Eucaristia e beatitudini
L’Eucaristia non produce solo la trasformazione di ogni singolo cristiano in Cristo, ma, da vero sacramento dell’unità, produce anche l’unità fra gli uomini, la comunione tra i fratelli, fratelli in Gesù e fratelli gli uni gli altri; fa la famiglia dei figli di Dio. Gesù mediante l’Eucaristia unisce i cristiani a sé stesso e tra loro in un unico corpo, e così dà vita alla chiesa nella sua essenza più profonda, là dove essa è tutta carità, unità, corpo di Cristo. L’Eucaristia fa veramente la chiesa. Questa la meraviglia che essa opera. Naturalmente gli effetti dell’Eucaristia si verificano a certe condizioni che abbiamo appreso nel catechismo. È logico che non possiamo comunicarci, e ricevere quegli effetti e quei frutti, se non crediamo per esempio nella dottrina di Gesù, se non desideriamo di mettere in pratica i suoi comandi, se non andiamo a confessarci prima, se non lasciamo lì l’offerta all’altare e andiamo prima a riconciliarci con i nostri fratelli e poi ritorniamo, qualora ci fosse qualcosa da rimediare, ecc. Ma se ci sono delle condizioni perché l’Eucaristia faccia tutti questi effetti (la nostra trasformazione in Gesù e noi tutti in un corpo solo, la chiesa) e perché questi effetti rimangano, si esige anche un preciso comportamento. In che cosa ci trasforma l’Eucaristia? Ci trasforma in Cristo. E come dobbiamo comportarci allora? È evidente: come Gesù. I suoi sentimenti, il suo modo di pensare, di agire devono diventare i nostri. Per esempio, Gesù dice beato colui che è afflitto, che piange, perché egli pensa che il dolore dell’uomo, se bene unito al suo, è fonte di gioia ancor già da questa terra e senz’altro è garanzia della gioia futura. Gesù pensa così? Anche se il mondo che ci circonda non ragiona affatto così, noi cristiani dobbiamo farlo, se no questo effetto non rimane. In un mondo che spesso cerca la felicità a tutti i costi nell’edonismo, nella droga, noi cristiani dobbiamo testimoniare che si può essere felici anche nelle lacrime, che tutto ciò che gli altri chiamano disgrazie, avversità, può diventare, nell’ottica di Cristo, motivo di gioia profonda, pura e feconda di bene. Gesù ancora chiama beati i poveri di spirito e cioè quelli distaccati dalle cose di questa terra, perché, aggiunge: di essi è il regno dei cieli. Lo dobbiamo dire anche noi. In un mondo come il nostro dove il consumismo penetra dappertutto come un’aria malefica, dove il materialismo congela i cuori nell’esasperato desiderio di benessere solo terreno, solo terreno, in un mondo così, noi dobbiamo andare controcorrente e mantenere il cuore distaccato da tutto. Gesù ancora è convinto che sono beati i puri di cuore. La purezza! Ma chi parla oggi di purezza? Non si vuol più parlarne, si dimentica questa parola. Perché? Perché scotta. Questo non ci esime dal viverla profondamente e pienamente. Per es. non si concilia la vita di Gesù in noi, che l’Eucaristia ci porta, con la facilità con cui ognuno di noi oggi spesso segue qualsiasi programma televisivo, né si concilia con la lettura di certi giornali, con la visione di certi film, con lo sfoggio di certi abbigliamenti… Noi dobbiamo andare controcorrente. Il cristiano è chiamato a veder Dio: beati i puri perché vedranno Dio, è questo il suo straordinario avvenire; e come chi vuole raggiungere un traguardo, non misura gli sforzi, non ha paura dell’allenamento, così il cristiano non deve misurare la fatica che la purezza può costargli. E ancora Gesù dice: Beati gli operatori di pace. Oggi con tutte queste tensioni fra est e ovest, fra le razze, in certi paesi fra ricchi e poveri, guerre e terrorismo, noi dobbiamo essere quelli che portano la pace, perché dobbiamo incominciare da noi. Quando si avverte qualche cosa che ci turba dobbiamo metter pace perché non si sa le conseguenze. Siamo già un focolaio di tensione se lasciamo esplodere quel qualcosa che è dentro di noi. E poi, nelle nostre famiglie, negli uffici, nelle scuole, essere operatori. di pace: è impossibile misurare l’effetto di questo nostro modo di agire, come quando si butta un sasso nell’acqua, chissà cosa poteva succedere se noi non avessimo operato veramente come portatori di pace. E poi Gesù vuole misericordia: Beati i misericordiosi… . Insomma – e qui potremmo passare in rassegna tutto il Vangelo -, 1’abbiamo capita: noi non possiamo mantenere questa trasformazione nostra in Cristo, non possiamo mantenerci chiesa viva, se non viviamo tutte le sue parole. Qualcuno potrà obiettare: è difficile! e poi sono tante! Certamente, non si può negare. Però c’è una parola che le sintetizza tutte: è amare, amare Dio, amare il prossimo. Dicono le Scritture e confermano i santi che nel1’amore si trovano tutte le virtù. Non solo, ma quando si ama, tutto diventa facile. Dice un salmo: Corro per la via dei tuoi comandamenti da quando hai dilatato il mio cuore.Veramente è così, si corre, è facile attuare quello che dice Gesù quando si ha 1’amore nel cuore. Proviamo ad amare, e questo qualche cosa che opera l’Eucaristia, che è la nostra trasformazione in Cristo, rimarrà. (Da: Una famiglia per rinnovare la società, Città Nuova).