Sono agghiacciata dalle immagini di quei ragazzi morti in discoteca. Mi sento impotente… (una mamma)
Spezzare il circolo perverso dello sballo
Mentre sto scrivendo, le immagini televisive aggiornano sull’ennesima tragedia: adolescenti e giovani perdono la vita in una discoteca a Corinaldo, in provincia di Como. Si cercano le colpe, le cause. Insieme allo sgomento, si cerca in qualche modo di reagire: innanzitutto il pensiero va alle vittime e a tutti i familiari coinvolti, con la nostra preghiera e la nostra vicinanza.
Non voglio inoltrarmi nel cercare la colpa. Questa verrà accertata in termini di sicurezza e di giustizia. Vorrei invece fare una riflessione fuori dal coro, fuori dalle norme usuali. Se centinaia di adolescenti e giovani vengono attirati dagli idoli di turno, che con musica assordante aiutano a sfogare gli istinti e le emozioni giovanili in un luogo dove di positivo c’è ben poco, significa che noi grandi dobbiamo interrogarci.
La discoteca non è un luogo negativo, ma non è neanche un luogo dove si sviluppa il positivo. Anzi, spesso si beve e si commettono esperienze particolari che non educano i ragazzi. Senza falsi moralismi, occorre ribadire che oggi le istituzioni educative come i centri sociali, i luoghi di aggregazione, gli oratori, la stessa Chiesa, sono un po’ allo sbando e sembrano non più in grado di attirare i ragazzi e i giovani.
Proviamo a immaginare se tutti gli istinti e le emozioni giovanili fossero indirizzate verso il bene, il positivo, verso esperienze di sano divertimento, esperienze dove la gioia e la speranza si possano riaccendere. In fondo si tratta di attirare adolescenti e giovani verso esperienze di solidarietà e altruismo, perché nelle discoteche, dopo un divertimento effimero, di solito si rimane tristi, più soli di prima.
La solitudine è uno dei grandi problemi che hanno i nostri ragazzi. La Chiesa, la società civile e lo stato dovrebbero smettere di chiedere a chi tocca fare qualcosa e giocare a scarica barile. Occorre che il mondo dei grandi si metta insieme. Quanto siamo stolti e sciocchi a continuare a discutere di chi è la colpa. Musica, divertimento e ballo si possono organizzare benissimo con esperienze di condivisione, di apertura all’altro, di solidarietà. Bisognerà pure avere il coraggio di spezzare questo circolo perverso della musica senza alcun fine, del divertimento sfrenato dove alla fine la vince chi grida di più o chi cerca di sopprimere l’altro.
Insomma, è arrivato il tempo di una grande kermesse, di una grande manifestazione dove i grandi, e la Chiesa in primis, si mettano in discussione.