Eroi grandi e piccini

Emerge il bisogno non più di eroi-divinità, ma di eroi che hanno paura di essere tali

Il cinema ha bisogno di eroi. La serie dei superman di varia estrazione furoreggia ormai da anni e spopola nelle sale e in televisione. Basta vedere  le fiction in costume, dai Tudor ai Borgia al Trono di spade e da noi, ultimamente, quella dei Medici, buon spettacolo, con un Lorenzo il Magnifico bello e bravo, ma storicamente ben lontano dalla realtà. Ora però c’è bisogno non più di eroi-divinità, ma di eroi che hanno paura di essere tali.

C’è la nuova versione di Robin Hood-L’origine della leggenda – la settima per l’esattezza -, dove Robin di Loxley (il biondo Taron Egerton) torna dalla crociata dove è andato più per dovere che per altro, e si ritrova il castello – che poi non è un granchè – semidistrutto e la gente vessata dal cattivissimo sceriffo di Nottingham, in combutta – con la Chiesa (le solite frecciate non mancano) e altri corrotti per conquistare il potere in Inghilterra.  Robin non ha tanta voglia di fare l’eroe – magari si fa amico del potente per poi farlo fuori, un po’come Zorro -, ma lo spinge la bella e bruna Marion – antico amore, purtroppo sposata, ma a questo c’è rimedio… – e così lui solleva il popolo e nasce la leggenda, con tanto di sequel prevedibile. Dinamico, avventuroso, effetti speciali quanto basta, costumi di un medioevo cupo, con soprabiti da film poliziesco, il filmone diretto da Otto Buthurst condito da frasi lapidarie, vede duelli leggendari, corse a mozzafiato e l’eroe che da “normale” diventa Robin Hood. Un divertimento, certo, ma il mito è ormai smitizzato.

Prendiamo pure il fantasioso, con un pizzico di horror, Animali Fantastici I Crimini di Grindelwald, preistoria di Harry Potter, diretti da David Yates. Il perfido cattivo demoniaco ha gli occhi cupi e la testa biondo platino di Johnny Depp che ce l’ha a morte con Silente, ora più giovane (Jude Law). A quest’ultimo non rimane che cercare aiuto da un ex allievo, New (il sempre bravo Eddie Redmayne) e da una schiera di eroi piccini per combattere i l male. Solo che Newt è un ragazzo indeciso, che  sfrutta i suoi poteri ma ha bisogno di venire sollecitato dagli amici.  Il film è una favola nera appetibilissima, anche qui l’eroe è un poco smontato dal clichè consueto. Ovviamente, lotterà per il bene, con un prevedibile sequel, ancora una volta.

Dalle saghe scendiamo ad un noir più umano, Black Tide di Erick Zonca. C’è un antieroe, il poliziotto Visconti, sporco, alcolizzato, abbruttito (Vincent  Cassel, sopra le righe) alla ricerca dell’adolescente Dany, figlio della famiglia Arnault. Visconti indaga, lotta con i colleghi, insegue l’insegnante Bellaile (Romain Duris) dalla vita ambigua. E intanto ha anche lui un figlio, che è nel giro della droga, con cui il rapporto è rude e spiccio. Siamo in un noir ben poco prevedibile e fatto bene,  perché tanti misteri vengono poi svelati e gli attori ci credono al loro ruolo. Cassel, pur con i difetti, è l’eroe piccino, quello che non ti aspetteresti, un emarginato ma che poi, sotto la scorza, ha un cuore.

 

 

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