Eterno Roger Federer
I numeri di una leggenda
Roger Federer continua a essere l’incontrastato re del tennis: per classe e varietà di colpi, per il suo stile e la sua capacità di riscuotere applausi e consensi trasversali. Il tennista svizzero ieri ha costruito l’ennesimo successo di una carriera senza eguali, battendo in finale Marin Cilic con il punteggio di 6-3, 6-1, 6-4. Una pratica liquidata in un’ora e 41 minuti: un successo largo, mai in discussione e sicuramente reso più facile dalle precarie condizioni fisiche di Cilic, rese evidenti dal suo pianto a bordo campo sullo 0-3 nel secondo set. Un fastidio alla pianta del piede ha tarpato le ali al croato, limitando in maniera significativa la sua varietà di colpi.
Questo, però, non può né deve diminuire la portata della vittoria di Federer che, dopo aver annullato una palla break nel quarto game del primo set, ha preso in mano il pallino del gioco fino alla fine, non rimettendo mai in discussione l’esito dell’incontro. Quello di ieri è l’ottavo trionfo di Federer a Wimbledon, il tempio del tennis: l’atleta di Basilea stacca così Pete Sampras e William Renshaw. Adesso sono 19 i titoli vinti negli Slam (i quattro principali tornei del circuito professionistico – Australian Open, Roland Garros, US Open, Wimbledon): Federer, fra l’altro, è il primo a vincere a Londra senza perdere neanche un set dal trionfo di Bjorn Borg nel 1976, diventando anche il più anziano vincitore di Wimbledon dell’era Open (dal 1968). Numeri che rendono appieno la grandezza di un tennista che, col tempo, sembra addirittura migliorare.
Lo stile di Re Roger
Elegante in campo, garbato fuori. Federer non smentisce il suo stile da gentiluomo e, non appena conclusa la finale, dedica parole al miele al suo avversario. Nella classica intervista che segue la consegna del trofeo, infatti, il primo pensiero è riservato a Marin Cilic: «È crudele giocare in quelle condizioni in una finale così importante, ma ha lottato come un leone. È un eroe, devo fargli i complimenti per il grande torneo che ha giocato. Deve davvero essere orgoglioso di quello che ha fatto e di dove è arrivato. È davvero speciale giocare una finale qui: oggi ha fatto quello che ha potuto – ha concluso Federer – ma ha giocato un grande torneo. Deve essere orgoglioso di ciò che ha fatto: potrà fare grandi cose in futuro». Pensieri e parole di un campione garbato che non esita a definirsi «un ragazzo normale, che sognava solamente una dignitosa carriera da tennista».
Il futuro
Le lacrime, ieri, hanno idealmente unito sconfitto e vincitore. Se quelle di Marin Cilic erano amare, resosi conto del dolore causato dall’infortunio e della relativa possibilità di non competere col rivale, la commozione di Federer era di pura gioia. L’elvetico non ha retto al pianto vedendo i figli più piccoli, per la prima volta accanto alla madre e alle sorelle. Una forza, quella della famiglia, che lo aiuta a guardare avanti con serenità. «Spero di tornare qui a difendere il titolo l’anno prossimo. È speciale avere i figli qui accanto a me: per la nostra famiglia questo è un momento stupendo».
Non è facile programmare il futuro alla soglia dei 36 anni, ma re Roger ci prova: «Non ho problemi fisici – ha dichiarato alla stampa – ma onestamente alla mia età non si può avere nessuna certezza. Di sicuro vorrò essere in campo all’Open degli Stati Uniti a settembre: se sono al 100 per cento della forma posso ancora vincere altri Slam. Tutto è possibile». Un Federer che non pensa minimamente al ritiro, visto anche il suo magico 2017 che, oltre a Wimbledon, lo ha già visto trionfare agli Open d’Australia: «Posso pensare di giocare anche a 40 anni, se la salute me lo permetterà». Pensieri e parole di un campione infinito».