Gli Italiani sono stati abbastanza bravi durante la fase 1 nel seguire le indicazioni del Governo. Ma ora mi sembra che la confusione stia aumentando sulle prospettive dell’apertura per la fase due, anche perché i vari esperti che si susseguono in tv hanno spesso idee diverse, se non contrarie. Ne deriva una sensazione di confusione e di paura per il futuro. Che ne pensa? A chi dare retta? Un italiano preoccupato
Gli italiani e la comunicazione del rischio
Da quando si è diffuso in febbraio il Covid-19 in Italia, si è sviluppato un flusso di comunicazione che ha visto impegnati politici, esperti e comunicatori nella scena pubblica in modo non sempre lineare. Abbiamo assistito, più volte, alla difficoltà di collaborazione tra scienziati e politici nel dare informazioni chiare e coerenti sullo sviluppo della pandemie e sulle modalità di fronteggiarla. Non di rado sono state diffuse informazioni non corrette assieme alle cosiddette fake news.
Se da un lato, ad esempio, l’OMS e l’Istituto Superiore di Sanità suggerivano certe misure di contenimento, dall’altro i decisori pubblici sostenevano regole più o meno vincolanti generando un comprensibile disorientamento nell’opinione pubblica. Sono state trasmesse, a volte, informazioni spesso contraddittorie all’interno di uno stesso notiziario e, nel tempo, si sono sviluppate anche accese polemiche.
Questo processo comunicativo, in parte caotico, si sviluppa normalmente quando si tratta di gestire la cosiddetta comunicazione del rischio. I soggetti che sono coinvolti in questo processo dovrebbero fornire al pubblico informazioni tempestive, chiare e attendibili scientificamente, mantenendo la trasparenza senza drammatizzare le situazioni di rischio e proponendo progressivamente una pianificazione del post periodo di emergenza. Queste attività sono suggerite dalle linee guida dell’OMS sulla comunicazione in caso di pandemia ma, come è evidente in queste settimane, spesso non si riesce a seguirle.
Ma come si informano e come la pensano gli Italiani sul COVID-19? Nei mesi di marzo e aprile Observa ha condotto due indagini su un campione rappresentativo della popolazione italiana mediante l’Osservatorio Scienza Tecnologia e Società che dal 2003 studia l’orientamento dell’opinione pubblica sui temi di scienza e tecnologia.
Analizzando le fonti di informazione, si rileva che due terzi degli italiani (in deciso aumento rispetto a marzo) fanno riferimento principalmente a notiziari tv e radio; diminuisce invece la quota di chi si informa sui canali web di istituzioni nazionali, come il Ministero della Salute o la Protezione Civile, e regionali o comunali (14,7%). Stabile la stampa quotidiana, mentre si riduce ulteriormente il ricorso alle informazioni postate dai propri contatti social e anche quelle ottenute tramite il proprio medico di base. (Fig. 1)
I cambiamenti più significativi rispetto a marzo si registrano sulla percezione del rischio legato al Coronavirus. È aumentata infatti di ben 30 punti percentuali la quota di chi ritiene che chiudersi in casa sia l’unico comportamento efficace per evitare il contagio; al contempo, si è praticamente azzerata la percezione di chi (quasi un italiano su cinque a marzo) minimizzava il rischio.
Il giudizio sul ruolo delle istituzioni è fortemente positivo per la Protezione Civile, che migliora ulteriormente (quasi nove italiani su dieci ne giudicano positivamente l’operato). Aumenta anche la percentuale di consensi per le attività di comuni e regioni di residenza e quella per l’operato del Governo, oggi valutato positivamente da due italiani su tre. Giudizi più positivi anche per i mezzi di informazione, mentre resta stabile il dato sull’Organizzazione Mondiale della Sanità. Due terzi degli italiani giudicano negativamente l’operato dell’Unione Europea in questa pandemia (Fig. 2).
Interessanti le variazioni regionali: il giudizio sull’operato del governo è più positivo al Sud e nelle Isole e più negativo al Nord; viceversa, il giudizio positivo sull’operato delle regioni e dei comuni di residenza raggiunge il massimo nel Nord-Est (87% di giudizi positivi sull’operato delle regioni e 82% sull’operato dei comuni), mentre il giudizio negativo raggiunge il massimo al Sud.
Meno positivo il giudizio sulla comunicazione in questa emergenza. Quasi un italiano su tre giudica la comunicazione del Governo appena sufficiente, e il 17% la giudica scadente. Poco chiara ed efficace, secondo gli intervistati, la comunicazione di Comuni e OMS, mentre il giudizio è più positivo per l’Istituto Superiore di Sanità e la Protezione Civile.
L’aspettativa per la “fase due”, l’uscita dall’emergenza, è che serva un mix di interventi, con un ruolo importante per la ricerca. Elevata la fiducia nella scienza, ma quasi un italiano su due vede nella diversità di pareri dati dagli esperti una potenziale fonte di confusione (Fig. 3).
I dati raccolti evidenziano due principali criticità: la diversità di pareri tra esperti e decisori pubblici che favorisce il disorientamento e la scarsa coesione europea in un momento di crisi in cui si dovrebbe sviluppare un efficace coordinamento.
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L’Osservatorio Scienza Tecnologia e Società è dal 2003 un monitoraggio permanente dei comportamenti e delle opinioni dei cittadini italiani su questioni relative a scienza e tecnologia. La prima rilevazione sul COVID-19 è stata effettuata tra il 3 e il 10 marzo, intervistando 1002 unità. Il totale dei casi è diventato 979 per effetto della ponderazione applicata allo scopo di rendere la struttura del campione rispetto alle variabili «genere», «età» e «titolo di studio» corrispondente a quella della popolazione italiana.
La seconda rilevazione è stata condotta tra il 3 e il 10 aprile intervistando 1048 unità (che sono diventate 1029 per effetto della ponderazione). In entrambe le rilevazioni le informazioni sono state raccolte con la tecnica CATI per il 30% del campione e con la tecnica CAWI per il restante 70%. 845 casi hanno risposto sia alla prima sia alla seconda rilevazione. www.observa.it