Quando dico “no”, mio figlio Simone di tre anni si arrabbia e fa un sacco di storie. Le regole cosa ci stanno a fare? Teresa
Laureato in psicologia, consigliere dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, esperto in psicologia evolutiva e scolastica, è nella redazione del giornalino Big Bambini in giro. ha pubblicato per Città Nuova: I linguaggi del corpo (2007); Comunicare fuori e dentro la famiglia (nuova ed. 2012), Crescer(ci) (2010); Mio figlio disabile (2011); con Giuseppe Milan, L’epoca delle speranze possibili. Adolescenti oggi (2010); Educare al sacro (2011); Mio figlio disabile (2011); Nonni oggi (2013); Crescere è una straordinaria avventura (2016); con Stefania Cagliani, Ad amare ci si educa (2017).
Quando dico “no”, mio figlio Simone di tre anni si arrabbia e fa un sacco di storie. Le regole cosa ci stanno a fare? Teresa
Carissima Teresa,
penso che sia difficile crescere i figli oggi per una seri di motivi: sono sicuramente molto più svegli e stimolati rispetto ad una volta, e anche l’educazione che noi abbiamo ricevuto non funziona perché non si possono più imporre le regole e pensare che i bambini ci debbano obbedire. Certo, se li minacciamo, li picchiamo o li comperiamo promettendo loro un dolce, forse ubbidiranno, ma più per paura e soddisfazione che non per scelta loro o perché hanno compreso.
Allora cosa fare? Se si vuole amare qualcuno, forse la prima cosa è conoscere chi si ama. Cerchiamo di capire perché Simone non accetta il No. Fino a poco tempo fa Simone aveva una visione di lei assoluta e la considerava come Tutto per lui. Adesso, anche se le vuole moltissimo bene (ricordiamoci che i bambini sono pronti a morire per la loro mamma) Simone, grazie allo sviluppo fisico e corporeo, comincia a posi una domanda: IO CHI SONO?
Se guardiamo i disegni dei bambini piccoli, ci si accorge come la percezione che loro hanno del corpo evolva lentamente: dapprima disegnano lo scarabocchio, poi il cerchio della faccia, poi il cerchio con il naso e la bocca, poi il cerchio con naso bocca e braccia che partono dalla testa. Ciò significa che i bambini percepiscono il loro corpo, ma ancora in modo indecifrato e si domandano: chi sono?
La risposta è semplice: non sono te mamma! I no quindi non sono una disobbedienza, ma un bisogno di dire «Io non sono te e decido io cosa fare, perché così divento grande». E allora: cosa fare. Basta che il bambino non intenda il “no” come imposizione, ma come richiesta di sostegno e partecipazione.
Basta dire: guarda, sono sicura che quando tu vorrai, fra un minuto, farai questa cosa e poi ti darò un bacio. Vedrà che Simone ubbidirà perché lei l’ha amato e atteso.
Un grande abbraccio a lei e un bacio a Simone
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