Eroe per caso o per abitudine?
Non esistono eroi per caso, eroi si diventa pian piano, giorno dopo giorno, compiendo con costanza quanto le circostanze della vita richiedono. Lorenzo Pianazza l’altro giorno tornava da Varese, dove frequenta un istituto privato. Arrivato nella stazione di Milano è sceso dal treno ed è andato verso la metropolitana, linea gialla, fermata Repubblica, per tornare verso casa.
Nel via vai dei passeggeri sul marciapiedi scorge una signora che gesticola agitata e nota altre persone che guardano verso i binari. Lorenzo è poco più di un ragazzo, ha 18 anni appena. Intuisce cosa è accaduto, dà un rapido sguardo al display e vede che il prossimo treno arriva fra poco più di un minuto. Butta lo zaino a terra e si cala sui binari, dove un bimbo sfuggito alla mamma è caduto. Lo afferra, lo mette sulla banchina e poi salta su pure lui. Dopo dirà: «Mancava un minuto all’arrivo della metro, allora mi sono detto: salto giù e lo prendo, tanto ce la faccio a risalire. O mal che vada cerco di correre fino alla fine dei binari sperando che la metropolitana si fermi».
Lorenzo si schermisce: «Ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque», anche se su quel marciapiede le persone erano rimaste ferme. «Nnon ci ho pensato due volte e sono intervenuto subito, ma – sottolinea – non sono un eroe». Eroi si diventa, perché questa è una bella storia di generosità di un diciottenne. Di uno di quei tanti diciottenni anonimi che non appaiono, che percorrono le nostre città, ma che non sono presenze “pesanti o ingombranti o negative”, sono invece presenze attive. Belle, positive e generose nella quotidianità.
Lorenzo, nella sua semplicità, è diventato un eroe, per caso, certo, perché si trovava al momento giusto nel punto giusto. Ma senz’altro è un eroe ogni giorno, perché ogni giorno cercherà di vivere pienamente il suo impegno di studente. Cercherà di essere una presenza positiva per chi gli sta accanto. Cercherà di essere quello che può essere, ma con lo sguardo verso chi lo circonda. Lo dimostra ciò che ha fatto.
Poi, quando la mamma ha riabbracciato il bambino, lui è salito sulla metro gialla ed è tornato a casa. «Me ne sono andato – ha spiegato ai giornalisti – perché ho visto che il bambino stava bene, che la circolazione dei treni era ripresa. Non volevo disturbare quella donna che stava calmando suo figlio che piangeva».
Lorenzo non ha pensato di aver fatto qualcosa di straordinario. Lo ha scoperto in rete, quando cercando un’altra notizia ha visto il filmato del salvataggio. Del salvataggio è venuta a conoscenza anche sua mamma, alla quale Lorenzo non aveva ritenuto necessario dirlo. Grazie Lorenzo di questo esempio. Te ne siamo davvero grati.