Etica e democrazia

Il libro della deputata Paola Binetti mette l'accento su uno dei nodi più discussi dell'attuale momento politico: il ruolo dei cattolici nei diversi schieramenti parlamentari. I diritti umani, poi, possono essere solo di una parte
copertina del libro Etica e democrazia

Non è certamente un livre de chevet, da leggere prima di addormentarsi. Nella sua introduzione Rocco Buttiglione scrive che questo libro formula una proposta politica, di contenuti ma anche di metodo. Tuttavia per addentrarsi nel testo è fondamentale una premessa sul quando e perché è stato scritto. Esso esprime un travaglio personale, come l’Autrice stessa ha confermato: “ho scritto questo libro in un momento molto particolare. Fino a pochi anni fa facevo il neuropsichiatra infantile, quindi il mio sguardo sulla famiglia è sempre stato quello dal punto di vista della sofferenza dei minori, e il professore universitario; solo da pochi anni il politico e sto vivendo con coinvolgimento sul piano esistenziale l’esperienza politica. Il Partito Democratico era nato da una sfida alta: quella di una sintesi tra la cultura cattolica e la sinistra, poi ha mostrato una rinuncia a tale sintesi. Perché la sfida alta non è riuscita? Che cosa è mancato? Questo libro riflette questi passaggi anche personali.

Da qui le prime pagine del volume, i diversi nomi della laicità, di definizione del concetto di laicità e di riflessioni su di essa. C’è la tendenza ad accusare i cattolici di non pensare con la propria testa, di essere sudditi di uno Stato straniero oltretevere. Ecco perché il bisogno di condividere i tanti nomi della laicità: libertà, responsabilità, fedeltà, coerenza, studio dei problemi, rigore… tante cose profondamente laiche. È un valore eminentemente civile, è una categoria dello spirito e della mente, non ideologia”.
Centrale nel libro è il tema dei diritti umani. Questo – afferma l’Autrice – è il tempo dei diritti umani, declinati con la parola universale. Ma i diritti sono universali o solo la dichiarazione? Diritti che sono di tutti, in tutti i tempi? Possono essere frutto di una contrattazione? Dobbiamo ritrovare un concetto di natura. Facendo riferimento alla natura dell’uomo, che cosa fa la differenza fra la dignità dell’uomo e quella degli animali? Il concetto dei diritti dell’uomo è precristiano. Perché definire il matrimonio l’unione di un uomo e di una donna e dire no anche alla poligamia?
È eloquente il rimprovero ai credenti di avere smesso di studiare e ridotto le convinzioni a slogan, invece di “espandere gli spazi della nostra ragione” per dirla con le parole di Benedetto XVI.

Posto che i diritti sono universali, qual è però il fondamento? Se i diritti sono universali, ne consegue che ci deve essere un riferimento universale che bisogna elaborare. Da dove ricominciare? Dallo studio della dottrina sociale della Chiesa, partendo dalla prima enciclica sociale, la Rerum Novarum, e dalle successive fino alla Caritas in Veritate. In esse non c’è nulla di moderato, di bromuro delle coscienze dei cattolici, nulla di comodo, che giustifichi la passività, che non solleciti a non farsi gli affari propri ma a complicarsi la vita. Differente è l’opinione di Ernesto Galli della Loggia nella prefazione, che contesta la funzione della dottrina sociale della Chiesa riconosciuta invece dall’Autrice.

L’ultima parte del libro conferma che esso è pensato soprattutto per le persone con cui l’Autrice condivide i valori cristiani, “perché non riusciamo a scrollarci di dosso la tiepidezza, anche a essere scomodi”. L’approccio è più interrogatorio nei confronti dei cattolici su alcune questioni: una è il tema dell’unità dei cattolici in politica. La presenza dei cattolici in politica prima era in un partito unico, poi è stata in partiti diversi e oggi? La domanda cruciale è soprattutto il come deve essere.

Purtroppo ora c’è più che altro una presenza frammentata in molti partiti, in cui si è minoranza, ma d’altronde essa è espressione di una frammentazione a monte, a volte anche ecclesiale, del mondo cattolico. Il punto è che essi devono essere rigorosi e coerenti a desta, a sinistra, al centro. Il rischio è la secolarizzazione, che è l’opposto della passione. Non si può rinunciarvi per ossequio ai partiti. Non sappiamo quale sarà l’articolazione partitica, ma sappiamo cosa e come fare: raggiungere il difficile equilibrio tra ‘lampada sul moggio’ e ‘lievito che si dissolve’, per usare espressioni del Vangelo.
Troppi spunti nel libro per affrontarli tutti. Per concludere si può notare tra le righe la critica al bipolarismo che ha contribuito allo svuotamento dei valori classici della nostra storia, da riscoprire sia da parte di chi ha fede, sia di chi non ha fede. Alcuni cattolici hanno fatto propria l’utopia berlusconiana, altri cattolici quella di una sinistra che sapesse accogliere i valori cristiani. A parte ciò, come il bipolarismo non è l’unico sinonimo di democrazia, così non è il problema principale; ma lo è il modo con cui l’abbiamo vissuto: conflittuale e povero di idee, alla ricerca di un leader salvatore.

Siamo come ai tempi della Rerum Novarum: allora cambiò tutto con la rivoluzione industriale, oggi con la globalizzazione. Sono momenti difficili e intriganti insieme, ma ora con una difficoltà in più: alla fine dell’800 i parametri profondi erano maggiormente condivisi rispetto all’epoca attuale della nostra società liquida, in cui si parla dei valori dell’uomo ma è un concetto totalmente disgregato, è difficile trovare i fondamenti per affrontare i cambiamenti del tempo presente e interpretare la società odierna e i suoi problemi in Italia, in Europa e nel mondo intero.
Il mondo cattolico è diviso tra chi privilegia i cosiddetti valori non negoziabili e chi la cosiddetta etica della carità, il sociale. Occorre ricomporre questa discrasia che ha avuto a che fare più con la politica che con la nostra fede.

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