Esposito: Sì tav, è strategica per l’Europa

A corredo del primo piano pubblicato sul numero 17 della rivista Città Nuova, dopo aver dato voce a chi non vuole la costruzione della linea ad alta velocità Torino-Lione, adesso parla chi invece in quest'opera ci crede: intervista a Stefano Esposito (Pd), assessore ai Trasporti del Comune di Roma, che dal 2001 ha sostenuto progetti a favore della tratta
Il cantiere della TAV Torino-Lione

Perché sì Tav e perché quest’opera continua a generare discordia?
«Sì alla Tav, e non potrebbe essere altrimenti, perché stiamo parlando di un’opera importante e strategica, per Italia, Francia e non solo, che è stata ratificata più di una volta nelle sedi opportune. Si tratta di un’infrastruttura che produce sviluppo, rilancia l’economia, senza tralasciare l’aspetto ambientale: si diminuisce il traffico su gomma spostandolo su ferro che, notoriamente, inquina sei volte in meno».

 

Tre vantaggi per l’Italia e qualche nodo critico.

«Il nodo critico è stato sicuramente il primo tracciato, assai impattante, e il rapporto con il territorio. Da allora però è stato modificato ben sei volte. I vantaggi per l’Italia sono molteplici: in primis, come detto prima, ci sono dei benefici dal punto di vista ambientale; inoltre il trasporto su ferro è indubbiamente più rapido e sicuro. Dal punto di vista economico, la Tav, con tutto l’indotto collegato, facilita la ripresa economica e crea occupazione, non soltanto per la costruzione dell’opera, ma anche, in futuro, per la gestione delle infrastrutture ferroviarie».

 

 

Perché quest’opera continua a generare conflittualità? Cosa non sta funzionando nei rapporti con il territorio? Uno dei punti dell’accordo congiunto prevedeva l’accordo delle popolazioni. La Francia è riuscita, l’Italia sembra proprio di no.

«C’è una discrepanza tra l’ordinamento italiano e quello francese che prevede il coinvolgimento diretto dei cittadini. A questo proposito ho presentato una proposta di legge in Parlamento che tende ad equiparare l’Italia alla Francia da questo punto di vista. Fino al 2005 le conflittualità erano di tipo tecnico e riguardavano, dunque, l’opera in sé, successivamente è diventata una conflittualità politica portata avanti da una minoranza pacifica, in balia di veri e proprio professionisti del disordine. Non esiste più il movimento popolare di una volta, lo si evince chiaramente da ciò che succede durante le manifestazioni che iniziano pacificamente, poi sfociano in violenza e atti di teppismo che nessuno ha mai provato ad arginare».

 

 

Sui dati c’è una vera e propria guerra e i no Tav dicono che i tecnici e i politici si rifiutano di partecipare ad incontri pubblici di verifica su costi, utilità, inquinamento. Come risponde?

«In questo caso i tecnici che osteggiano l’infrastruttura sono gli stessi che hanno ostacolato la costruzione della metropolitana di Torino, i parcheggi sotterranei, l’inceneritore e tutte quelle opere che oggi si rivelano fondamentali e strategiche per Torino e per tutto il Paese. Negli anni passati i ‘No Tav’ giustificavano la loro protesta ogni volta con una scusa nuova: l’amianto, l’uranio, le polveri sottili, lo ‘scempio della valle’ ed altre false problematiche che, tecnicamente, sono state smontate dai dati tecnico-scientifici prodotti dagli enti preposti, non dai centri sociali…».

 

 

Quale strategia mettere in campo per favorire un dialogo costruttivo? L’Osservatorio sembra non essere sufficiente e anche gli amministratori tra loro non sempre sono concordi. Sembra che lo Stato abbia perso un pezzo del suo territorio.

«Fin quando l’Osservatorio verrà boicottato ed usato come un mantra o un dogma continueranno a verificarsi problemi. Nell’osservatorio i sindaci ci devono stare e cercare di migliorare la situazione dall’interno. Anche perché devono capire che ormai non è più in discussione la realizzazione dell’opera, ma come riuscire a costruirla al meglio. I sindaci dovrebbero ricominciare ad occuparsi realmente del territorio e quindi a gestire nel migliore dei modi le ricadute di un’opera la cui costruzione è ormai già stata avviata».

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