Domande sul Mes
Il MES è una organizzazione internazionale, nata come fondo finanziario europeo per la stabilità della zona Euro. Istituita il 25 marzo 2011 per trattato dagli Stati membri della zona Euro, ha sede in Lussemburgo e dovrebbe servire da fonte permanente di assistenza finanziaria per gli Stati membri in difficoltà, con una capacità di prestito massima di 500 miliardi.
L’ assistenza però è sottoposta a strette condizioni essendo uno strumento dell’Unione economica e monetaria. Gli Stati si fanno garanti adottando riforme strutturali per garantire la stabilità economica e l’attuazione del principio di responsabilità delle finanze pubbliche.
Il Trattato è stato sottoscritto da 17 Paesi dell’eurozona in una nuova versione il 2 febbraio 2012, dopo il monitoraggio dei programmi per i salvataggi precedentemente approvati per Irlanda, Portogallo e Grecia, visto l’aggravarsi della crisi dei debiti pubblici.
Nel 2019 si sono sviluppate in Italia, con il Governo M5S-Lega, aspre polemiche sui cambiamenti del meccanismo europeo di stabilità. Per questo si invocava un dibattito parlamentare. Il MES in teoria è uno strumento di solidarietà, finanziato in varia misura dagli Stati, per far fronte a crisi di liquidità in una situazione di emergenza tra Paesi che condividono l’euro come moneta.
Non è come una banca centrale che può emettere denaro senza limiti. È invece una struttura con capitali limitati che può concedere prestiti a condizioni determinate. Le forti critiche riguardavano l’essere come un piccolo fondo monetario in grado di imporre misure draconiane di austerità con tagli della spesa pubblica devastanti sul piano sociale, come si è visto nel caso della Grecia.
Le modifiche del Mes in sede di ratifica nel 2019, hanno alimentato aspre polemiche nel Governo Conte I, con la Lega pronta a dare battaglia per la salvaguardia della sovranità perduta. La sostenibilità del debito è posta come condizione per accedere agli aiuti.
La ristrutturazione del debito, spalmato su un lungo periodo, potrebbe però comportare perdite ai creditori privati con successivi timori degli investitori e aumento dello spread.
Che cos’è oggi il MES e che cosa potrebbe decidere l’Italia?
Se la linea del Governo Meloni venisse condivisa a livello europeo, bisognerebbe rimettere mano ad un Trattato già ratificato da 18 Paesi. Ciò allungherebbe molto i tempi con esito incerto mentre la BCE rialza i tassi e richiama l’Italia sul MES. Il nostro è l’unico Paese dell’Eurozona a non averlo ancora ratificato. Cosa prevede la riforma? Perché Governo e Parlamento tardano a ratificarlo? Nato come risposta alla crisi dei debiti sovrani, dopo la tempesta del 2008/ 2009, vuole aiutare Paesi a finanziarsi sui mercati avendo un debito pubblico sostenibile. Si tratta di aggiustamenti macroeconomici come condizionalità di prestiti per Paesi fondamentalmente sani ma con shock avversi. In parole semplici: riforme impopolari in cambio di prestiti agevolati. Il MES ha un capitale sottoscritto di 704,8 miliardi di cui 80,5 versati. La sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi. Il nostro Paese ha sottoscritto il capitale del MES per 125,3 miliardi versandone oltre 14.
Cosa prevede la riforma attuale? Interviene sui compiti del MES e sulle condizioni necessarie per la concessione di assistenza finanziaria. Non è previsto nessun meccanismo automatico di ristrutturazione del debito mentre si vuole ridurre il rischio di futuri default, per nazioni con difficoltà temporanee, mediante prestiti o linee di credito. La principale novità è essere diventato una sorta di paracadute che contribuirebbe a prevenire e contenere i rischi di contagio connessi con eventuali crisi bancarie. Ovviamente la governance del MES si riserva un ” margine di discrezionalità sufficiente” nella verifica della sostenibilità del debito del Paese che chiede assistenza. Altra criticità: l’eventuale coinvolgimento del settore privato nella ristrutturazione del debito, sia pure in casi eccezionali, per garantire al massimo la capacità di garantire il prestito. Minore preoccupazione desta invece il MES sanitario: previsto durante la pandemia, consentirebbe di avere 37 miliardi con l’unico vincolo l’utilizzo esclusivo a sostegno del sistema sanitario.
Quali sono le obiezioni del Governo italiano? Dopo il via libera della Corte costituzionale tedesca, il Ministro Giorgetti chiede ” un ampio ed adeguato dibattito in Parlamento”. ” Appare opportuno che a monte siano valutate modifiche”. In sostanza il MES dovrebbe trasformarsi ” da strumento di protezione dalle crisi del debito sovrano e delle crisi bancarie, in un volano per il finanziamento degli investimenti e per il sostegno contro le crisi internazionali come quelle prodotte da inflazione energetica e guerra in Ucraina. La riforma avviata nel 2018 non sembra tener conto del nuovo contesto ma a questo punto, se la linea del Governo italiano fosse condivisa a livello europeo, bisognerebbe modificare una riforma già ratificata da 18 paesi. L’esito sarebbe incerto. I tempi sarebbero lunghi per uno Stato che nel 2023 dovrà emettere sul mercato titoli a medio lungo termine fino a 500 miliardi, senza il sostegno della Bce. Il Ministro Giorgetti chiede al Parlamento di decidere. Il Governo è diviso. La Lagarde, presidente Bce, chiede di accelerare sulla ratifica, come fanno anche le opposizioni. Firmare una riforma su uno strumento da sempre osteggiato dal centrodestra potrebbe essere malvisto dai propri elettori.