“Essere-nell’altro”. Pericoresi trinitaria e teoria delle sfere di Peter Sloterdijk

 

 

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In his work Spheres, Peter Sloterdijk takes up the question of existential philosophy: «Where are we when we say that we are in the world?» And he replies that we are in “bubbles”, spheres where we build, protect ourselves and change. Human life always self-organizes by creating protected spaces. To live is to create spheres, spaces of relationship, climates and atmospheres. The experience of space is the primary experience of existence. “Spheres” does not mean a neutral space, but an animated and lived one, the receptacle where we are immersed. There is no life without spheres. Space is the primary experience of existing. Being is “being-in” which must be understood as «the coexistence of something with something in something». Sloterdijk raises the question of “being-in” from the perspective of Trinitarian dogma and the theological reflections ranging from the Cappadocian Fathers to the Middle-Ages.

Nella sua opera Sfere, Peter Sloterdijk riprende la domanda della filosofia esistenziale: «Dove siamo quando diciamo che ci troviamo nel mondo?» E lui risponde che noi ci troviamo, o meglio, "siamo" in bolle, ambiti in cui l’uomo si costruisce, si protegge e cambia. La vita umana si auto-organizza sempre creando spazi protetti. Vivere è creare sfere, spazi di relazione, climi e atmosfere. L’esperienza dello spazio è l’esperienza primaria dell’esistenza. La sfera non è uno spazio neutrale, ma uno animato e vissuto, il ricettacolo in cui siamo immersi. Non c’è vita senza sfere. Lo spazio è l’esperienza primaria dell’esistere. Essere significa “in-essere”, inteso come “coesistenza di qualcosa con qualcosa in qualcosa”. Sloterdijk proporre la questione del “in-essere” a partire dal dogma trinitario e dalla riflessione teologica nei tempi dei padri cappadoci fino al Medioevo.

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