Esami in vista

Il mitico Spallanzani si presentò all’esame orale con la consueta tenuta: jeans lisi e corti alla caviglia, scarpe da ginnastica d’epoca, alte, blu, anni Cinquanta perché effettivamente acquistate allora, maglietta arancione stinta dalla quale pendeva, dalla coda, il coccodrillo della “Lacoste” scelto dal primo proprietario. Posò una pesante sporta di paglia sul tavolo della commissione, e cominciò a tirarne fuori macchinari elettrici e trappole di sua invenzione. Per dieci minuti buoni, mentre collegava i cavi, spiegò la natura dell’esperimento. Il commissario di fisica lo fissava ammaliato, mano a mano sempre più avvolto dalle ipotesi ardite dello Spallanzani e dai cavi che ormai imprigionavano la commissione. Noi studenti capimmo che, alla fine, premendo il bottone (onore riservato al commissario) si sarebbe dovuta accedere una lampadina, che Spallanzani teneva in mano: o promosso o fulminato. Nel silenzio che precede ogni momento storico, la lampadina si accese. Il commissario era alle lacrime e guardava come un figlio Spallanzani, il quale, tra gli applausi, rimise nella sporta le sue cose e, senza profferire verbo, se ne andò. Stava quasi perandargli bene, quando la professoressa di italiano, forse infastidita dall’aggeggio dimenticato sopra la sua borsetta, si ricordò che bisognava interrogarlo anche sulla sua materia. Inseguito e raggiunto, l’esame di maturità si concluse nell’apoteosi. Erano tutti contenti. Quasi tutti. Dopo Spallanzani, toccava a me. Prima materia: fisica. Effettivamente, cominciai, l’avevo già sentita nominare. Una scena tipica, tra le molte che potevano capitare con la vecchia formula degli esami di maturità: due materie scritte e due orali, scelte fra quattro che venivano rese note qualche mese prima degli esami. Infinite le lamentele degli insegnanti sugli effetti negativi di questa soluzione: “Gli inconvenienti del vecchio esame erano parecchi – spiega il professor Giuseppe Provenzale, insegnante di matematica all’Istituto commerciale “Fabio Besta” di Treviso -. Anzitutto, una volta rese note le materie d’esame, i maturandi abbandonavano lo studio delle altre. Inoltre, agli esami poteva succedere che studenti con una preparazione scadente, concentrandosi nel periodo finale soltanto sulle materie prescelte, riuscissero a ottenere delle valutazioni migliori di coloro che avevano, in realtà, una preparazione più completa. Col nuovo esame la valutazione è certamente più equilibrata”. E il nuovo esame, introdotto dal ministro Berlinguer nella passata legislatura – e che l’attuale ministro Moratti ha confermato, almeno per quest’anno -, ha aggiunto una terza prova scritta, e ha allargato il colloquio a tutte le materie studiate nell’ultimo anno: un segnale di maggiore serietà, bene accolto dagli insegnanti che vedevano con soddisfazione il fatto che il ministero avesse recepito alcuni segnali provenienti dalla loro categoria. Le uniche modifiche che Letizia Moratti ha introdotto negli esami di maturità pensati da Berlinguer, riguardano la formazione delle commissioni d’esame e la scelta e il ruolo dei loro presidenti. Nelle scuole statali e paritarie la commissione sarà formata dagli stessi insegnanti degli studenti (sotto Berlinguer, metà della commissione era formata da commissari esterni). Nelle scuole legalmente riconosciute e pareggiate, solo metà della commissione sarà composta dagli insegnanti della scuola: l’altra metà sarà formata da quelli della scuola statale alla quale la scuola privata, in occasione degli esami, sarà abbinata (precedentemente, l’intera commissione era esterna). Il presidente delle commissioni, in entrambi i casi, sarà esterno. Come sono state valutate queste novità? “Io e gli insegnanti della mia scuola – risponde il prof. Provenzale – siamo molto favorevoli alla scelta di comporre la commissione d’esame con docenti interni, perché sono in grado di valutare i propri studenti molto meglio di una commissione esterna; li conoscono bene, la valutazione numerica risulta più esatta, più aderente alla preparazione dello studente; e possono soppesare meglio anche i crediti formativi”. La scelta del ministro, dunque, dal punto di vista dell’esattezza della valutazione, appare condivisibile. Ma ci sono anche altri fattori da considerare, che dimostrano quanto il dibattito sia ancora aperto: “È vero che i professori interni possono valutare più esattamente gli studenti – spiega il professor Mario Damiano, insegnante di filosofia e storia al Liceo scientifico “Evangelista Torricelli” di Somma Vesuviana (Napoli) -: ma al momento degli esami li hanno già valutati, perché hanno appena emesso, come consiglio di classe, il giudizio di ammissione agli esami: a che cosa serve, allora, ripetersi? L’esame di maturità acquista senso se a giudicare sono insegnanti estranei, dando così agli studenti la possibilità di affrontare una prova che li farebbe crescere. Piuttosto, trovo che sia sbilanciato il modo con il quale si attribuisce il punteggio: l’esame, tra scritti e orali, assegna 80 punti, mentre solo 20 sono attribuiti sulla base del curriculum dello studente. Sarebbe più equilibrato at- tribuire un peso uguale al curriculum e all’esame: 50 e 50. In tal modo, la conoscenza che gli insegnanti hanno degli studenti sarebbe tenuta nel debito conto, per evitare che gli esami diano giudizi troppo lontani dalla effettiva preparazione; allo stesso tempo, gli esami di maturità manterrebbero il giusto carattere di difficoltà”. Ma a far discutere è anche il differente trattamento riservato alle