Cosa dire ai bambini in questo scenario di morte quotidiana a causa del Covid-19? Una mamma molto preoccupata
Premessa
L’esperienza che stiamo vivendo in questi giorni di pandemia da Coronavirus è faticosa, difficile, a volte drammatica. Per la prima volta dopo tanti anni, ci troviamo a che fare con
la realtà più assurda e drammatica della storia: la morte quasi improvvisa, quotidiana.
Molti adulti trovano difficile parlare ai bambini della morte di un animale e fanno fatica a trovare le parole immaginando la sofferenza del bambino. Figuriamoci poi parlare della morte di una persona cara e conosciuta dal bambino. Come parlare ai bambini della morte?
Cosa dire loro quando questa realtà riguarda il nonno, la nonna, la zia, lo zio o, in rari casi, la mamma o il papà? Per rispondere, permettetemi di fare un po’ di storia.
Nel Medioevo
Nei dipinti del medioevo è frequente trovare raffigurazioni ove monaci, religiosi e santi portano un teschio nella mano o lo stesso teschio appare depositato sopra un comodino, per ricordare che la morte è sempre nostra compagna.
La morte era uno degli argomenti più usuali durante le predicazioni e questo non tanto per incutere paura e riluttanza, ma per ammonire circa il comportamento della vita. Insomma la morte, nel suo dramma, incitava a vivere bene, con responsabilità e attenzione.
In questo modo
il ricordo della morte e del dolore aveva un significato terapeutico: aiutava non solo a sopportare le avversità, ma anche a cercare di dare il meglio in ogni circostanza avversa.
Occorre poi ricordare che
la morte era di casa, in seguito alle malattie, alle epidemie e alle guerre. I bambini assistevano alla morte in modo diretto e non solo vedevano morire molte persone, ma partecipavano al lutto con tutta la famiglia e i parenti anche per vari giorni. Nessuno quindi, nel Medioevo, si scandalizzava della morte e i bambini la consideravano come
la realtà più naturale, della quale era ovvio parlare e discutere.
Epoca moderna
Con la rivoluzione scientifica e la modernità, il benessere e lo sviluppo della tecnica hanno permesso non solo la cura e la guarigione di molte malattie, ma soprattutto
la paura della morte si è allontanata sempre più dalla vita. Si è cominciato a non parlare quasi più di questa esperienza ai bambini perché
ritenuti incapaci di comprendere o per preservali dalla sofferenza.
Sappiamo che la media di vita nei paesi sviluppati è passata dai 50 anni del secolo scorso agli 80 di questo secolo e le proiezioni ci dicono che non è più un miraggio arrivare preso ai
100 anni.
Se tutto ciò è un bene e occorre sempre incoraggiare la ricerca scientifica per debellare le malattie più invalidanti e permettere una vecchiaia salutare, è importante però ricordarsi sempre che
la morte non è scomparsa. In questo mondo non scomparirà mai. Insomma morire fa parte dell’esistenza ed è bene considerarla con tutto ciò che questo comporta.
E poi
la morte non riguarda solo la vecchiaia, ma tutte le età. Da ciò si deduce il diritto inequivocabile di ogni persona a sapere e conoscere le verità della vita. Così è per la morte.
Il grande poeta libanese KhalilGibran (Bsarre 1833 – New York 1931) scrisse: «Vorreste conoscere
il segreto della morte. Ma come trovarlo se non cercandolo nel cuore della vita?».
E poi, se la morte rappresenta il dolore più grande, specchio di tutti i dolori, il trovare parole, emozioni,
sentimenti appropriati può essere di enorme aiuto per tutti, soprattutto per i bambini.
Oggi, adesso
In questo giorni la morte è quotidiana. Ci è stata sbattuta in faccia. Tante famiglie l’hanno subita, vissuta. Soprattutto, non hanno il tempo di piangere i loro cari…
neanche il funerale è permesso… sembra quasi impossibile il ricordo! Si ha paura a descriverla. Si ha l’impressione che sia ingiusto morire. Morire in questo modo!
La morte sembra dare uno schiaffo all’onnipotenza della tecnica e della ricerca. Eppure è importante parlarne… Parlarne ai bambini.
I bambini
I bambini hanno diritto alla
sincerità. Se qualcuno è malato o sta morendo è meglio essere sinceri. Occorre considerare che i bambini amano i grandi che gli vogliono bene. Se chi ci ama è silenzioso e cerca di nascondere le cose, i piccoli
si sentono smarriti e fanno fatica a comprendere ciò che sta succedendo. Fingere che vada tutto bene e nascondere la verità è molto più triste per i bambini che dire loro cosa sta succedendo.
Allora occorre introdurre nel percorso educativo il concetto della morte e parlarne con i bambini. Questo è importante, sia da parte dei genitori che successivamente, durante le attività scolastiche, a partire dall’infanzia.
Parlare della morte delle persone care, anche se è doloroso e faticoso, può aiutare i bambini a evocare i ricordi e dà a noi l’occasione di valorizzare il bene che quel parente ha lasciato. È importante utilizzare parole vere, che danno un senso compiuto a quanto sta succedendo.
Parole e gesti
Tutto quello che diciamo ai bambini deve essere vero e rispettoso dello sviluppo evolutivo. Quando sono piccoli è sufficiente una frase. Dai sette anni si possono utilizzare parole e azioni.
L’importante che quello che diciamo sia sempre accompagnato dal sostegno o da un rito che in qualche modo aiuti a ricordare.
Anche in situazioni tragiche, come la morte della mamma o del papà, si può dire: «Di solito si muore da grandi… la mamma è morta giovane… possiamo pregare… andrà tutto bene». Certo
le reazioni dei bambini potranno essere le più diverse: rabbia, impotenza, nostalgia, tristezza, pianto, senso di colpa. È fondamentale che i bambini possano manifestare quello che provano e trovino adulti che possano empatizzare con loro e comprendano il loro vissuto.
È poi importante proporre
un rito regolare, come la preghiera o il pensiero quotidiano, per mantenere vivo il ricordo che ci dà la possibilità di parlare delle cose belle e importanti della vita.
Gesù e la morte
Nonostante tutto quanto abbiamo detto, occorre ricordare che la morte è comunque
assurda e nemica dell’uomo.
Non ha senso morire. Nessun senso.
A meno che la morte, nella sua tragicità, rappresenti un passaggio per una dimensione più grande. E papa
Francesco, solo di fronte al mondo, ha manifestato il cuore di tanti chiedendo a Dio di
proteggerci. È questo quello che Gesù è venuto a fare. È venuto a sconfiggere il pungiglione della morte che, anche se ci colpisce, non ha più il veleno della fine ma, con Cristo, può essere foriera di una vita più grande.
Una vita che, se circondata dall’amore verso gli altri, dalle parole di senso verso le sofferenze, e dall’aiuto verso tutti i bambini nella sincerità, verrà raccolta da
Cristo per portarla nel seno del
Padre. Questo è quello che occorre dire ai bambini!
Permettetemi di chiudere con un
grazie a tutti quanti si stano prodigando per la cura e l’assistenza… insieme ad una particolare vicinanza e preghiera per chi ha perso i cari. Che Dio li tenga tutti stretti a sé... e li abbracci da parte nostra.