Quanto ci riguarda o interessa la scoperta recente di un nuovo gruppo anguigno chiamato Er?
Nuovo gruppo sanguigno, cosa sappiamo?
Di recente è stata diffusa la notizia della scoperta, da parte di un team inglese, di nuove molecole che stanno sulla superficie dei globuli rossi. Con molta semplificazione, si è parlato di un nuovo gruppo sanguigno, ma le cose non stanno proprio così.
Proviamo a capire meglio di cosa si tratta e delle conseguenze di questa scoperta.
Tutte le cellule del nostro corpo sono disseminate, nella loro superficie, di molecole e recettori di tutti i tipi, essenziali per regolare le complesse e raffinate interazioni che sono alla base del funzionamento di ogni organismo complesso.
Queste molecole di superfice sono anche utilizzate dal nostro sistema immunitario per riconoscere e attaccare le strutture estranee all’organismo; è il meccanismo con il quale ci difendiamo dalle infezioni, ma è anche alla base di reazioni avverse indesiderate o allergie potenzialmente pericolosissime.
La scienza trasfusionale ha imparato pertanto a conoscere molto bene le proteine più importanti che, stando sulla superficie dei globuli rossi, sono responsabili ad esempio delle reazioni di incompatibilità fra ricevente e donatore.
Classificando le più importanti di queste proteine, si definiscono i gruppi sanguigni principali: siamo abituati a sentir parlare del sistema “AB0”, in base al quale quasi tutti noi sappiamo rispondere alla domanda “di quale gruppo sei?”
AB0 è una sigla che esprime piccole differenze in una delle molte proteine di superficie delle nostre cellule del sangue (emazie, o globuli rossi), per la precisione nella proteina glicosiltransferasi. Questa può essere di tipo A o di tipo B; la differenza, minima, è sufficiente a scatenare il nostro sistema immunitario contro le cellule “diverse” dalle nostre per questo piccolo particolare. Oppure può essere del tutto assente, nel qual caso il gruppo sanguigno si chiama “0”.
Alcune persone, infine, hanno entrambe le forme della proteina e il loro gruppo prenderà il nome di AB.
Poiché, come abbiamo detto, i linfociti del sistema immunitario attaccano tutto quello che non conoscono, chi ha un gruppo AB potrà ricevere sangue da tutti gli altri, chi ha solo A o solo B non potrà ricevere sangue contenente cellule con la proteina opposta, e chi è di tipo “zero” potrà ricevere solo sangue senza quelle proteine. All’inverso, il sangue di tipo zero può essere tollerato da tutti, mentre quello AB è idoneo solo a chi ha lo stesso gruppo.
Abbiamo detto però che i globuli rossi contengono molte proteine: oltre alla glicosiltransferasi ce ne sono altre coinvolte nelle reazioni trasfusionali, ad esempio il così detto fattore Rh, che può essere o meno presente (Rh+, Rh-).
Questi due sistemi sono i più importanti per la sicurezza delle trasfusioni, pertanto, sono combinati per definire il gruppo sanguigno principale.
Glicosiltransferasi | ||||
RH | Nessuno | Tipo A | Tipo B | Entrambi |
Rh presente | 0+ | A+ | B+ | AB+ |
RH assente | 0- | A- | B- | AB- |
Si capisce quindi facilmente che il gruppo “0 negativo”, non possedendo né la glicosiltransferasi né il fattore Rh, non verrà mai riconosciuto come estraneo, e pertanto viene detto “donatore universale”.
E le altre proteine dei globuli rossi?
Anche queste hanno un ruolo nel definire la sicurezza trasfusionale, anche se meno importante e legato a situazioni particolari. I trasfusionisti, quando devono verificare la compatibilità donatore/ricevente, verificano numerosi tipi di classificazione basati sulla presenza di altre proteine: ad oggi si conoscono ben 44 modi diversi di catalogare le cellule, ciascuno dei quali ha la sua rilevanza nel prevenire possibili reazioni avverse, sia legate alle trasfusioni sia ad altre situazioni (come il parto o la gravidanza).
La nuova scoperta chiarisce meglio le basi di uno di questi sistemi, detto “Er”. Nel corso del tempo erano evidenze che esistessero tre versioni alternative dell’antigene Er (Era, Erb e Er3), ma le basi molecolari e genetiche dovevano ancora essere chiarite.
L’importanza di questa scoperta deriva proprio dal fatto che è partita da un caso di morte neonatale, dovuto ad una non chiarita incompatibilità materno-fetale; successivamente, analizzando diversi campioni di sangue, gli scienziati hanno identificato altre due varianti della proteina Er (Er4 ed Er5).
Sebbene dunque non si tratti di una “rivoluzione” o di un vero e proprio nuovo gruppo sanguigno, le informazioni legate a questa ricerca saranno utili per prevenire, in futuro, reazioni trasfusionali e incompatibilità madre e feto rare, ma attualmente difficili da intercettare.