Queste settimane, costretti in casa, sono state un po' faticose, tra bambini, scuola telematica, genitori. Come funzionerebbe la società se non ci fossero le mamme? (una mamma)
In questo periodo, molti si sono occupati della
fatica dei bambini e ragazzi dovuta al ritiro sociale e alla vita intra-familiare, segregata all’interno delle mura domestiche
Forse è un po’ retorico, antimoderno, antiquato, dato per scontato, ma ritengo importante esprimere ancora un grande
grazie a tutte le donne, le madri, le nonne, le zie, che ancora una volta si sono sobbarcate l’enorme
peso educativo dovuto alla cura di figli, nipoti e anziani.
Inutile fare l’elenco delle disparità sui luoghi di lavoro, nei posti di governo e di comando, nella Chiesa stessa, fra l’uomo e la donna, dove chi subisce e viene spesso
discriminata è proprio la donna. Molte donne, oltre al lavoro, si sono trovate ad essere insegnanti, maestre,
baby sitter, oltre che mamme e mogli, in una società che, anche se a parole si professa democratica e egualitaria, nei fatti non lo è.
Questa
disuguaglianza nei fatti si è mostrata più acuta in questi momenti ove era necessario darsi da fare concretamente per i figli, ma soprattutto
gestire psicologicamente l’ansia dovuta all’inevitabile chiusura sociale che ha comportato maggior contatto e dialoghi obbligati. Sappiamo che sin da piccolo il bambino proietta sulla madre l’ansia della crescita e dello sviluppo, alla ricerca di sostegno e conferme.
La madre dunque come luogo e spazio psicologico di accoglienza e sostegno.
Questo meccanismo di proiettare l’ansia, secondo gli studi della grande psicoterapeuta dell’educazione Francoise Dolto (1908-1988), permane tutta la vita e, se non supportato, genera fatica, stanchezza e depressione. E chi se lo è sobbarcato? Soprattutto le madri, le donne!
Più il tempo passa, più si rende necessario comprendere che
la nostra società è ancora misogina e maschilista. Ed in questo periodo lo si comprende ancora di più. Forse, oltre alle quote rosa e a tutti i discorsi sulla parità uomo-donna, è necessaria una riflessione che metta al centro
l’educare come promozione della coppia e della famiglia insieme.
Non si tratta di ruoli, ma di presa di coscienza che
l’uomo deve entrare subito in relazione con i figli e soprattutto co- gestire e co - partecipare dell’essenza e della cura dell’educare.
Anche la
Chiesa, nelle sue strutture, nella sua pastorale, forse dovrebbe rivedere molte cose al proprio interno, affinché risplenda sempre più l’approccio inter-relazionale fra l’uomo e la donna.
Il
movimento femminista, in alcune sue manifestazioni, ha cercato di porre in modo radicale la questione della parità, senza tener conto di alcuni passi che allora si stavano facendo. Ma ora, a distanza di anni, occorre constatare che molte loro battaglie erano giuste, in quanto le conseguenze sono ancora evidenti.
L’augurio è che si continui a portare avanti in ogni luogo la determinazione di rendere la giustizia di genere sempre più equa, perché il
governare e vivere insieme è la strada da percorrere, sapendo che solo così l’umanità può manifestare tutta la sua bellezza.