Oggi non abbiamo più tempo, ogni cosa ci scivola addosso. Solo i bambini sembrano viverlo ancora in modo intenso… non sarà che dobbiamo ridiventare bambini? Alfredo
Ho provato a immaginarmi come vive il tempo un bambino. Probabilmente ragionerebbe cosi: «tutto è bello, tutto è importante, tutto è vita, tutto è me. Ogni avvenimento per me è unico, eterno, come se ci fosse solo quella cosa li. Cinque minuti per me sono come cinque ore. Quando piango mi sento disperato, come se non finisse mai il mio dolore.
Quando rido mi sento come nella piena felicità, fino a farmi male la pancia dal troppo ridere».
Infatti provate a dire a un bambino agitato: «Adesso vai nella tua stanzetta e stai lì cinque minuti per calmarti», vedrete che dopo venti secondi il bambino vuole uscire dalla stanza per ritornare da voi. Gli studi sulla prima infanzia testimoniano che i piccoli sono completamente
immersi e radicati nell’istante presente.
Ecco perché Gesù ci ammonisce dicendoci di essere come bambini, cioè di essere pienamente fiduciosi dell’amore del
Padre che ci ama ora, nel tempo, come fossimo unici.
Il prima e il dopo, per i bambini, hanno valore in quanto sono vissuti nell’istante che sta trascorrendo. Il tempo vissuto dal piccolo è strettamente collegato alle risposte d’amore primarie che la mamma offre.
Donald Winnicott, il famoso psicologo infantile, si riferisce alle
preoccupazioni primarie che la madre esprime quando il bambino piange o ride, ritenendo tutto ciò come risposta immediata alle sollecitazioni del piccolo.
Quante volte abbiamo visto piccoli dapprima piangere in modo disperato per un giocattolo che si è rotto, e subito dopo ridere a crepapelle per il solletico della mamma sotto il piedino. Il piccolo infatti, per la sua incapacità di collegare gli eventi, per la sua memoria ancora vergine, per la sua totale dipendenza dall’adulto,
percepisce le cose e gli avvenimenti come eterni, infiniti, perenni e li vive con tutto se stesso, con la serietà profonda che le cose meritano.
Questo vivere il tempo come assoluto può aiutarci a considerare le cose e la vita nel loro vero significato: opportunità per vivere fino in fondo e
per dare senso a ciò che facciamo.
Aveva ragione
Simone Weil, la famosa filosofa francese, quando affermava che la realtà più intelligente fra gli esseri umani è
l’attenzione, perché in questo modo si è sempre fuori di sé e concentrati nel presente, con le persone e le cose.
Del resto anche la famosa pedagoga italiana
Maria Montessori, quando parlava del bambino, diceva che questi era il
padre dell’umanità, perché costringe noi a essere veri, autentici, disponibili alla sua innocenza totalmente vissuta nel presente.
E la mistica buddista e il sufismo islamico ci insegnano a considerare l’attimo presente come prezioso e unico per vivere in armonia con noi e con il creato. In questo modo, il tempo assume i colori dell’eternità e si tinge di storia vissuta facendoci comprendere quanto sia importante non sciuparlo. Se cerchiamo invece di averne la massima cura, mediante la nostra volontà, e di viverlo in donazione, realizziamo lo scopo principale per cui ci è stato dato il tempo:
costruire la famiglia universale.