Mio figlio Luca, di quattro anni, è sempre distratto e agitato. Anche alla scuola materna mi hanno detto che spesso non sta attento e non si concentra… Cosa posso fare?
Un figlio distratto
La concentrazione è un’attività fondamentale per l’essere umano, perché permette di fissare l’informazione e trattenerla nella memoria. Non solo, ma quando ci si concentra la nostra mente recupera le informazioni immagazzinate, le rielabora e le utilizza, permettendoci di comprendere meglio la situazione e dunque di essere maggiormente presenti nella realtà. La difficoltà di concentrazione rende quindi complicato percepire la realtà così come è, portandoci a dare risposte inadeguate nelle varie situazioni.
È risaputo che molte insegnanti lamentano problemi di concentrazione e di attenzione nei bambini della scuola elementare e materna. Una volta questo tipo di problema era poco individuato e ci si soffermava maggiormente su intelligenza e capacità logiche.
Tutto ciò è dovuto essenzialmente a vari fattori come l’andata a letto tardi, la televisione sempre accesa, i giochi elettronici, la playstation, con conseguenze legate a maggior stimolazione e ritmi di tensione sempre più presenti nella realtà e nei giochi dei bambini.
Di solito poi ci si accorge delle difficoltà di concentrazione durante la scuola elementare perché ci si aspetta un certo rendimento scolastico, o perché il bambino si alza spesso dal banco e non riesce a mantenere il ritmo della classe. Ecco che allora per risolvere il problema si strutturano una serie di strategie che spesso, però, si rivelano sbagliate o superficiali.
Inoltre queste difficoltà possono essere lo specchio di problematiche specifiche quali la dislessia, disgrafia, discalculia o deficit percettivi specifici, che, di solito, vengono evidenziati grazie all’osservazione da parte di psicologi e neuropsichiatri.
Cosa non fare?
Innanzitutto sono da evitare interventi basati sul rimprovero o sulle punizioni perché alla lunga non risultano efficaci: possono diminuire l’autostima nel bambino e aumentare le manifestazioni di disagio e di aggressività, come compensazione della situazione interiore.
Cosa si può fare?
Bisogna partire dal presupposto che il bambino è plastico e che si può educare a tutto, mediante esercizi e interventi pertinenti con l’età del bambino. Ecco alcuni esercizi utili:
- giocare insieme al bambino, raccontando ciò che si sta facendo. Ad esempio se si sta giocando con le costruzioni o i soldatini, è importante che l’adulto racconti la storia, descriva i personaggi indicando le loro funzioni e il loro carattere. Poi, subito dopo, l’adulto può riporre col bambino i giochi nella scatola dei giocattoli, in modo ordinato, aiutando il bambino a mettere ogni gioco al suo posto. Tutto ciò lo aiuta a imparare l’organizzazione sequenziale delle piccole attività: il bambino si concentra sull’azione, scoprendo che essa è sempre il risultato di altre azioni intermedie.
- raccontare favole e storie. È importantissimo questo, perché aiuta il bambino a seguire la storia e, se il libro è ricco di immagini ancora meglio, perché ciò stimola la creatività del bambino. Inoltre è importante, durante la narrazione, seguire il ritmo del bambino, senza fretta, e soprattutto bisogna che il racconto si svolga in un ambiente tranquillo e possibilmente sempre alla stessa ora.
Naturalmente se il disturbo persiste è necessario rivolgersi ad uno specialista. Altri esercizi si possono indicare, ma quello che conta è rispettare la dimensione del bambino. In questo modo egli scoprirà pian piano che la concentrazione apre alla conoscenza del mondo. Un mondo bello, ricco di particolari e di vita. Un mondo stupendo!