Eucaristia: amore silenzioso e attuale
Desiderio di intimità, rinnovamento della vita di coppia, dono totale di sé, apertura verso l’umanità.
Che senso ha parlare di Eucaristia in una società chiamata ad affrontare le problematiche più diverse da prospettive culturali divergenti? Dove tutto è sotto l’impero del consumo, dove non si sa più cosa sia la famiglia, dove vada l’educazione, cosa sia il sentimento e cosa l’amore. Perché un Congresso eucaristico nazionale, come quello in corso ad Ancona?
Parlare oggi dell’Eucaristia ci sembra molto importante, forse più che in altre epoche della storia, perché esiste in essa una modernità insospettata, capace di offrire risposte all’umanità di oggi. Bisogna però accostarvisi con umiltà e desiderio sincero di comprendere il grande dono che Gesù ci ha lasciato.
«Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi». È l’invito che viene rivolto da secoli a ogni uomo, alla gente comune, al passante distratto, a chi sosta nauseato dal vuoto e dalla mancanza di senso della sua corsa quotidiana.
Davanti a lui
Chi non si è sentito o non si sente affaticato e oppresso? Durante la pausa estiva siamo entrati in qualche santuario per ritemprarci, per affidare a Gesù tante preoccupazioni, persone, situazioni difficili. Lì, davanti a lui, spesso la parola si è spenta; non sono stati necessari discorsi, mentre il cuore pian piano si è alleggerito. Fidarsi e affidarsi è stato un tutt’uno. Il segreto dell’Eucaristia è solo l’amore: per amore Gesù si fa pane e vino. Possiamo forse comprendere qualcosa in più partendo dalla vita quotidiana.
Una giovane coppia gioca col suo bambino: il papà lo lancia in alto, poi, non sapendo come manifestargli l’amore, lo stringe forte al petto e gli sussurra antiche parole: «Ora ti mangio…». Un modo di dire, di giocare, che esprime il desiderio di intimità profonda col figlio. Parole anche di innamorati che ripetono la stessa frase quando avvertono il desiderio di una piena comunione tra loro.
Anche Gesù, venendo nel mondo, ha il desiderio di manifestarci il suo amore, entrando in intimità con noi. Anche lui sussurra: «Vorrei essere dentro di te». E se questo non è possibile all’amore umano, diventa possibile per l’amore di Dio, cibandoci dell’Eucaristia. Attraverso di essa Gesù ci assimila a sé stabilendo con noi un’intimità di vita che supera ogni nostra aspettativa e ci fa comprendere il segreto dell’amore.
Riscoperta
Per questo ci sembra che l’Eucaristia abbia molto a che fare con la famiglia. Ci raccontano Sergio ed Enrica dopo il superamento di una grave crisi matrimoniale: «Ci siamo ritrovati improvvisamente soli. Non volevamo assoggettarci a un matrimonio difficile, triste, senza luce. È stata forte la tentazione di troncare, scappare, cercare delle vie di fuga, ma sentivamo che non poteva essere questa la soluzione. Il percorso è stato lungo e difficile. Abbiamo avuto il coraggio di mettere in comune con altre famiglie le nostre difficoltà e ciò ci è stato di grandissimo aiuto. Ma la chiave di volta è stata la riscoperta di Gesù nell’Eucaristia. Davanti a lui abbiamo capito che egli aveva qualcosa di nuovo da dire alla nostra vita di coppia, che voleva essere coinvolto nel nostro amore».
Come per Sergio ed Enrica, così per tante altre coppie una maggiore comprensione del valore dell’Eucaristia ha significato una svolta nel loro rapporto. Essa è stata definita «il mistero nuziale» (G. Mozzanti in Eucaristia e matrimonio, Città Nuova), in quanto, per l’intimità che si stabilisce con chi si nutre di lui, Gesù celebra come sposo il suo matrimonio con ciascuno di noi. I nostri matrimoni sono segni di questo. È come se Gesù volesse dire: «Vedete la bellezza dell’intimità tra due sposi che si amano? Ebbene questa è un piccolo barlume di quella intimità che io desidero stabilire con ciascuno di voi».
Quale amore?
Abbiamo sperimentato che, quando entrambi riusciamo ad avvicinarci all’Eucaristia, quello stesso Gesù che abbiamo ricevuto ci unisce tra noi in una maniera inconcepibile, anche se la nostra unità è sempre tutta da far risplendere attraverso l’amore che regna tra noi.
Ma di quale amore si tratta? Oggi confondiamo molto spesso l’amore col sentimento, con la passionalità. Pur comprendendo tutto questo, l’amore di due sposi ha bisogno di altre caratteristiche per essere mantenuto vivo. «Avendo amato i suoi, li amò fino alla fine», scrive l’evangelista Giovanni. Questo amore fino al dono della vita è espresso molto bene dall’Eucaristia, in cui Gesù si rende presente nel momento culmine del dono di sé.
Ci racconta Elena, sposata con Raf ormai da molti anni: «Di fronte a questo tipo di amore, crollano pretese, si appianano dissapori, si armonizzano le differenze e si comprende quanto sia molto più coraggioso, quando il rapporto coniugale diventa difficile, riscoprire in sé stessi la capacità di ricominciare, perdonare, restare in piedi, rimboccarsi le maniche e fare di un matrimonio “triste e infelice” la palestra in cui imparare ogni giorno a guardarsi con occhi nuovi. Gesù nell’Eucaristia mi ha insegnato a non spegnere il lucignolo fumigante, a conservare un rapporto rispettoso e sereno con mio marito, specialmente in certi momenti di incomprensione, con quel figlio di cui non condivido le scelte, con quel parente difficile, con quel vicino litigioso».
Donazione totale
Scrive mons. Giuliodori che nell’Eucaristia «è racchiuso il codice genetico dell’amore coniugale cristiano». Infatti essa è il segno tangibile di «un corpo donato»; così anche il matrimonio comporta il dono del proprio corpo al coniuge. Quando gli sposi sanno amarsi, ascoltarsi, essere attenti, delicati, rispettosi tra loro, allora anche l’intimità fisica diventa il segno di questa donazione totale che investe l’esistenza fino a poter dire all’altro: «Io mi dono totalmente a te, come ha fatto Gesù per me».
Tuttavia bisogna aggiungere che, pur avendo un rapporto particolare con l’amore tra due sposi, l’Eucaristia è stata istituita per tutti, sposati e vergini, persone di tutte le età e condizioni sociali, culture e razze. Essa ci rivela «l’amore infinito di Dio per ogni uomo» e aiuta ogni essere umano a non chiudersi in sé stesso, ma ad aprire il cuore su tutta l’umanità. Gesù ce l’ha lasciata perché possiamo diventare fratelli e realizzare il suo desiderio profondo: fare di tutti una sola famiglia.