Estate in musica
Montepulciano
Certo, contemplare nella medesima serata la centralità perfettamente rinascimentale del Tempio di san Biagio e l’esecuzione al suo interno dell’opera di Henry Purcell Dido and Aeneas è uno di quei momenti che rimangono indimenticabili. Una regia misurata, più per simboli che per dinamismo drammatico, di Michael Kerstan che ha firmato pure i costumi, le luci evocative di Renato Vadalà hanno contribuito a creare l’atmosfera giusta per la scena, tratta dall’Eneide virgiliana, molto rappresentata in età barocca anche a livello figurativo, dell’eroe in partenza e della regina addolorata e prossima alla morte.
Sospiri, amori, deliri, ardori, il dramma finale dopo il bellissimo lamento di Didone e lo sgomento di Enea, eroe patetico, tutto è riassunto in una musica che sa essere dolce e diabolica – le streghe, il destino –, e insieme flautata in arie delicate e cori fascinosi. L’opera è straordinariamente bella e purtroppo poco conosciuta.
Bene ha fatto il festival a presentarla in una esecuzione magnifica. Oltre al suono così naturale del Modus Ensemble diretto con “furia” giusta da Mauro Marchetti, il plauso va al coro di giovani, voci stupende – i bassi in particolare-, affiatate e alla compagna di canto ove la Didone di Sabrina Cortese e la Belinda di Giulia Manzini eccellevano insieme all’Aeneas di Antonio Orsini.
Ma l’interpretazione nel suo complesso è apparsa unitaria, equilibrata e molto godibile. Si direbbe una (ri)scoperta della grandezza, nel 1689, di Purcell e della sua attualità.
Caracalla
Tifo da concerto rock per signore molto libere e giovani fan, tra urla fischi battiti di mani eccetera, alle romane Terme di Caracalla per la prima volta del duo violoncellistico, ormai celebre dappertutto. Sono musicisti veri i due trentenni, lo sloveno Luca Sulic e i l croato Stjepan Hauser, diplomati a pieni voti, diffusi in rete e in cd tanto che anche Elton John ha voluto collaborare con loro. Tecnica spaventosa, musicalità da vendere, miscela di rock leggero pop e classico così astuta (un brano di Michael Jackson c’è sempre) da dar vita a temi del tutto nuovi, rivisitando l’antico e facendo apparire contemporaneo.
Tra le rovine, il furore delle luci, le sonorità stratosferiche, e loro due che si divertono da matti a suonare, pizzicare, scivolare, dardeggiare le corde con l’archetto impazzito in ritmi scatenati ed improvvise suadenti dolcezze, il concertone diventa una festa. Il duo si scatena, le barbette nere svolazzano, gli occhietti maliziosi sanno tenere desta l’attenzione, anche perché sanno muoversi molto bene sul palco, gigioneggiano ma sono terribilmente simpatici.
Eccoli a concedere bis a non finire, stremati ma felici a chiudere con un Bach sognante, da ninna nanna, ma con quanto cuore. Questi due personaggi sanno che il violoncello è la voce calda del cuore, non solo ritmo. E, astutamente, lo fanno provare.