Ernane, prof per caso
Basta un poco di zucchero e la pillola va giù. Non per fare il verso al ritornello della intramontabile fiaba di Mary Poppins, ma il protagonista di questa storia – vera, questa volta – ci ha provato anche lui. Ed ha trovato lo zucchero adatto a far trangugiare ai suoi studenti una delle pillole scolastiche più ostiche, quella della matematica. Si tratta di un professore brasiliano, Ernane Muniz de Lima, insegnante nei corsi serali per lavoratori- studenti, in classi corrispondenti alle nostre scuole medie e al primo biennio delle superiori. E dire che Ernane, stimato funzionario dello stato federale brasiliano, sino all’età della pensione non avrebbe mai immaginato di diventare professore di matematica né, tanto meno, ideatore di un metodo per il suo insegnamento. Anzi a 59 anni, con tre figli ancora giovani da mantenere agli studi, aveva deciso di avviare un’impresa per la produzione e la commercializzazione nella sua città, Recife, delle patatine fritte. Sperava con ciò di poter contare su un’ulteriore fonte di reddito per le necessità familiari, e di creare anche nuove prospettive di lavoro per altri. Vedeva insomma l’età della pensione come un’ulteriore possibilità di mettere a frutto per il bene comune l’esperienza e la competenza acquisite in tanti anni di servizio allo stato. Da tempo condivideva lo spirito dei Focolari, e sentiva forte l’impegno nel sociale. Senonché i suoi progetti subirono un cambiamento di rotta per una circostanza familiare: Cristiane, la figlia minore, aveva in quel periodo superato l’esame di ammissione alla facoltà di biologia del- l’università di Olinda, l’antica capitale del Pernanbuco, accanto a Recife. Si poteva raggiungerla e tornare in giornata – spiega Ernane – e molti studenti si mettevano in viaggio molto presto, per tornare tardi la sera, dopo le 22. Ma io e mia moglie Zui (Maria de Jesus) eravamo preoccupati. Nostra figlia aveva allora appena 18 anni; ed anche lei lo era, anche se cercava di non farlo pesare. A quel punto papà Ernane decide di iscriversi anche lui all’università di Olinda, per poter condividere con la figlia i disagi della trasferta e non perdere tempo. Il corso di laurea in matematica avrebbe fatto al suo caso. Il maturo ex dirigente inizia così una nuova vita da studente. Impresa non facile. Per prima cosa deve adattarsi a ritmi stressanti per la sua età. I miei giovani colleghi di università – dice – erano certamente più spensierati di me, ed avevano di riserva ancora tanta energia, da approfittare degli intervalli per fare un tuffo in mare o una partita a pallone. Io invece cascavo dalla stanchezza. Ed anche la sua mente non era più fresca come un tempo: I primi mesi furono molto duri – ricorda Ernane -, ma sentii forte il sostegno di Zui e di Patricia e Lucas, i due figli maggiori, che ci tenevano molto. Oltre a quello di Cristiane, naturalmente. Si ritrovò lui, adulto, a dover comunicare con giovani che potevano essere suoi figli. A dover usare parole che non conosceva, per capire e farsi capire. La mattina presto, e la sera tardi, in autobus sulla via del ritorno a casa, si intrecciavano amicizie e si aprivano confidenze, tanto che la differenza di età quasi non si notava più. Avere tre figli facilitava il rapporto con quei giovani, e contemporaneamente il contatto con loro svelava al padre aspetti dei carattere e del comportamento dei figli che forse non avrebbe altrimenti capito. Fu così che, una volta conseguita la laurea col massimo dei voti, ad Ernane sembrò logico utilizzarla nell’insegnamento. Lo troviamo infatti qualche anno dopo insegnante di ruolo, tra i primi vincitori di un concorso per venti cattedre cui avevano partecipato 16 mila laureati. Iniziò l’appassionante esperienza con i giovani-adulti delle serali. Un ciclo scolastico piuttosto delicato e impegnativo, rivolto a giovani dai 16 ai 25 anni che, lavorando durante il giorno, la sera non sempre sono nelle condizioni ottimali per partecipare attivamente alle lezioni. Proviamo ad immaginarceli lì, in classe, ogni sera, in una città come Recife, proprio nelle ore in cui la ca- lura del clima tropicale cede il passo alla brezza che viene dall’oceano. Mentre loro, stanchi ed ancora accaldati, cercano di tenere gli occhi ben aperti su quelle formule complicate, che per dispetto sembrano invece una bazzecola solo per il prof. Gli occhi si appesantiscono, ed il pensiero corre lontano, fuori, al ragazzo o alla ragazza, agli amici che nel frattempo sull’arena ancora calda si lasciano trasportare dal ritmo delle musiche di Hino do Carnaval, l’impareggiabile cantore del carnevale di Recife e di Olinda, dei suoi riti e dei suoi personaggi. La stessa musica che ora penetra sfacciatamente nell’aula attraverso le finestre aperte. Non ci vuole molto a capire che, anche se fosse possibile chiudere ermeticamente ogni fessura, la musica ormai è nell’aria, ospite fuori programma. Tanto vale trattenerla con tutti gli onori. Il prof Ernane propone ai giovani una gara, una specie di gioco. Perché non provare a sostituire le parole delle canzoni di Hino do Carnaval con le formule della matematica? La proposta è accolta con entusiasmo. Nascono le prime strofe, una specie di caccia al tesoro, tipo: Se l’area del rettangolo/ tu vorrai trovare/ la base per l’altezza/ dovrai moltiplicare. Il tutto, ritmato a suon di frevo e di rap, grande specialità dei ragazzi over 20. Passando di classe in classe, il repertorio si arricchisce via via. Per ogni pagina del testo di matematica, ecco pronto il corrispondente esercizio musicale. L’effetto sui ragazzi è sorprendente. Sembra che ormai la matematica non abbia più segreti nemmeno per i più renitenti alla materia. Ben presto i versi della Morena, la reginetta del carnevale di Hino, si trasformano nel Rap da fraçao (rap della frazione), o Rap da trigonometria (della trigonometria). Insomma, con una matematica così è tutta un’altra… musica. Visti i risultati, il metodo del prof. Ernane inizia ad essere richiesto ed usato da un numero crescente di colleghi. Ed adattato a tutti i tipi di scuola. Soprattutto nelle elementari la tavola pitagorica tutta musicata riscuote un grande successo. Certo, a qualche insegnante vecchia maniera possono sembrare quanto meno ingenui i metodi adottati dai colleghi brasiliani. Ma non si sono comportanti diversamente i severi professori del prestigioso Museo delle scienze di Londra, quando in occasione dell’anno dedicato ad Einstein, hanno dato il via alle celebrazioni con una serie di manifestazioni all’insegna della musica rap e della danza moderna. Il tutto per dare un volto nuovo alla scienza e renderla appetibile ai giovani. Hanno persino scritturato un acrobata della bicicletta che ha eseguito vari numeri, tra cui il volo alla Einstein, l’acrobazia su due ruote ideata dal grande fisico. Il prof Ernane, dal canto suo, vive questa esperienza con grande serenità. Il mio, se di metodo si può parlare – dice con modestia – è un metodo nato per caso. Come è stato un caso a portarmi all’insegnamento. Ma dietro le vicende che va esponendo si ha l’impressione che il caso qui c’entri poco. Che c’entrino invece, e tanto, le scelte profonde di tutta una vita per gli altri. Caterina Ruggiu (con la collaborazione di Cidade Nova)