Eroi? No, grazie!
Gente comune, si potrebbe dire: un pompiere e un esperto di computer che con tanto allenamento per passatempo diventano negli anni i migliori speleologi del mondo. Oppure Narongsak Osotthanakorn, un comune governatore di una piccola cittadina di provincia come Chiang Rai, in mezzo alle montagne, che prende in mano le operazioni di recupero dei ragazzi e riceve elogi sia dal primo ministro che dal re della Thailandia. «Volevamo restituire alla comunità ciò che abbiamo imparato negli anni», hanno commentato di fronte alle telecamere, una volta tornati in patria, in Inghilterra, il gruppo di somozzatori e speleologi inglesi.
E penso che questa sia la grandezza di questi uomini: salvare 13 vite umane, mettendo a rischio la propria, e non pretendere nulla, da nessuno. Vernon Unsworth e John Volanthen sono i due tra gli esperti speleologi e sommozzatori che hanno localizzato i ragazzi alla fine della lunghissima caverna, di 4 km e 630 metri, della “bella signora addormentata”, come è definita la montagna che sovrasta Chiang Rai e che, al suo interno, ospita la caverna. Un’impresa incredibile, che ha preso l’attenzione del mondo intero. Perché c’è stato bisogno di stranieri, per fare questo lavoro? Una volta che si è capito che il gruppetto di 13 era dentro la caverna, bloccati dall’improvvisa acqua alta causata dalle piogge, le forze speciali thailandesi, i seal, hanno tentato una sortita dentro la caverna, ma sono ritornati presto indietro, in quanto la difficoltà del percorso sott’acqua e la visibilità in acqua melmosa (praticamente nulla) li ha fatti desistere: mancanza di esperienza e di allenamento.
Questa era un’impresa possibile solo ad esperti. Come poi è stato dichiarato, questo tipo di allenamento non è previsto per le forze speciali thailandesi. A questo punto, Vernon Unsworth, un sommozzatore e speleologo inglese che vive a Chiang Rai e che conosceva molto bene la caverna, ha chiesto il permesso alle autorità di provare lui e un suo amico, John Volanthen. I due, tra i migliori sul pianeta, sono riusciti a trovare i ragazzi. I due sono volontari nel South and Mid Wales Cave Rescue Team, un team specializzato nel recupero di persone disperse nelle caverne, e avevano già a loro favore un record mondiale, nel 2011, di ben 9 km di nuoto subacqueo in un sistema di caverne in Spagna, usando uno speciale equipaggiamento. Si trattava di portare a Chiang Rai il meglio dei meglio in fatto di speleologi e sommozzatori che si possano trovare al mondo (che poi, nella vita di ogni giorno, sono persone comuni con lavori che vanno dal pompiere all’esperto infomratico): Chris Jewell , Jason Mallison, Tim Acton , Connor Roe, Josh Bratchley, Jim Warny, Mike Clayton and Gary Mitchell, che con l’ausilio e il supporto logistico delle forze speciali thailandesi, sono riusciti, come tutti noi abbiamo potuto seguire, a tirar fuori i 12 piccoli calciatori e il loro allenatore. Una storia a lieto fine.
Al momento i ragazzi stanno riprendendo le forze nell’ospedale regionale di Chiang Rai e sono sotto cura di antibiotici, come ha affermato il team medico. Godono di buona salute e usciranno giovedì. I medici sono rimasti impressionati dalla forza di spirito riscontrata nei ragazzi, grazie anche al loro allenatore, che li ha aiutati a non perdere la speranza che sarebbero usciti vivi. Nei giorni di attesa, avevano tentato di scavare la roccia anche con le nude mani e con sassi, in cerca di una via di fuga: questo li ha tenuti svegli, attivi, con la voglia di lottare e di vivere. Una vera lezione di vita. Si è scoperto che due dei giovani giocatori e il loro allenatore non sono thailandesi ma fanno parte di quelle 48 mila persone circa che hanno origini nelle etnie e nei Paesi limitrofi e che hanno chiesto la cittadinanza thai.
In questi giorni, grande festa davanti alla grotta di Tham Luang, con la partecipazione di monaci buddhisti importanti della regione, compresi alcuni dal Myanmar; e migliaia di persone, per pregare, come si usa in Thailandia e ringraziare il Cielo che sono usciti sani e salvi. La squadra dei cinghialini ha già ricevuto offerte da sponsor importanti: ma il fondatore, Nopparat Kantawong, ha rifiutato le offerte. Il ministero della Cultura ha chiesto a tutte le televisioni e ai fotografi presenti, i filmati di quei giorni, per poter allestire una mostra in memoria di questo evento eccezionale, che ha segnato la vita non solo dei 12 giovanissimi giocatori e del loro 25enne allenatore, ma di tutta la nazione.
Resterà un esempio di come, nella vita, non conviene mai mollare. E un esempio di solidarietà, di preghiere, di partecipazione al dolore e alla gioia. Nessuno di coloro che hanno partecipato materialmente all’impresa si definisce un eroe. Solo Saman Gunan, l’ex seal thai morto il 6 luglio mentre lavorava alle operazioni di recupero, è il vero eroe. E ora riposa con tutti gli onori militari, reali e di tutto il popolo thailandese.