Essere “custodi digitali” dei propri figli
Le sfide che il digitale pone nell’educazione dei bambini sono molte, e in più occasioni abbiamo dato spazio a queste tematiche su Città Nuova. Tra le tante iniziative in questo senso c’è da segnalare quella di Custodi digitali, che unisce pediatri, genitori e insegnanti; un progetto coordinato da Mec – Media educazione comunità con numerosi partner tra cui la Società italiana delle cure primarie pediatriche (Sicupp), il Tavolo educativo don Lorenzo Milani, il Movimento di volontariato italiano del Friuli Venezia Giulia, con il cofinanziamento della Regione Fvg e del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Si tratta di un progetto di educazione digitale familiare che mira a favorire il benessere del bambino rispetto all’utilizzo degli schermi fin dai primi anni di vita, con il coinvolgimento attivo dei pediatri: è infatti stato sviluppato nel 2020 in collaborazione con i pediatri della provincia di Pordenone, gli Ambiti socio assistenziali di Maniago e di Azzano Decimo e il Tavolo Don Milani. Nella prima fase (2019-2020) il progetto ha prodotto manifesti e schede informative con indicazioni su come utilizzare gli schermi nelle diverse fasce di età, che i pediatri di famiglia hanno distribuito a tutti i genitori che hanno incontrato in studio per i bilanci di salute. Inizialmente sono stati coinvolti i pediatri del pordenonese, raggiungendo oltre 9.000 famiglie; mentre nella seconda fase (2021-2022), grazie all’interessamento della Regione con uno specifico finanziamento, è stato possibile estendere la sperimentazione a tutto il territorio regionale e avviare un gruppo regionale permanente “Custodi Digitali della prima infanzia”, composto da educatori di nidi e scuola dell’infanzia, a cui è rivolto un programma di formazione dedicato. Questa seconda fase è ancora in corso (verranno a breve pubblicati i materiali per l’anno scolastico 2023-24).
Il sito si divide in diverse sezioni – pediatri, nidi e scuole d’infanzia, genitori, docenti – fornendo materiali utili a ciascuna di queste categorie; il tutto diviso per fasce d’età, da quella 0-6 mesi fino a quella 11-14 anni. Per quanto riguarda le linee guida per genitori, ad esempio, si inizia con suggerimenti come lasciare il bambino libero di muoversi, perché è così che nei primi mesi e anni di vita il piccolo impara, invece che davanti ad uno schermo; approfittare del tempo a tavola per stare insieme, spegnendo tv e telefoni; introdurre gradualmente pochi minuti di cartoni animati a partire dai due anni, guardandoli insieme al bambino per stimolare una sua partecipazione a quanto vede; ascoltare musica e leggere libri, lasciando YouTube e affini ad un’età più avanzata. Si suggeriscono anche alcuni giochi da fare in alternativa alla visione dei cartoni, come travasi, bottiglie sensoriali, ceste con oggetti di materiali diversi da esplorare; e anche alcuni cartoni da guardare, appunto perché la tv comunque esiste, e quindi è importante imparare ad usarla bene – senza contare che, come si afferma ironicamente in diversi meme sui social, «Numerosi studi dimostrano che il fatto che un bambino piccolo passi molto tempo davanti ad uno schermo…consente alle madri di riuscire finalmente a fare qualcosa».
Più “scottanti” sono naturalmente le fasce d’età più avanzate, soprattutto nella preadolescenza: qui viene proposto ad esempio un “contratto” tra genitori e figli che definisca le regole di utilizzo dello smartphone, tra cui sistemi per il controllo delle attività online dei minori (come apposite app, ma anche il dialogo diretto), e l’alternanza tra uso del telefono ed altri passatempi (anche qui non mancano le proposte per giochi coinvolgenti adatti a ragazzi un po’ più grandi). Non mancano approcci “creativi” all’utilizzo dello smartphone, come per scattare ed elaborare foto, registrare suoni e voci.
Il tutto, appunto, nella convinzione che «i media digitali sono nostri compagni di viaggio, e sono diventati una presenza costante e necessaria della nostra vita quotidiana, soprattutto durante il periodo dell’emergenza sanitaria. […]. I nostri figli arrivano a contatto con gli schermi molto presto e hanno bisogno di essere accompagnati».