Escherichia coli

Niente panico e qualche regola per affrontare l’epidemia partita dalla Germania.
Frutta verdura

È trascorso già quasi un mese da quando per la prima volta abbiamo sentito parlare del batterio killer che sta mietendo vittime in Germania e, soprattutto, seminando panico in tutta Europa e oltre. Come sempre succede in questi casi, le notizie si sono rincorse, le informazioni amplificate, gli interrogativi moltiplicati. I primi incriminati sono stati i cetrioli spagnoli, presto assolti e sostituiti sul banco degli imputati dai semi di soia, sui quali si è fatto a loro volta dietrofront. Ciò che sembra sicuro è che il germe dell’infezione è l’Escherichia coli, ma rimane ignota la fonte dell’infezione stessa.

 

Qualche consiglio pratico, allora, può risultare utile. Le regole per evitare il diffondersi del contagio sono semplici da osservare. Nelle zone epidemiche non bisogna mangiare verdure, frutta e carni crude, bere latte e succhi di frutta solo se pastorizzati; usare coltelli separati per la carne e la verdura cruda e quella cotta. Lavarsi le mani prima e dopo l’utilizzo della toilette, la preparazione e l’assunzione dei cibi, il contatto con animali domestici o da fattoria. Inoltre cambiare spesso gli asciugamani.

 

Teniamo presente che si tratta di una famiglia di batteri che vive normalmente nell’intestino umano e in quello bovino, poco resistente al calore e ai comuni disinfettanti. Il contagio può avvenire ingerendo alimenti contaminati. Sono regole ovvie che però, per la fretta, possono essere trascurate. Ciò vale per tutti, ma soprattutto per bambini e anziani.

Mentre scriviamo, il numero delle vittime è arrivato a oltre 25 persone a causa della gastro-enterite emorragica complicata spesso da insufficienza renale. Al momento, in attesa dell’antibiotico che si troverà per combattere l’infezione da E. coli, la migliore difesa è perciò la pulizia.

 

Bisogna dire che, come per altre situazioni simili, anche in questo caso una diffusione più equilibrata delle notizie avrebbe evitato un approccio all’insegna del panico o della superficialità, che ha portato, ad esempio, a decisioni affrettate circa la “colpa dei cetrioli”, poi smentita dai fatti e quella successiva dei germogli di soia, come veicoli del batterio killer. Una serie di errori di valutazione che ha provocato ingenti danni economici ai produttori che davvero non ne hanno bisogno in un periodo di crisi qual è quello attuale.

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