Sono molto preoccupata per mio figlio Luca, disabile, insufficiente mentale lieve. Temo che verrà preso in giro, denigrato. Insomma cosa posso fare? Angela (Bergamo)
Laureato in psicologia, consigliere dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, esperto in psicologia evolutiva e scolastica, è nella redazione del giornalino Big Bambini in giro. ha pubblicato per Città Nuova: I linguaggi del corpo (2007); Comunicare fuori e dentro la famiglia (nuova ed. 2012), Crescer(ci) (2010); Mio figlio disabile (2011); con Giuseppe Milan, L’epoca delle speranze possibili. Adolescenti oggi (2010); Educare al sacro (2011); Mio figlio disabile (2011); Nonni oggi (2013); Crescere è una straordinaria avventura (2016); con Stefania Cagliani, Ad amare ci si educa (2017).
Sono molto preoccupata per mio figlio Luca, disabile, insufficiente mentale lieve. Temo che verrà preso in giro, denigrato. Insomma cosa posso fare? Angela (Bergamo)
Carissima Angela, innanzitutto grazie, grazie per la sua bellissima lettera che, anche se intrisa di sofferenza, testimonia l’amore viscerale per suo figlio Luca. Un Amore che solo chi ne è coinvolto può comprendere. Pertanto ogni suggerimento e consiglio vuole essere formulato in modo discreto e delicato.
Qualcosa si può fare. Anzi si deve fare. L’unica cosa necessaria è aiutare Luca a «prendere in mano» il suo handicap, facendolo sentire vivo, libero di esistere e di essere felice, perché non si vergogni mai di niente. Lo aiuti a considerarsi unico, irripetibile, degno di affetto e di tutta la stima possibile.
Non gli nasconda le difficoltà, ma lo aiuti a prendere coscienza che queste difficoltà non gli impediscono di amare, di vivere, di fare quello che potrà. Lo tenga inserito in tutte le attività che potrà svolgere: scuola, sport, comunità, territorio… insomma gli permetta non di vivere una vita normale, ma speciale.
Speciale perché così deve e può essere la vita di tutte le persone che sentono di darsi per quello che sono e che testimoniano la bellezza della vita. Bellezza in grado non di nascondere l’handicap o le difficoltà, ma di donarle agli altri impegnandosi fino in fondo. E se gli capiterà di essere preso in giro o denigrato, lo incoraggi sempre nell’andare oltre, aprendo la relazione con chi l’ha canzonato, per dimostrare come la relazione personale sia unica e possibile per tutti.
Insomma nessun pietismo, ma anche nessuna battaglia rivoluzionaria. Solo l’apporto discreto, costante, motivante, sincero, per aiutare Luca a dire a tutto il mondo che «ne è valsa la pena che lui sia nato». Sì, mi creda, ne è valsa la pena! Un abbraccio a Lei e a luca
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