La leggo spesso, ma mi sembra che spesso più che da psicologo lei dia risposte da teologo. Mi sbaglio? Pietro
Laureato in psicologia, consigliere dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, esperto in psicologia evolutiva e scolastica, è nella redazione del giornalino Big Bambini in giro. ha pubblicato per Città Nuova: I linguaggi del corpo (2007); Comunicare fuori e dentro la famiglia (nuova ed. 2012), Crescer(ci) (2010); Mio figlio disabile (2011); con Giuseppe Milan, L’epoca delle speranze possibili. Adolescenti oggi (2010); Educare al sacro (2011); Mio figlio disabile (2011); Nonni oggi (2013); Crescere è una straordinaria avventura (2016); con Stefania Cagliani, Ad amare ci si educa (2017).
La leggo spesso, ma mi sembra che spesso più che da psicologo lei dia risposte da teologo. Mi sbaglio? Pietro
Non si sbaglia affatto. Penso che più che da teologo, le mie risposte siano da psicologo che cerca di lasciarsi illuminare dalla luce dello Spirito. Vede lo Spirito Santo è una Persona. Una Persona che parla e che influenza le categorie psicologiche dell’essere umano.
Questa luce entra in noi e inonda le nostre facoltà psicologiche rendendo la scienza che abbiamo studiato coerente e al servizio della gente. La psicologia è la scienza della psiche e ha come vocazione quella di aiutare le persone a comprendere i meccanismi che stanno alla base del pensiero e della vita umana.
La psicologia dunque, dovrebbe portare chiarezza, risolvere dubbi, aiutare le persone sofferenti a ricostruire la propria storia ricongiungendosi con le proprie ferite e traumi. Dovrebbe inoltre fare chiarezza sulle relazioni umane, sia all’interno della persona stessa che con le altre persone, in modo da rendere la vita più armoniosa e degna di essere vissuta. Tutto questo è bellissimo, straordinario e bisogna rendere merito a molti psicologi che ogni giorno cercano di accompagnare le persone nella loro sofferenza e nelle difficoltà della vita.
C’è però un aspetto fondamentale che i fondatori della psicologia moderna (da Freud in avanti) non hanno considerato: la persona come immagine di Dio. Questo fatto non è casuale o accidentale. Le varie correnti psicologiche si sono evolute spesso senza considerare questa verità e hanno scoperto, mediante la ricerca scientifica, alcuni meccanismi umani contenenti parziali verità.
L’aspetto riguardante l’antropologia è stato spesso messo da parte, considerato come una dimensione religiosa ad esclusivo appannaggio dei teologi. Questo, a mio avviso è un errore, perché non rende giustizia della totalità della persona.
Il fatto che siamo immagine di Dio ha ripercussioni su tutta la scienza e su tutto il sapere. Si pensa che il fatto di essere cristiani e di avere una antropologia trinitaria non abbia ripercussioni sulla persona e sul vivere. No, siamo prima cristiani che psicologi. Siamo prima cristiani che filosofi o sociologi o teologi.
Ciò non cambierà la nostra ricerca, ma le darà un senso e una direzione particolare. La persona verrà allora vista in modo differente e la speranza entrerà a far parte del vivere e della scienza. Perché la Speranza è il motore della ricerca, e affonda le radice nel fatto che Dio ci ha creato non per caso o per un accidente, ma per amore. Solo per amore.
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«È tutta la settimana che tribolo, lavo, stiro, metto in ordine, vado al lavoro, faccio da mangiare… insomma mi sento un robot e alla fine sono sfinita… non ho più tempo!» (Paola)
«Cerco di insegnare a mio figlio ad amare, ma a scuola trova solo bulli. Forse era meglio se gli insegnavo a combattere…» (Giorgio). «Chi ama è un debole perché non ha il coraggio di sfidare le ingiustizie e risulta solo un buonista» (Giovanni). (due papà alle prese con i loro figli)