Essere padre

«Nell’ultimo numero di “Città Nuova” si parlava del Nobel per la Medicina a Robert Edwards, il papà virtuale di quattro milioni di bambini. Siamo rimasti sconcertati: di figli ne abbiamo solo due, ma tra la scuola, lo sport, lo sforzo di scollarli dal computer e tutto il resto, nel rapporto con loro c’è ben poco di virtuale… Ci siamo chiesti: cos’è la paternità?». A.B.
Famiglie

Nella paternità e maternità sono in gioco la capacità riproduttiva della persona, gli aspetti affettivi che la legano ad altre persone, la responsabilità educativa, l’impegno sociale ed economico dell’adulto verso il bambino fin dal suo affacciarsi alla vita nel grembo materno.

Paternità e maternità esprimono la vocazione all’amore, la rendono possibile nella storia individuale e della famiglia umana, attraverso l’esperienza della comunione. Esse, infatti, si richiamano a vicenda: dove ci sono padre e figlio, c’è sicuramente una madre, e viceversa.

In terzo luogo, il rapporto padre-figlio coinvolge i protagonisti in una relazione che inevitabilmente segna tutta la vita, anche quando le circostanze la rendono problematica o addirittura drammatica: una morte prematura, un conflitto grave, perfino lo spettro della violenza.

Non si può quindi identificare la paternità con la fusione tra una cellula riproduttiva maschile ed una femminile, comunque ottenuta. Soprattutto oggi, si soffre di una certa crisi della figura paterna e si vorrebbe rivalutarne il valore di orientamento delle nuove generazioni al bene sociale. Non si tratta di tornare al vecchio paternalismo, né al modello negativo del “padre padrone”, ma di ricercare tutti un nuovo stile di condivisione di progetti e responsabilità, nella famiglia e nella società.

 

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