Dovrei parlare dell’angelo custode al mio bambino di 3 anni o è meglio di no? Tiziana
Laureato in psicologia, consigliere dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, esperto in psicologia evolutiva e scolastica, è nella redazione del giornalino Big Bambini in giro. ha pubblicato per Città Nuova: I linguaggi del corpo (2007); Comunicare fuori e dentro la famiglia (nuova ed. 2012), Crescer(ci) (2010); Mio figlio disabile (2011); con Giuseppe Milan, L’epoca delle speranze possibili. Adolescenti oggi (2010); Educare al sacro (2011); Mio figlio disabile (2011); Nonni oggi (2013); Crescere è una straordinaria avventura (2016); con Stefania Cagliani, Ad amare ci si educa (2017).
Dovrei parlare dell’angelo custode al mio bambino di 3 anni o è meglio di no? Tiziana
«Guardatevi dal disprezzare anche uno di questi piccoli: io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio celeste» (Mt 18, 10). Con queste parole Gesù attesta in una maniera indiscutibile che “nessuno di questi piccoli” è privo del suo angelo custode. Sin dalla nascita ogni bambino ha il suo angelo custode. È poi con il battesimo che, grazie alla redenzione operata da Cristo, si stabilisce una relazione nuova con l’angelo custode.
È stato il grande teologo Sergej Bulgakov (1871-1944) nel suo libro La scala di Giacobbe (Lipa, Roma 2005) a tracciare l’ontologia degli angeli custodi. L’angelo custode è l’amico fedele, il messaggero di Dio per ciascuno di noi, che ci incontra al momento della nascita e nel momento della morte accoglie la nostra anima.
Allora è importante che comprendiamo che l’angelo custode non è un’invenzione e neanche un pretesto per “fare stare buono il bambino”, ma una verità di fede, un regalo che Dio fa a ciascuno per aiutarci nel rapporto con Gesù e per proteggerci. L’angelo custode è l’amico fedele, colui che ci permette di rivolgerci a Dio e ci suggerisce il bene che possiamo compiere. Il bambino è in grado di comprendere questa presenza, come una luce buona, un amico prezioso al quale si può rivolgere.
L’educatore e i genitori possono favorire questo dialogo non solo parlandone al bambino, ma anche insegnando la preghiera antica e moderna sull’angelo di Dio, cioè: Angelo, creatura celeste, mandata da Dio per noi, destinata a essere sempre con noi per aiutarci, sempre. È per questo motivo che noi non siamo mai soli, ma, anche quando non c’è nessuno, sappiamo della presenza amorevole, discreta, del nostro angelo custode.
Ma i giovani d’oggi dove sono? Sembra che non incidano più come un tempo nella vita sociale… perché? Stefano (Livorno)
Come è possibile che ci sia tanta violenza, disprezzo e odio da parte di insegnanti dell’asilo verso questi piccoli? Anna
Nella scuola di mio figlio è partito il progetto “Educare alle emozioni”. Perché è così importante? Francesca di Rimini
La scuola è spesso in crisi: insegnanti e studenti faticano a trovare una intesa, e soprattutto la disciplina e l’attenzione sono merce sempre più rara. Quale deve essere secondo lei il corretto rapporto insegnanti-studenti? Ludovica di Foligno
A volte mi sento sola… vorrei qualcuno vicino, vorrei appartenere a qualcuno, insomma perché mi sento così? Carmen
Mio figlio Luca, di 20 mesi, non parla molto e quando vuole qualcosa fa qualche gesto o mi chiama con qualche semplice parolina. Ho visto altri bambini della sua età che già si esprimono con diversi vocaboli. È tutto normale? Mi devo preoccupare? Margherita