Si parla tanto di X (Decima) Mas, come nasce e qual è il suo legame col fascismo?
Dobbiamo ritornare ad oltre un secolo fa, alla I Guerra Mondiale, per rintracciare l’origine dei gruppi MAS, acronimo di Motobarca Armata Svan, dove Svan era la sigla della fabbrica che costruiva questi mezzi, almeno dal 1915. Si trattava di piccoli navigli che si infilavano nelle flotte della Marina britannica e francese e facevano delle incursioni devastanti, poi chiamati Motoscafi Armati Siluranti.
L’azione più celebre dei reparti MAS avvenne nella notte tra il 10 e l’11 febbraio del 1918, quando si sviluppò un’incursione a sorpresa nella baia di Buccari, nei pressi di Fiume, per distruggere il naviglio militare e mercantile austriaco che vi si trovava. I MAS 94, 95 e 96, comandati dal capitano di fregata Costanzo Ciano, giunsero nella baia a tarda notte, dopo avere percorso al rimorchio di un torpediniere della Regia Marina l’insidioso percorso tra le coste frastagliate, i canali ristretti e le isole austriache. I siluri furono lanciati contro le quattro navi mercantili alla fonda, che, però, protette da reti antisiluri, non riportarono danni.
Fu in tale occasione che Gabriele d’Annunzio, a bordo del MAS 96, comandato dal capitano di corvetta Luigi Rizzo, lanciò nella baia tre bottiglie contenenti un messaggio di scherno che diede all’azione l’appellativo di Beffa di Buccari. Fu allora che D’Annunzio creò il motto Memento Audere Semper (ricordati di osare sempre).
Le brigate MAS furono ancora presenti nella II Guerra Mondiale, individuate secondo una serie in numeri romani, dalla I MAS alla X MAS. Nel marzo del 1941 il reparto dei mezzi d’assalto della Regia Marina fu denominato X Flottiglia MAS. Numerose furono le azioni militari che furono intraprese con successo, tanto che il 10 giugno 1943, con Regio Decreto, alla X Flottiglia MAS fu conferita la Medaglia d’oro al Valor Militare, con la seguente motivazione.
Erede diretta delle glorie dei violatori di porti che stupirono il mondo con le loro gesta nella prima guerra mondiale e dettero alla Marina Italiana un primato finora ineguagliato, la X Flottiglia M.A.S. ha dimostrato che il seme gettato dagli eroi nel passato ha fruttato buona messe. In numerose audacissime imprese, sprezzante di ogni pericolo, fra difficoltà di ogni genere create, così, dalle difficili condizioni naturali, come nei perfetti apprestamenti difensivi dei porti, gli arditi dei reparti di assalto della Regia Marina, plasmati e guidati dalla X Flottiglia M.A.S., hanno saputo raggiungere il nemico nei più sicuri recessi dei muniti porti, affondando due navi da battaglia, due incrociatori, un cacciatorpediniere e numerosi piroscafi per oltre 100.000 tonnellate. Fascio eletto di spiriti eroici, la X Flottiglia M.A.S. è rimasta fedele al suo motto: “Per il Re e la Bandiera”. Mediterraneo, 1940 – 1943
Dopo l’armistizio di Cassibile, firmato il 3 ma reso noto solo l’8 settembre 1943, con il quale l’Italia si arrendeva alle potenze alleate e diventava cobelligerante, con l’ambiguità che questo status comportò, tutto cambiò. Nel maggio 1943 il comando della X MAS era stato assunto da Junio Valerio Borghese (che nel 1970 sarà coinvolto anche nel fallito colpo di Stato di matrice nera) che, dopo l’armistizio, prima della nascita della Repubblica Sociale Italiana, si offrì di collaborare con i nazisti che, da alleati, erano divenuti improvvisamente occupanti.
Così, nel maggio del 1944, la X MAS, divenne la Divisione Decima, in lettere non più in numero romano, una divisione di fanteria di marina, una milizia che operò con i tedeschi contro le formazioni partigiane. Quando venne formata, la Decima non arrivava a nemmeno 5.000 uomini, laddove una divisione è composta da 20.000 uomini, ma era la sola milizia italiana della quale si fidavano i tedeschi, tanto da coinvolgerla sul fronte di Anzio della linea Gotica. Bisogna osservare che i vari reggimenti e battaglioni che portavano la Decima nel nome erano fuori il controllo di Borghese ma, essendo piccoli, erano utilizzati a piacimento dei tedeschi.
Fu solo nel 1994 che, nel corso delle indagini sulla strage delle fosse Ardeatine, furono scoperti alcuni fascicoli nel palazzo Cesi-Gaddi, a Roma, nei quali erano elencati una serie di crimini di guerra che la Decima aveva compiuto soprattutto nei confronti dei partigiani, con rastrellamenti e fucilazioni sui civili, spesso commessi in collaborazione con le SS naziste. Gli uomini della Decima marchiavano o incidevano sul petto di coloro che torturavano la X della Decima, mentre sui corpi di partigiani uccisi, appesi sugli alberi lungo le strade, veniva loro messo un cartello al collo con la scritta: è passata la Decima.
In tempi recenti, pensiamo ai raduni di estrema destra, dove sventolano bandiere con la X e sono in vendita gadget con lo stesso simbolo. Pensiamo ad Enrico Montesano, che, nel 2022, fu allontanato dal programma televisivo Ballando con le stelle, perché aveva indossato una maglietta con la X. Pensiamo al generale Roberto Vannacci, neoeletto deputato europeo, che, in campagna elettorale, aveva chiesto di mettere una Decima sulla scheda. Pensiamo alla rissa nell’aula della Camera dei deputati, qualche giorno fa, dove deputati del centrosinistra hanno accusato l’on. Domenico Furgiuele, della Lega, di avere simulato la X MAS. Pensiamo che tutto questo accade ad un secolo esatto dal delitto Matteotti.