raggiungere un accordo commerciale.
I Paesi dell’Ue esportano beni verso i quattro Paesi del Mercosur per 55,7 miliardi di euro e ne importano per 53,7 miliardi di euro. Le esportazioni di servizi dell’Ue verso il Mercosur sono pari a 28,2 miliardi di euro, mentre quelli del Mercosur verso l’Ue è pari a 12,3 miliardi di euro. Infine, tra il 2000 e il 2022, gli investimenti provenienti dall’Ue verso il Mercosur sono cresciuti da 130 miliardi di euro a 384,7 miliardi di euro.
L’accordo delinea una cooperazione rafforzata in ambito geopolitico, economico, di sostenibilità e sicurezza e si prefigge di rafforzare i legami strategici commerciali e politici, sostenere la crescita economica, stimolare la competitività e rafforzare la resilienza delle due aree, aprendo opportunità commerciali e di investimento e garantendo un accesso e una lavorazione sostenibile delle materie prime.
L’accordo, secondo la Commissione europea, rappresenta una pietra miliare nella lotta al cambiamento climatico con impegni forti, specifici e misurabili per fermare la deforestazione, ma dovrebbe permettere anche l’aumento delle esportazioni agroalimentari dell’Ue, nonché sostenere gli standard europei in materia di salute animale e sicurezza alimentare, impedendo a prodotti non sicuri di entrare nel mercato dell’Ue.
Ancora, l’accordo mira a garantire e diversificare le catene di fornitura dell’Ue, creare nuove opportunità per le aziende, con la rimozione delle tariffe doganali spesso proibitive sulle esportazioni dell’Ue verso il Mercosur, garantire preferenze commerciali in settori strategici dell’industria net zero come le tecnologie delle energie rinnovabili e i combustibili a basse emissioni di carbonio. La riduzione della burocrazia dovrebbe facilitare le esportazioni delle piccole e medie imprese, ma anche garantire un flusso efficiente, affidabile e sostenibile di materie prime fondamentali per la transizione verde globale.
L’accordo pone al centro la sostenibilità, integrando tra i suoi elementi fondanti l’Accordo di Parigi per il Clima, un impegno concreto per la riduzione della deforestazione, entro il 2030, nonché vincoli di sostenibilità ambientale e sociale, compresi i diritti dei lavoratori e la gestione sostenibile e la conservazione delle foreste. L’accordo contempla un ruolo attivo per le organizzazioni della società civile per supervisionarne l’attuazione, compresi i diritti umani o le questioni ambientali. Inoltre, 1,8 miliardi di euro saranno mobilizzati per la transizione green e digitale nei Paesi del Mercosur, tramite l’iniziativa europea del Global Gateway.
Secondo Ursula von der Leyen, si tratta di «un accordo win-win, che porterà benefici significativi ai consumatori e alle aziende, da entrambe le parti», concentrandosi sull’equità e sul reciproco vantaggio. Ella dichiara di avere «ascoltato le preoccupazioni dei nostri agricoltori». Difatti, l’accordo «Ue-Mercosur è il più grande accordo di sempre, per quanto riguarda la protezione dei prodotti alimentari e delle bevande dell’Ue». Inoltre, «i nostri standard sanitari e alimentari europei rimangono intoccabili e gli esportatori del Mercosur dovranno rispettare rigorosamente questi standard per accedere al mercato dell’Ue».
Le fa eco Kaja Kallas, alta rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, quando osserva che «abbiamo siglato un accordo storico che crea la più grande zona di libero scambio al mondo», favorendo «un grande sviluppo tra partner di lunga data». Infatti, l’accordo apre «per gli europei una vasta regione con cui commerciare liberamente, incluso l’accesso a materie prime essenziali, e riduce il rischio che i concorrenti ci sostituiscano in nostra assenza».
Invece, Maroš Šefčovič, commissario per il commercio e la sicurezza economica, ritiene, giustamente, che l’accordo possa «rafforzare la nostra sicurezza economica, in particolare sviluppando catene del valore resilienti in settori strategici, come le materie prime, e contribuire ai nostri impegni comuni e ambiziosi in materia di sostenibilità».
Gli Stati membri dell’Ue, però, si presentano divisi nel valutare la portata del nuovo accordo di libero scambio; si va dal governo italiano guidato da Giorgia Meloni che ne è critico e al governo spagnolo guidato da Pedro Sánchez che ne è entusiasta, avendo la Spagna legami stretti con i Paesi del Sudamerica e ponendosi come ponte tra i due continenti. Ansiosa di incrementare le proprie esportazioni è anche la Germania.
Paesi come l’Italia, la Polonia e la Francia, da sempre contraria all’accordo, invece, riverberano le perplessità delle rispettive organizzazioni di coltivatori e allevatori, preoccupate della qualità delle produzioni sudamericane e dei diversi parametri nell’uso di pesticidi o nelle regole veterinarie e, quindi, di distorsioni dei prezzi a loro svantaggio.
C’è da dire che oltre 350 prodotti a denominazione geografica protetta europei saranno riconosciuti nel Mercosur, tra questi 57 italiani, tra i quali molti formaggi, salumi e vini. Forse troppo pochi. L’accordo prevede l’abbattimento del 92% dei dazi sui prodotti commercializzati dal Mercosur in Europa e del 91% dei prodotti commercializzati dall’Ue nel Mercosur.
Le solite malelingue dicono che la firma dell’accordo sia stata accelerata dalla caduta del governo francese guidato da Michel Barnier, cosicché Ursula von der Leyen sia volata in fretta e furia a Montevideo, in Uruguay, per siglarlo. Del resto, l’accordo sarà presentato formalmente tra non meno di sei mesi, per essere poi ratificato del Parlamento europeo e dal Consiglio dei Ministri dell’Ue a maggioranza qualificata (cioè da almeno il 55% degli Stati membri che rappresentino il 65% della popolazione) e dagli Stati membri.
Le stesse malelingue dicono che ci saranno molte battaglie proprio da parte di alcuni Stati membri. D’altronde, gli accordi commerciali hanno sempre visto posizioni contrastanti e spesso gli agricoltori in protesta, ma questa volta, con Donald Trump alla Casa Bianca, i principi del libero commercio internazionale che hanno ispirato le relazioni economiche globali negli ultimi decenni saranno veramente messi a dura prova.
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