Etiopia: una nazione che cambia
Una nomina senza precedenti, quella di Meaza Ashenafi. Ad annunciarla è il primo ministro Abiy Ahmed, il leader etiope che ha voluto una maggiore rappresentanza femminile nel suo governo. «Questo è un onore e un privilegio – ha dichiarato Meaza in un’intervista alla BBC -. Questo tipo di opportunità non arriva ogni giorno e questo è un nuovo capitolo per il nostro paese mentre attraversiamo una trasformazione».
Un’Etiopia che cambia sotto la spinta del primo ministro Abiy Ahmed che ha inteso dare uno slancio al radicale programma di riforma del suo Paese decidendo che il 50% dell’esecutivo di Addis Abeba fosse composto da donne. Un segnale importante per tutta l’Africa, che nel periodo postcoloniale ha visto affermarsi un modello patriarcale dei ruoli nella politica, con la conseguente emarginazione delle donne.
«Il Parlamento etiopico ha approvato all’unanimità la candidata. La marcia dell’Etiopia verso la parità di genere nelle posizioni chiave di leadership continua senza sosta. Congratulazioni! #Etiopia – scrive il capo di Gabinetto Fitsum Arega –, Meaza Ashenafi è uno degli avvocati più esperti del Paese e un’importante attivista per i diritti delle donne. È stata la fondatrice dell’Associazione etiopica delle donne e ha ricoperto il ruolo di giudice. Reca con sé un record di competenza ed esperienza, rilevanti per il ruolo che ricoprirà».
Quinta di nove figli, Ashenafi è cresciuta in un villaggio povero a cento chilometri da Addis Abeba. A 17 anni si è trasferita nella capitale per portare a termine gli studi. Laureata in giurisprudenza con una tesi in relazioni internazionali, ha ricoperto diversi ruoli tra cui quello di giudice presso l’Alta Corte dell’Etiopia.
Nel 1995, ha fondato l’Ethiopian Women’s Lawyers Association (EWLA), l’Associazione degli avvocati donne etiopi, che da molti anni opera per realizzare la riforma giuridica e l’informazione sui diritti delle donne e delle ragazze.
Per anni Meaza ha combattuto per il rispetto dei diritti delle donne in Etiopia, denunciando gli stereotipi che le donne devono quotidianamente affrontare nella società. Così aveva commentato le ultime nomine del governo: «Sono cosi contenta che sia stato rotto il ‘soffitto di cristallo‘ e che le mie figlie possano sognare di diventare chiunque vogliano essere in Etiopia».
Nel 2003, è stata insignita del premio Hunger Project Award, vincendo il Grassroots Ethiopian Women of Substance Africa Prize. Due anni dopo, è stata candidata al Nobel per la pace. Ha contribuito a creare, insieme a undici donne etiopi, l’Enat Bank, appositamente pensata per sostenere finanziariamente le donne e, fino al 2016, ne ha presieduto il Consiglio di amministrazione. In un’intervista ad una tv locale, ha attribuito alla sua famiglia il merito di essere diventata quello che è oggi: «La mia lotta per la parità di genere mi è stata insegnata dalla mia famiglia. I miei genitori hanno sempre sostenuto l’importanza dell’educazione e della cultura, anche delle donne. Grazie a mia madre, grande lavoratrice, al suo sostegno e incoraggiamento, oggi sono una donna indipendente».
Ashenafi ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Premio della leadership africana, ed è un membro attivo di diverse organizzazioni di difesa delle donne. È stata anche consulente in materia di diritti delle donne presso la Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite, con sede ad Addis Abeba.