scuole statali e a quelle private che, in realtà, attenua una disparità che, in passato, era molto più pronunciata. “A mio avviso, e almeno in teoria – sostiene il prof. Damiano – le scuole legalmente riconosciute e parificate dovrebbero avere lo stesso trattamento delle statali. Da dove traggo questa convinzione? Due anni fa ero commissario esterno agli esami di maturità in una città del Nord; dovevamo esaminare gli studenti di due licei, uno statale e uno privato, e quelli del privato erano molto più preparati. Il problema è che, da noi al Sud, molte scuole private sono veri e propri diplomifici e, tranne qualche istituto che costituisce un caso di eccellenza, una situazione come quella che ho trovato al Nord sarebbe irrealizzabile. Bisogna far sì che tutte le scuole private funzionino bene; la stessa chiesa cattolica dovrebbe impegnarsi in poche scuole, ma buone”. Ne consegue, deduciamo, che consentire alle scuole legalmente riconosciute e parificate di fare gli esami con una commissione tutta interna – tranne il presidente che, comunque, comunque, da solo conterebbe poco – non darebbe sufficienti garanzie di equilibrio nei giudizi. “La scelta del ministro – sottolinea il prof. Provenzale – è il segno di una non piena fiducia nei confronti di questo tipo di scuole. Anche al Nord ci sono scuole private nelle quali gli esami sarebbero superati ancora prima di farli. Si capisce che il ministero debba mettere un controllo più serio almeno alla fine del percorso di studi”. Resta il fatto che una democrazia che voglia essere compiuta anche nel settore della formazione, ha bisogno di avere diverse agenzie formative, e non un quasi-monopolio statale. Di fronte alla diffidenza che molte scuole private ispirano, la strada non è quella di venire meno ai princìpi di una educazione democratica, ma di attuare quei provvedimenti di valutazione e di controllo, da parte dello stato o degli enti locali, che garantiscano sulla qualità degli insegnanti e delle scuole, sia private che statali. Ma questo è già un argomento buono per un altro articolo. Lasciamo, per una volta, che siano protagonisti gli studenti che, a questo punto dell’anno, si vedono già davanti alla commissione. Non ci resta da aggiungere altro, allora, che: in bocca al lupo! Come funziona l’esame dim maturità Composizione delle commissioni Il presidente della commissione d’esame è esterno, è nominato dal direttore generale regionale, e coordina i lavori di tutte le commissioni presenti nella sede d’esame. Nelle scuole statali e paritarie i commissari d’esame sono nominati dal consiglio di classe. Negli istituti legalmente riconosciuti o pareggiati, la metà dei commissari è composta da docenti della classe; il restante 50 per cento è costituito dagli insegnanti della scuola statale o paritaria alla quale la scuola privata viene abbinata per gli esami. Le prove scritte Sono tre. La prima – il tema di italiano -, che si farà il 19 giugno 2002, ha lo scopo di “accertare la padronanza della lingua italiana”. Il candidato sceglie tra quattro tipi di elaborati: l’analisi e il commento di un testo letterario; lo sviluppo di un argomento, scelto dal candidato, tra quelli proposti negli ambiti storico-politico, socio-economico, artistico- letterario, tecnico-scientifico (svolgimento possibile sia nella forma del saggio che in quella dell’articolo giornalistico); il tema storico; il tema di attualità. La seconda prova (20 giugno 2002) riguarda una delle materie che caratterizzano il corso di studi dello studente, e ha lo scopo di accertare le sue conoscenze specifiche. I testi di queste due prime prove sono predisposti dal ministero. La terza (24 giugno 2002) invece, è predisposta dalla commissione d’esame. Ha carattere pluridisciplinare e serve a verificare l’insieme delle conoscenze e competenze raggiunte dallo studente, e la sua capacità di integrarle fra loro. La commissione può chiedere allo studente una trattazione sintetica, o predisporre un questionario, o un gruppo di problemi a soluzione rapida, o chiedere di analizzare un caso professionale, o di sviluppare un progetto. Il colloquio Inizia con un argomento scelto dal candidato, che può presentare anche una esperienza di ricerca o di progetto, anche in forma multimediale. Si prosegue con argomenti riguardanti le materie dell’ultimo anno e si conclude con la discussione delle prove scritte. I punteggi Il voto finale è espresso in centesimi, ed è il risultato della somma dei punti attribuiti nelle prove scritte, nel colloquio, e di quelli relativi al credito scolastico. Per superare l’esame bisogna arrivare a 60/100. Attraverso le prove scritte si possono attribuire fino a 45 punti, con un massimo di 15 per ogni prova. Ogni prova, per essere considerata sufficiente, deve arrivare almeno a 10 punti. Il colloquio può portare un massimo di 35 punti (il minimo, per essere considerato sufficiente, è 22). Il “credito scolastico”, attribuito dal consiglio di classe al momento dello scrutinio finale, è la somma dei punteggi ottenuti dallo studente negli ultimi tre anni, ed esprime la valutazione della preparazione complessiva raggiunta dallo studente, comprensiva delle attività comple- mentari ed integrative e dei crediti formativi. Il punteggio complessivo può essere integrato, in sede di valutazione finale, fino a un massimo di 5 punti, per quegli studenti che abbiano raggiunto, attraverso le prove d’esame, almeno 70 punti, e che abbiano conseguito un credito scolastico di almeno 15 punti.

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