Ethnicus, per conoscere il vicino di casa
A Castiadas, in Sardegna, il festival delle culture migranti ha fatto incontrare isolani, rom, africani e tanti altri attraverso le arti
Si chiama Ethnicus il festival delle culture migranti che si è svolto a Castiadas, sulla costa sud orientale della Sardegna, a due passi da Costa Rei e da Villasimius.
L’idea nasce nel 2005 con la creazione di un festival che non fosse la solita rassegna di gruppi folcloristici invitati da lontani Paesi esotici, ma l’occasione per chiedere al vicino di casa di parlare della sua cultura, di mostrare le sue arti, le sue danze, le sue gioie, le sue preoccupazioni, le sue speranze. «Far conoscere la nostra cultura e contemporaneamente conoscere le culture wolof, rom, slave, latinoamericane, cinesi – dicono infatti gli organizzatori – molto spesso significa conoscere il proprio vicino di casa».
Nella prima edizione, a Selargius nel 2005, sul palco di Ethnicus si sono alternati artisti, musicisti e attori sardi, italiani, africani, islamici, europei. Nella sala convegni sono intervenuti video reporter e studiosi, giornalisti e operatori socioculturali, economisti e sociologi, mentre letture di poesie e racconti si sono insinuate fra le esposizioni di artigianato e le degustazioni di cous-cous, kebab e altri piatti provenienti dalle diverse tradizioni.
«Ethnicus, attraverso le arti, vuole creare un rapporto tra diverse culture. Il tema di quest’anno è le nuove periferie – ha affermato Giuseppe Boy, nel corso della presentazione alla stampa –. Quest’anno il programma vuole analizzare la trasformazione e le difficoltà di integrazione nelle nuove periferie urbane e sociali». Le periferie sono per eccellenza i luoghi delle sperimentazioni, ed in questo senso gli artisti che si sono esibiti rappresentano i portatori del nuovo. «Nelle periferie – ha detto Rocco de Rosa, direttore artistico della manifestazione – si sperimentano nuovi modi di stare assieme e la musica è il vettore principale per veicolare queste novità».
Ethnicus è promosso e organizzato dall’associazione Pensamentus, che durante le varie edizioni ha avuto la collaborazione di varie altre associazioni e cooperative. Il Festival delle culture migranti non sarebbe potuto andare avanti senza la preziosa partecipazione di sponsor privati e di enti pubblici che hanno sostenuto il lavoro degli organizzatori.
Tra le novità di questa edizione il concerto rap de “El General”, la voce della rivoluzione tunisina, “Chadal in concerto”, la più grande orchestra sardo-senegalese, senza dimenticare una tavola rotonda sul tema “Città meticcie, nuove architetture dell’integrazione” e una drammaturgia collettiva dal titolo “Luntano Ammore”, passioni sussurrate di anime migranti di e con Canio Loguercio, Giuseppe Boy, Lidia Riviello e Rocco De Rosa. Secondo gli organizzatori le cosiddette culture “altre”, “diverse” usano lingue e linguaggi diversi per dire le stesse cose che dicono tutti gli uomini.