Esce Sul Mare, nuovo film di D’Alatri

Una piccola storia d'amore raccontata con sensibilità e delicatezza, permeata di quell'attenzione al sociale che contraddistingue le opere del regista. Colori, luci, scenari investono lo spettatore trasferendolo fisicamente sul set.
Sul Mare

 

Esce il 2 aprile in 250 copie il nuovo film di Alessandro D’Alatri, Sul mare, tratto dal testo In bilico sul mare della sceneggiatrice Anna Pavignano. Una piccola storia d’amore tra due ragazzi non ancora ventenni: lui, Salvatore, barcaiolo d’estate a Ventotene e muratore occasionale d’inverno, semplice e ingenuo; lei, Martina, genovese, sub, che  studia giornalismo. Un incontro fortuito diventa per il ragazzo il primo vero momento d’amore, e per lei una storia che rischia di non fermarsi ad una avventura estiva.

Tutto si svolge nel piccolo mondo di un’isola di luminosa bellezza, dove la fotografia particolarmente “tattile”, fa sentire colori luci sapori e perfino la sabbia sui corpi in estate e le nuvolaglie nere, le onde limacciose d’inverno. A Ventotene vive un mondo antico, un’altra Italia: fatta di valori naturali, di accoglienza, di semplicità. Così sono Salvatore e gli amici, mentre Martina è la ragazza triste del nord, involuta in una femminilità libera, ma senza gioia. Il regista riesce a far sentire i palpiti dei due ragazzi, e nei primi e primissimi piani spesso dà luce e volto ai pensieri: l’amore si fa strada lentamente, nessun momento è lasciato al caso o al puro descrittivismo. D’Alatri ama questi ragazzi, ne racconta i sentimenti: il giovane si rivela, sotto la scorza selvatica, sensibilissimo; la ragazza riesce a stento a sorridere, complicata figlia della nostra civiltà “sviluppata”.

 Delicato e tenero, quasi casto  nelle scene d’amore, il film non racconta solo una storia fra due giovani. Con la sua natura sensibile al sociale, D’Alatri affronta anche lavoro nero, immigrazione, disagio giovanile. Ne semina qua e là i motivi. Senza insistere, ma sono tocchi che parlano.

 

I due protagonisti alla loro prima prova, Dario Castiglio e Martina Codecasa sono veri ed il regista li riprende e li fa recitare (vivere) con uno sguardo complice e rispettoso, in un racconto scorrevole che è una sorta di atto d’amore per la giovinezza e per un mondo ancora sano che esiste (tutto da scoprire) nella nostra Italia. Un film “diverso”, che rischia di essere, involontariamente, una specie di “antiMoccia”. Meno male.

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