Estate romana
Festival Euromediterraneo a Villa Adriana. Con la luna che occhieggia fra le Grandi Terme, Montserrat Caballé sembra Norma. Potenza d’emissione, bellezza del fraseggio, filati e pianissimi dolci: non pare sia in carriera dal 1965. Montserrat è una autentica “diva”: ma per carisma personale, non per lancio da star system. Qui è Cleopatra, nell’opera postuma (1914) in quattro atti di Jules Massenet – riscoperta da E.Castiglione e voluta dal soprano -, in forma di concerto. Un lavoro che, nonostante alcuni stereotipi (il preludio, le danze), si volge in un crescendo fino al quarto atto “della morte”: qui l’abbandono lirico-drammatico si carica di melodia sognante e di un’orchestrazione raffinatissima (che già guarda a Debussy e ai dolori mahleriani). Si sente il creatore di Werther e Manon. I toni vaporosi precedenti si raggrumano soavemente, nella poesia del sentimento estenuato, “tardoromantico” (come un Antonio e Cleopatra scespiriani rivisti in chiave “impressionista”): ma sempre sentimento di un amore che pare realizzarsi compiutamente solo nella morte. Un cammino simile al Puccini di Turandot, anche se con voce propria. Nel cast con la Caballé si sono notate delle giovani promesse: Filippo Bettoschi (Marco Antonio) bella voce di baritono, Montserrat Martì (Octavie) soprano slanciato e lo Spakos di Nikolai Baskov, voce chiara e sicura. L’Orchestra del Mediterraneo Unito, guidata con attenzione al canto da Miguel Ortega, ha evidenziato le sonorità “dissolventi” in un lavoro mai presentato in Italia, a novant’anni dalla nascita. Successo di pubblico per una coraggiosa operazione culturale ed artistica, da far conoscere. Pianoforte al chiaro di luna Notturno nei giardini dell’Accademia Filarmonica Romana: pace del corpo e dello spirito, con giovani e già affermati virtuosi, come il palermitano Giuseppe Andaloro e la napoletana Giorgia Tomassi.Andaloro spazia da Händel ad Haydn e poi Ravel e Liszt: cesellatore controllato nei primi due, si lascia andare in Ravel (Ondine) ed esplode in Liszt (Rapsodia n.12) con fuochi d’artificio virtuosistico e passione pura dei suoi vent’anni. La Tomassi presenta un tutto Chopin (Preludio in do diesis min., Sonata n.3, Polacca n.6) centrato sull’espressività: niente smancerie, ma la “dolce virilità” chopiniana col giusto furore e il fraseggiare ondulato: già un esser dentro a Chopin, decisa, anche se in punta di piedi. Pubblico entusiasta, iniziativa – in collaborazione col Festival dei Presìdi – da ripetere e, possibilmente, da ampliare. Caracalla Festival Grande direttore, grande orchestra. Yuri Temirkanov, 63 anni, asciutto nel fisico e nel gesto, esplora il Narciso- Cakovskij della Quinta Sinfonia: così moderno fra nonchalance (ma sarà vera?) e pezzi di vetro della sua anima “sbilanciata”. Una lettura controllata delle sonorità, delle dinamiche, dei cromatismi, cioè di quel tutto-anima e tutto-fuoco che è ? Cakovskij quando un direttore sa cosa c’è dietro la bellezza melodica e strumentale del Nostro: cosa che l’orchestra ceciliana in gran forma ha compreso, attuato, rendendo “unica” la gioia del pubblico. Nei Quadri di una esposizione di Musorgskij- Ravel, Temirkanov ha suscitato sonorità “espressionistiche” (tipico il gesto “a ondate” della mano sinistra) meno occidentali e più russe; con la partecipazione totale dell’orchestra. Che, quando ha davanti un vero artista, dà il meglio e, come il pubblico, prorompe in una ovazione meritatissima. Musica per il fai Raccolta di fondi per la conservazione delle proprietà del Fai mediante concerti eccezionali a ottobre: Cecilia Gasdia il 2 a Pavia, Orchestra Glenn Miller a Verona(10) Reggio Emilia (11) Varese il 12 e Ascoli il 13. Evento il 20 a Roma a S.Maria degli Angeli per Riccardo Muti e la Filarmonica della Scala. novellamirri@ inwind.it