Essenziale nella coppia: la gratitudine
Il Natale è foriero di bilanci, riflessioni e raccolta di ciò che abbiamo seminato nella nostra vita. È un barlume di speranza idealizzato, fin dall’antichità, come una luce nel buio inverno. In questo periodo si rivive l’essenziale, o almeno ci si prova, nel pensiero, nella vita e nell’agito. Il termine “essenziale” è tanto bello quanto complesso da comprendere a fondo.
Il Natale appena trascorso è stato differente dalle solite festività a causa del distanziamento sociale indotto dalle precauzioni anti-Covid19. Non abbiamo potuto, infatti, trascorrere del tempo con le persone a noi care, perché geograficamente distanti, e non abbiamo potuto abbracciare parenti e amici, ma non per questo dobbiamo scivolare in una cupa mestizia generalizzante, bensì resistere e trovare nuove strade perché «c’è sempre una soluzione ad ogni problema» come insegna lo psicoterapeuta Wayne Dyer.
Fatico quanto voi a comprendere il senso di una soluzione, sempre e comunque, a tutti i problemi, ma credo che sia fondamentale innanzi tutto vivere e riscoprire un atteggiamento di «gratitudine» verso il mondo, oppure quanto meno provare ad essere grati. Il poeta inglese William Blake diceva: «La gratitudine è il paradiso», e non aveva torto. Mi spiego meglio.
Chi è immerso nel sentimento della gratitudine avverte ogni cellula del proprio essere dire «grazie», e anziché recriminare e protestare diventa un tutt’uno con ciò che è dato.
Si è colpiti dall’intensità emotiva della gratitudine, dalla bellezza di questo sentimento, ma quest’ultimo è solo l’aspetto più visibile della gratitudine. In realtà esso è, prima di tutto, un’operazione della mente: consiste nel riconoscere il valore di ciò che la vita ci offre. Quello che prima non aveva valore adesso ce l’ha e le emozioni sono libere di esprimersi.
Spesso trasciniamo la vita ignorando ciò che di bello presenta, e viviamo all’insegna dell’evidenza nascosta. La capacità di discernere il valore anche in situazioni umili è essenziale per essere felici. Esistono persone che sembrano aver avuto tutto dalla vita ma sono ugualmente scontente, perché non colgono la bellezza di ciò che hanno e si concentrano su ciò che vorrebbero o sulla propria insoddisfazione.
Ci sono altri, invece, che vivono la gratitudine sebbene siano meno fortunati e, nonostante ciò, apprezzano le cose semplici come un sorriso, una bella giornata di sole, la salute che molti danno per scontata ma che mai come in questo periodo è di prioritaria importanza.
La possibilità di essere grati ci è concessa in ogni momento della nostra vita, ma spesso perdiamo questa opportunità, e ciò accade perché per essere grati bisogna essere privi di difese, orgoglio e pienezza di sé, aperti a quello che la vita ci mostra, accogliendo tutto ciò che accade dentro e fuori di noi senza giudizio. A questo proposito ricordo una frase emblematica di John Lennon che recita: «La vita è quello che ti succede mentre sei impegnato a fare altri programmi». Credo fermamente che questa frase sia la più rappresentativa della pandemia mondiale da Covid-19: ci hanno privati della nostra routine, dei nostri programmi e dei progetti di vita, ma non della speranza e della gratitudine per ciò che invece abbiamo, ed è proprio con questi elementi che dobbiamo andare avanti.
Bisogna essere sempre ottimisti e grati per ciò che ci circonda? Dovrei esser grato al vicino di casa molto rumoroso, o al figlio che viene bocciato a scuola, o al vigile che mi ha appena fatto una multa…? E come la mettiamo con i mali del mondo con cui conviviamo, come guerre, povertà, etc.? In realtà la gratitudine non significa godersi i propri piaceri dimenticando tutti gli altri. Questo sentimento nasce solo dove prende forma la coscienza del male, dove c’è compassione o partecipazione, altrimenti non è gratitudine, ma consumismo.
Il paradosso della nostra società vuole che se ogni cosa va per il verso giusto, finiamo col dare per scontato ciò che c’è di bello, e non apprezziamo più, come potremmo, i regali che la vita ci fa. Diventiamo come bambini viziati che hanno ricevuto tanti regali e si annoiano, mentre sono proprio i drammi della vita ad aprirci alla gratitudine. E qui subentra il paradosso: guarire da una malattia ci fa apprezzare la salute, far pace col partner ci fa apprezzare l’amore reciproco che ci caratterizza. Diciamolo a bassa voce e non auguriamolo a nessuno, ma sembra che gli scossoni a volte ci rigenerino.
In una coppia è di fondamentale importanza cogliere il sentimento della gratitudine, perché ci permette di vedere l’altro come complice e non come minaccia. La gratitudine aiuta a renderci alleati contro un mondo che spesso non riusciamo a comprendere ma di cui facciamo parte fino in fondo. L’amore di coppia e non promana dal ringraziare sempre per quel rapporto che hai e che alle volte, forse, non ti soddisfa pienamente. Oggi abbiamo bisogno più che mai di ritrovare quei rapporti intimi che ci fanno stare bene e ci aiutano ad affrontare le difficoltà quotidiane rimanendo a casa, in sicurezza, il più possibile.
L’accoglienza reciproca in una coppia è una qualità immancabile, poiché si tratta di essere grati di come il proprio compagno/a è, senza aspettarsi di cambiarlo/a. A tal riguardo valga come esempio la metafora secondo cui «tutti i carciofi hanno foglie che vanno scartate. Il solo modo di gustare il carciofo è ammucchiarne gli scarti e ignorarli, ed essere «grati per quella graziosa, deliziosa, morbida base delle foglie».
Lo psicologo statunitense John Gottman afferma che ciò che può far funzionare una coppia è sorprendentemente semplice: le coppie felici non sono più intelligenti, più ricche o psicologicamente più astute delle altre, ma sono quelle che nella loro vita quotidiana hanno trovato una dinamica che impedisce alle sensazioni e ai pensieri negativi che provano per il partner (li hanno tutte le coppie…) di soffocare le sensazioni e i pensieri positivi. Hanno ciò che si definisce un rapporto intelligente, basato su una profonda amicizia, dove per amicizia si intende il rispetto reciproco e il piacere di passare il tempo insieme soprattutto in questo periodo dettato dall’esigenza di trascorrere il tempo tra le mura domestiche senza tante vie di fuga.